Prima del 1789 in Francia lo Stato era incapace di adeguarsi ai mutamenti in atto e opprimeva le masse, ormai vessate da pesantissimi oneri fiscali. Il Re, fiancheggiato dal clero e dalla ricca nobiltà, deteneva i tre poteri così come concepiti da Montesquieu. La tassazione nei confronti dei contadini aveva raggiunto il limite di sopportazione, già minato dagli esosi oneri signorili ricollegati ad un antico sistema feudale. Nelle campagne l'aumento di lungo periodo della rendita feudale e fondiaria aveva aggravato le croniche difficoltà della piccola azienda contadina e alimentava una diffusa resistenza al prelievo signorile. I tenui tentativi del sovrano Luigi XVI di riformare il sistema fiscale, altamente squilibrato, vennero contrastati dal clero e dai nobili in quanto avrebbero dovuto rinunciare a buona parte delle loro ricchezze e dei loro privilegi. Le proposte del ministro delle finanze Necker puntavano infatti a limitare la classe dirigente e ciò gli costò la carica. Egli aveva tentato di attuare un prelievo fiscale più equo coinvolgendo le classi ricche e una riduzione degli sprechi attraverso tagli delle spese. Inoltre, le idee illuministiche si erano ormai diffuse in tutta Europa proponendo un atteggiamento fortemente antitradizionalista, nutrito dalla convinzione che il passato, in particolare il Medioevo, coincidesse con l'età dell'ingiustizia, del sopruso, della superstizione e dell'ignoranza. Se dal punto di vista sociale, la Francia era in una profonda crisi, anche il sistema politico non respirava aria salutare. Non solo i contadini, ma anche la media borghesia aveva degli obiettivi ben definiti ed uno di questi era l'entrata nelle decisioni politiche. Il fallimento dei progetti di riforma rese inevitabile nell'estate 1788 la convocazione degli Stati generali che, fin dall'apertura videro prodursi una netta frattura tra il re e i primi due ordini da un lato e, dall'altro, i rappresentanti del Terzo stato su questioni procedurali di grande rilievo politico.Attraverso passaggi drammatici i deputati del Terzo stato, appoggiati da un'intensa campagna di stampa e da una parte dei deputati degli altri due ordini, si costituivano in Assemblea nazionale, che il 9 luglio si proclamò costituente. La minaccia regia di sciogliere con la forza l'Assemblea e il timore del complotto aristocratico spinsero il popolo di Parigi all'insurrezione armata come strumento di difesa preventiva (assalto alla Bastiglia, 13-14 luglio 1789). Tra la metà di luglio e i primi giorni di agosto in tutta la Francia dilagò la "rivoluzione municipale" e le campagne furono sconvolte dalla Grande paura, che spinse la costituente a proclamare l'abolizione della feudalità (4 agosto). Il 26 agosto, con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, l'Assemblea fondava solennemente i nuovi ordinamenti su principi che sarebbero stati alla base delle moderne costituzioni liberali e democratiche.Fino all'estate del 1791 preoccupazioni dominanti dell'Assemblea furono l'elaborazione di una nuova costituzione, la riforma delle amministrazioni locali (istituzione dei dipartimenti, cantoni e comuni retti da organi di governo elettivi) e giudiziaria, il risanamento finanziario. La crescita esponenziale del disavanzo pubblico spinse i costituenti a confiscare e mettere in vendita i beni della Chiesa per rimborsare titoli di debito pubblico emessi in quantità crescente e che rapidamente si svalutarono.
Fonti PBMStoria - La storia delle Rivoluzioni
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