* Inszomma, inszomma…

Da Arthur

Inszomma, inszomma… evvabè, iniziare una conversazione dicendo inszomma, inszomma, non sta poi tanto bene, ma visto e considerato che fa caldo, che il tempo delle vacanze è ancora lontano, che il prossimo post tarda ad arrivare, mi sa che devo prendere in mano la situazione e raccontare qualcosa così giusto per ingannare l’attesa. Nel frattempo, i puristi della lingua Italiana mi scuseranno, spero.

Beh, come dicevo tempo fa ad un’amica blogger che è improvvisamente scomparsa nel nulla, gli stravizi prima o poi si pagano, i capelli s’imbiancano, i denti cadono, le rughe imperversano, le ossa cigolano, le scale sembrano cime tempestose, la televisione una chimera irraggiungibile, visto che alle prime luci l’occhio s’appisola, la mente barcolla e tra il dire e il fare ci mette qualche “non so, non mi ricordo!”, la mattina lo specchio è impietoso, ti rimanda un’immagine che non avresti mai voluto vedere e magari cambi specchio, nella speranza che sia stato il vetraio a sbagliare l’argentatura, in macchina sembra tutto sbagliato, le frecce fanno tic tac continuamente, la gente suona perché non ti muovi, e in ufficio l’ascensore chiude la porta perché è stanco di aspettarti, inszomma, inszomma… che poi, parlando del più e del meno, chissà perché mi vengono in mente un sacco di cose da dire, per esempio che a Trastevere si mangia bene e volendo si spende anche di meno, che non bisogna dire al fruttivendolo quanto è buono il formaggio con le pere, che la notte di San Lorenzo se uno ha voglia di esprimere un desiderio deve farlo con accanto un ettolitro di birra scura di puro malto distillata in botti di rovere invecchiate nelle cantine di Roveredo, che a nonna Giuliana gli mancano tre denti davanti e due dietro e si accettano offerte per comprarle i para spruzzi, che sarebbe bello andare in Toscana…

…bellissima la Toscana. L’ho “vissuta” tanto tempo fa quando c’era ancora il dolce far niente, l’essere spensierati e si era solo alla ricerca di cose inutili ma che ti facevano star bene dentro. Firenze, studiavo, cazzeggiavo, facevo finta di essere impegnato, tra barriere e bicchieri di chianti, tra sogni ad occhi aperti e realtà inaspettate. E poi, le colline del Chianti, i fegatelli e il prosciutto tagliato con il coltello ed ancora tanti, forse troppi brindisi, sempre alla salute di qualcuno. Quante volte a Montepulciano (avevo ottime referenze, una fidanzata doc), e poi il pansanto, la bruschetta con il pane abbruscato a fuoco vivo, con l’olio nuovo ed uno spicchio d’aglio strusciato sopra, i pici al sugo di carne e ovviamente conditi con un bicchiere di vino “Nobile di Montepulciano”, che stretta è la via, lunga è la fune, dite pure la vostra che ormai ho quasi detto la mia.

 Inszomma, inszomma… evvabè, finire una conversazione dicendo inszomma, inszomma, non sta poi tanto bene ma visto e considerato che fa caldo, che il tempo delle vacanze è ancora lontano, che il prossimo post tarda ad arrivare, mi sa che devo prendere in mano la situazione e raccontare qualcosa così giusto per ingannare l’attesa… Oh mannaggia, mi sa che l’ho già fatto, mannaggia!



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