Ho perso il sonno a ventitré anni dopo ventitré anni di dormite senza problemi, di “meno di otto ore non dormo mai”, di occhiaie inesistenti e di sbadigli finti.
Ho perso il sonno non perché non avessi sonno ma perché avevo paura di dormire, perché tu non c’eri più e ogni volta che chiudevo gli occhi ti rivedevo come non volevo vederti. L’ultima volta che ho dormito bene prima di perdere il sonno è stato l’ultimo giorno che ti ho visto, ma solo perché ero stremata. Ho avuto paura quando ho iniziato a non dormire perché mi è sempre piaciuto farlo, nei viaggi in macchina, in aereo, sul treno, sul pavimento della stazione, anche quando non ero stanca. Io avevo sempre sonno e avevo sempre tante cose nuove da sognare. Quando mi sono ritrovata con gli occhi sbarrati mi ha fatto schifo, stare sdraiata sul letto con gli occhi che non si vogliono chiudere, tu abbassi le palpebre e loro si ritirano su da sole. Fissavo il soffitto, poi passavo alle quattro pareti intorno a me, poi al pavimento, poi accendevo la luce sul comodino e prendevo in mano in cellulare, dormivano tutti, così prendevo una rivista, ma l’avevo già letta tante volte, allora un libro, ma gli occhi erano troppo stanchi, sentivo i battiti del mio cuore, avrei voluto sentire anche il tuo, poi il rumore delle macchine sotto la mia finestra, il respiro del mio fratellastro nella stanza a fianco e i rumori strani e spaventosi che non avevo mai sentito prima. Il frigorifero che inizia a fare zzzzz, i mobili che scricchiolano, il vento che soffia. Immaginavo gli altri dormire e mi affacciavo alla porta finestra, fissavo le ragnatele e tornavo a letto. Quando ero fortunata mi addormentavo alle sei del mattino e alle otto e trenta avevo già di nuovo gli occhi aperti. L’analista mi aveva detto di fare training autogeno e lo facevo già, di prendere la melatonina e la valeriana e la camomilla ma prendevo già di peggio, di spegnere le luci e spegnere il telefono ma io avevo paura del buio, allora mi ha detto di dormire con qualcuno di fianco. Ho riso fino quasi a pisciarmi sotto. Ma era vero, quando dormivo con qualcuno di fianco io dormivo. Però non avevo quasi mai nessuno col quale condividere il mio letto. Ho dormito con le amiche, con degli imbecilli, con mio cugino, con mia zia, con il mio cane e dormivo, profondamente, serenamente. Adesso di nuovo non riesco a dormire. Mi metto nel letto e penso all’affitto da pagare, a quanto mi manchi, al fatto che tra qualche giorno è il mio compleanno e farà di nuovo schifo, alle cose che vorrei scrivere e quelle che vorrei dire e poi al mattino mi dimentico, mi rigiro nel letto, cambio posizione, fisso il soffitto. Prendo il telefono in mano e lui non mi ha scritto. Allora prendo uno dei due cuscini, mi metto nella metà destra del letto invece che al centro, metto il cuscino dietro la schiena e faccio finta che sia una persona. A volte immagino un uomo, a volte te, a volte il mio cane. Sento del calore, se mi impegno parecchio sento persino un braccio intorno alle mie spalle. Chiudo gli occhi, si riaprono, li chiudo a forza, sono più forte di loro. Ti penso fortissimo, richiudo gli occhi e mi addormento.