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Insomma?

Creato il 19 ottobre 2014 da Malvino


«In attesa che la montagna partorisca il topolino, c’è un po’ di gente che accorre alle sue pendici… Date ascolto a chi conosce un pochino quell’inutile ingombro di pietra e di ghiaccio: non ci sarà eruzione, né terremoto, non ci sarà valanga, né slavina...»
Malvino, 6.10.2014 Avevate qualche dubbio? Dare l’eucaristia a chi si ostina nel peccato mortale di adulterio, per esempio, perché quest’è risposarsi dopo un divorzio, anche se a volerlo è stato solo l’altro coniuge: gli si dovrebbe rimaner fedele, comunque, e se non lo si fa – poco importa se ci si risposa o meno – si commette crimine contro il sesto comandamento, ed è crimine aggravato dal suo esser continuato, crimine che si estingue solo interrompendo la nuova relazione, con sincero pentimento per l’averle dato inizio, sicché divorziare la seconda volta può essere considerato il primo passo per rientrare nella grazia di Dio, a patto di non ricascarci. Sembra un paradosso, ma non lo è, tanto più che il secondo matrimonio giocoforza si è potuto celebrare solo con rito civile, quindi non era sacramento, in pratica era un contratto di concubinato. Non ricordate la lezioncina di monsignor Fisichella? «Il presidente Berlusconi essendosi separato dalla seconda moglie, la signora Veronica, con la quale era sposato civilmente, è tornato ad una situazione, diciamo così, ex ante. Il primo matrimonio era un matrimonio religioso. È il secondo matrimonio, da un punto di vista canonico, che creava problemi. È solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi, poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Ma se l’ostacolo viene rimosso, nulla osta» (Il Gazzettino, 21.4.2010), insomma, gli si poteva dare l’ostia. È gente che ragiona a questo modo, e in cima a secoli di ragionamenti della stessa specie, tutti embricati l’uno nell’altro a far lastre e colonne, in un edificio inabitabile se non per aver voglia di partirne via per la vita eterna, come sola possibile liberazione Pensavate che un Sinodo potesse stracciare Catechismo e Codice Canonico? No, dico, ci avete creduto davvero? Che l’abbiate sperato o l’abbiate temuto, consentite, eravate ugualmente cretini, tanto più cretini quanto più speranza o timore fossero sentiti. Consolatevi, ci sono cascati pure Scalfari e Ferrara, o almeno hanno fatto finta di cascarci per dare a speranza e timore il pathos necessario a farvi stare col cuore in gola. E coi gay? Dico: avete creduto pure al fatto che la Chiesa potesse rivedere il suo giudizio sul fatto che l’omosessualità sia roba «intrinsecamente disordinata», «contraria alla legge naturale», mai «frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale» e «in nessun caso può essere approvata»? Pensavate che di punto in bianco ci si chiudesse un occhio sopra? Sì? Due volte cretini, allora, e perciò utili a creare quell’aria frizzantina di quando sembra che stia per accadere l’inaudito, che infatti s’ode, e poi non più, e l’aria resta ancora frizzantina, e in essa tutto resta uguale a prima, però dando la sensazione che c’è stato cambiamento, probabilmente non grande quanto sperato o temuto, ma c’è stato. Ottima sintesi, quella del cardinal Ravasi: la Chiesa guarda, sente, cerca di comprendere i cambiamenti della società, ma non può rinunciare a tracciare una linea tra quello che ritiene buono, bello e giusto per ognuno e quello che non lo è per alcuno, e dentro a pieno titolo c’è chi le obbedisce, per gli altri porte aperte, ma per entrare a testa china, coscienti d’esser peccatori. Entrate, adulteri e omosessuali, ma non dimenticate di portare un bel senso di colpa da mostrare a chi è fedele ed eterosessuale, per confortarlo del fatto che ad essere obbedienti alla Chiesa c’è un anticipo di salvezza eterna, nella specie di una cialda di frumento deliziosa anche quando si attacca fastidiosamente al palato. Non parlare, taci, usa la lingua per staccarla via, e ingoia. 

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