È andata come doveva andare. Nell’unico modo possibile in questa disgraziata annata. Come all’andata, si sono rivelati fatali i minuti finali. Una partita che è stata la fotografia dell’intera stagione, scadente ma anche sfortunata. Due gol che era più facile realizzare che sbagliare in avvio di partita (Sneijder e Milito). Poi una superiorità sterile, con alcuni giocatori a mezzo servizio (Maicon e lo stesso giocatore olandese, sostituito a inizio ripresa) e un Forlan impalpabile, giustamente rimpiazzato con Pazzini. Anche la panchina per Cambiasso è indicativa di un’epoca che volge al termine. Ma contro il modestissimo team allenato da Deschamps, l’Inter, anche questa Inter declinante, avrebbe dovuto passare il turno. Il gol di Milito al 75’ aveva illuso e scacciato qualche fantasma, ma Brandao (92’) ha fatto tornare tutti con i piedi per terra, finalizzando un’azione che è stata il festival degli errori. Primo tiro nello specchio della porta e gol: altro segnale inequivocabile. Il successivo rigore di Pazzini vale solo per gli annali.
Chissà, forse potrebbe anche essere stato un bene. Almeno si eviterà una probabile figuraccia contro un avversario più quotato della squadra transalpina. Fine della corsa e fine di un ciclo. Si può ora cominciare a programmare il futuro. Il tempo per evitare gli errori delle ultime due stagioni c’è tutto. Bisogna capire quanta voglia abbia Moratti di continuare un’avventura che non può dare più di quanto abbia già dato a livello di emozioni. E si sa che nella vita e nello sport gli stimoli e l’entusiasmo sono tutto. In casa nerazzurra c’è aria di smobilitazione, con una squadra che va rifondata. Non prima però di avere ringraziato gli artefici della bellissima cavalcata che in sei anni ci ha fatto conquistare tutto ciò che c’era da vincere. Grazie ragazzi.