Lo chiamerei orgasmo se volessi chiedermi cos’è.
Un profondo, lento e sconvolgente orgasmo.
Due anime disperse in un oceano di rabbia e inquietudine che si riconoscono, come fossero tratti diversi della stessa passione.
Come fossero l’una il respiro dell’altra.
Come fossero l’una il riflesso più puro dell’altra.
E la certezza si fa strada a passi incerti tra la paura di cadere senza potersi più rialzare e la voglia di lasciarsi cullare da una disarmante dolcezza.
E basterà il linguaggio dei respiri, dei nostri soffi di vita scomposti e faticosi.