Per il nostro benessere dobbiamo mangiare alimenti integrali, quindi nel quotidiano quando andiamo a fare la spesa dobbiamo scegliere dagli scaffali prodotti integrali. Chiaro, anche molto semplice in teoria ma nella pratica ? Nella pratica è molto più complicato. Ma partiamo dall’inizio, nell’immaginario collettivo quando troviamo la scritta “fatto con farina integrale”, “integrale”, ecc. pensiamo che il prodotto sia stato fatto integralmente con farina ottenuta dalla macinatura, di cereali con tutti i suoi componenti: endosperma, germe, strato esterno o buccia.
Quindi una farina ricca di fibre, vitamina E, vitamine del gruppo B, selenio e la quasi totalità di composti fenolici antiossidanti, tutte sostanze fantastiche per la nostra salute che non sono presenti nella farina raffinata 00, senza considerare il basso carico glicemico. La conferma di questa visione collettiva l’ho avuta ogni volta che chiedo ai partecipanti delle nostre serate informative, quanto deve essere la percentuale di fibra presente in un prodotto che si definisce “integrale”. Le risposte sono le più disparate chi dice 80% chi 30% chi il 50% e dovete vedere le loro facce quando gli faccio leggere l’etichetta nutrizionale di alcuni prodotti che si definiscono “integrali” dove scoprono che il valore si attesta al 6-7% e in rari casi supera di poco il 10%. Ma allora quanta fibra deve avere una farina o un prodotto che si definisce integrale ? Semplice, basta vedere come è composto il chicco di grano e scopriamo che ha mediamente il 20% di fibra. Quindi l’industria alimentare abusa della definizione “integrale” approfittando dell’immaginario collettivo per vendere prodotti che contengono in minima parte farina integrale.
In UK un alimento per poter utilizzare il termine integrale sulla confezione, deve avere più del 51% di cereali integrali in peso umido, Svezia e Danimarca oltre il 50% in peso secco, in Germania un pane integrale deve avere il 90% di cereali integrali e in Italia ?
Noi non siamo integrali, noi siamo integralisti.