Magazine Società
Ho cercato di documentarmi il più possibile sugli scontri di Londra, leggendo soprattutto le riflessioni di chi conosce le condizioni di vita (io, per dire, ci sono stato due volte, ma di passaggio in entrambe le occasioni) e provando a capire Tottenham, dove tutto ha avuto inizio. Sto tentando cioè di farmi un’idea, ma confesso di non riuscire a comprendere fino in fondo il significato di una tale ondata di violenza. Al di là degli aspetti sociali – che potrebbero dare ragione tanto a Cameron, il quale aveva sostenuto il fallimento del multiculturalismo, quanto ai detrattori della “Big Society”, progetto dello stesso primo ministro – è innegabile che ci sia molto di teppistico e poco di “sociologico” a Londra. A dimostrarlo le razzie e i furti, le botte da orbi e le vetrine dei negozi frantumate in mille pezzi. La morte di Mark Duggan, che ha dato il via alle rappresaglie, non è minimamente paragonabile al rifiuto di Rosa Parks di lasciare il proprio posto all’interno dell’autobus che diede il via, invece, al movimento di Montgomery nel 1955. Non lo sarebbe comunque, lo so, il mio è un volo pindarico. Ma i pretesti sembrano distanti anni luce non solo in chiave temporale, bensì morale. Quale disagio può scatenare tutto ciò? Tanti sostengono che la realtà sia più semplice di come viene descritta in queste ore. Sarà, ma appare altrettanto frivolo contestualizzarla in un mesto e violento “effetto domino”. Vedremo.
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