Dire “buffone, ciarlatano e imbecille” in tv può costare 600 euro. Lo ha chiesto il PM Silvio Bolloli nel processo a Novi Ligure che coinvolge due famosi personaggi: Luciano Gaucci, ex presidente del Perugia Calcio, ex marito della Tulliani in Fini, ex latitante per guai finanziari, e Gigi Moncalvo, il giornalista di Novi Ligure che alcuni anni fa si era candidato a sindaco della città. Oggi a Novi Ligure è continuato il processo ai danni di Gaucci, con la visione di due diverse puntate del “Processo di Biscardi” in cui un acceso battibecco tra il giornalista e l’imprenditore era finito a maleparole. I fatti risalgono al 2004, quando nel talk show sportivo, tra un moviolone e uno “sgub”, si parlava del decreto spalmadebiti per le società sportive. Moncalvo, con la sua solita verve, ha chiesto a Gaucci quanto ammontasse il debito del Perugia e poi, in un’altra puntata, ha criticato la scelta di ingaggiare uno dei figli di Gheddafi nelle file degli umbri. La manovra sul rampollo libico sarebbe stata motivata da Moncalvo con l’interesse economico di una banca del Colonnello negli affari di Gaucci.
I giudici hanno visionato le registrazioni delle puntate ed hanno appurato che effettivamente Gaucci, infiammato dalle critiche che gli stavano piovendo addosso, ha insultato Moncalvo chiamandolo “ciarlatano”, “buffone” ed addirittura “assassino”.
Il processo è stato rinviato ad aprile 2011 quando gli avvocati delle parti in causa discuteranno la richiesta risarcitoria. Poi la sentenza. In tutti questi anni Gaucci non si è mai presentato in aula.