Insubria Terra d’Europa: l’ouverture spetta a Prezzolini:
“Et in Helvetia ego”: Giuseppe Prezzolini, percorsi d’esilio
Locandina eventoQuesta sera, giovedì 24, il primo convegno della kermesse culturale transfrontaliera organizzata da Terra Insubre. Ospiti Bracalini e Longatti. Modera lo storico Paolo Mathouthi
Tocca a Giuseppe Prezzolini, giornalista e scrittore scomodo e antesignano, l’ouverture della 4 giorni clou del Festival Insubria Terra d’Europa, la kermesse organizzata da Terra Insubre che punta a fare conoscere personaggi, storia e cultura della regione transfrontaliera.
Il primo appuntamento è in programma per questa sera, giovedì 24 Maggio, alle ore 20.45, nella Sala Montanari dell’ex cinema Rivoli di via dei Bersaglieri, a Varese.
“Et in Helvetia ego”: Giuseppe Prezzolini, percorsi d’esilio è il titolo dell’incontro che vedrà Alberto Longatti(giornalista e scrittore) e Romano Bracalini (scrittore e storico) nel ruolo di relatori, mentre a Paolo Mathlouthi di Terra Insubre spetterà moderare il dibattito.
Lo stesso Mathlouthi aveva parlato dell’incontro in occasione della presentazione ufficiale del Festival:”Prezzolini, da autentico antitaliano, capì con largo anticipo tutte le contraddizioni di questo Paese. Non solo: la stessa Europa di cui si parlava allora, e di cui oggi vediamo i frutti malati, lo disgustava già. Un anticonformista da riscoprire e da cui imparare”.
Nato all’insegna dell’indipendenza, anarchico ma conservatore, Prezzolini fece della libertà la propria religione e della sua vita un romanzo dove nulla è inventato. .
La sua indole irrequieta e la miope grettezza di chi lo aveva osteggiato perché indocile e non classificabile, lo portarono a cercare riparo in un primo tempo negli Stati Uniti. Chiamato dal rettore Nicholas Murray Butler a tenere un corso estivo di Letteratura italiana presso la Columbia University, Prezzolini sbarcò una prima volta ad Ellis Island nel 1923.
Negli States mise radici e si risolse a rimanervi per quarant’anni, prendendo perfino la cittadinanza nel 1940. Rientrato in Europa nel 1962, dopo un breve soggiorno in quel di Vietri, perseguitato dagli agenti del fisco, riparò in Svizzera, quella nazione dove, secondo Hemingway, “tutte le storie finiscono e nessuna è mai cominciata”.
A Lugano, suo ultimo rifugio, prese dimora in un appartamento di via Motta al civico 36, nel cuore della città vecchia e iniziò a collaborare stabilmente con la “Gazzetta Ticinese” per la quale scrisse alcuni articoli profondamente critici nei confronti dell’allora nascente Unione Europea.
Rivendicava a se stesso la patente di autentico intellettuale europeo e cosmopolita, lui che, naturalizzato americano, aveva vissuto a lungo in Francia e parlava correntemente inglese, francese e tedesco. Proprio questo suo europeismo culturale lo induceva ad essere scettico verso il modello dello Stato continentale che andava delineandosi all’orizzonte, convinto che la più grande ricchezza dell’Europa risiedesse nella pluralità.
Tra New York e Lugano si compie, nell’arco di un secolo, la parabola umana e letteraria di uno scrittore atipico, che più e meglio di altri si era prodigato nell’immane sforzo di internazionalizzare la cultura italiana, mosso dall’illusione che fosse possibile stimolare una mutazione antropologica del proprio popolo attraverso il pensiero, facendo leva sul carattere più che sulle istituzioni.
L’ingratitudine con la quale fu ricompensato lo convinse che l’impresa era vana. Poco prima di morire fece dono del suo immenso archivio alla Biblioteca Cantonale di Lugano, dove tutt’ora si trova, estremo, meritatissimo schiaffo a quell’Italia “matrigna e meschina” che lo aveva ripudiato.
fonte: http://www.ininsubria.it/insubria-terra-d-europa-l-ouverture-spetta-a-prezzolini~A8954
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