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Interceptor - Il guerriero della strada

Creato il 13 giugno 2012 da Misterjamesford
Interceptor - Il guerriero della stradaRegia: George Miller Origine: AustraliaAnno: 1981Durata: 95'
La trama (con parole mie): Mad Max, a seguito della morte della sua famiglia, ha completamente abbandonato la civiltà e il mondo, e viaggia nelle terre perdute della violenta Australia del futuro sgominando predoni e recuperando dagli stessi la benzina necessaria per continuare a viaggiare.Quando si imbatte in una comunità di reietti che sognano di viaggiare oltre il deserto e stabilirsi sull'oceano grazie alla benzina estratta dal sottosuolo, l'antieroe si offre di recuperare per loro una motrice che possa trainare la cisterna con il carburante per offrire loro una possibilità di forzare l'assedio di Lord Humungus e dei suoi predoni, che vorrebbero prendere possesso dell'accampamento: Max vorrebbe soltanto essere pagato - ovviamente in benzina - e ripartire, ma il destino lo porterà ancora una volta a lottare in modo che i perseguitati abbiano la possibilità di costruirsi una nuova vita.Lo scontro con Humungus e i suoi diverrà quindi inevitabile, ed ovviamente sanguinoso.
Interceptor - Il guerriero della strada
Ed eccomi tornato sulle strade dell'Australia più selvaggia che potessi ricordare, sempre grazie al gioiellino Bellflower, responsabile di aver messo in moto la mia voglia di riscoprire l'intera saga di Mad Max.
L'ultima volta che il secondo capitolo delle avventure dell'antieroe che diede la notorietà a Mel Gibson passò sugli schermi di casa Ford fu ai tempi dell'acquisto in dvd dello stesso, quando ancora questo nuovo formato dell'home video pareva qualcosa di incredibilmente rivoluzionario, e nonostante il divertimento, ricordo che non mi parve quella meraviglia che, invece, da bambino riusciva a conquistarmi ad ogni visione.
Fortunatamente la vecchiaia, il succitato Bellflower e la visione ravvicinata del precedente Interceptor sono stati in grado di permettermi di rendere giustizia a quello che è un vero e proprio cult del genere e non solo, un viaggio tutto adrenalina che inchioda alla poltrona dall'inizio alla fine, omaggiando ben più di un genere e dimostrandosi ancora oggi attuale sia come intrattenimento che come visione a suo modo unica di pulp post-atomico.
Fin dalle prime scene, infatti, si assiste ad un radicale cambio di rotta rispetto al primo capitolo della - fino ad ora - trilogia, con una spinta che porta a tratti addirittura all'horror molto ben definita, e richiami decisamente più forti alla cultura della violenza e della sopravvivenza già espressi con la pellicola di due anni prima dal regista: la sequenza d'apertura, che vede Max opposto ad alcuni degli uomini di Lord Humungus, proietta lo spettatore in una sorta di frullatore senza dare il tempo di prendere le misure, preoccupandosi ben poco del fatto che l'audience possa oppure no aver assistito al capitolo precedente dedicato alle vicende del protagonista e preoccupandosi principalmente di stabilire uno standard visivo così come d'atmosfera a prescindere da quello che lo spettatore può sapere, o pensare di sapere.
Quasi come se la sopravvivenza dovesse traspirare dalla pellicola per giungere fino in sala, arrivando dritta alle narici dei presenti neanche fosse la preziosissima benzina cui tutti i predoni delle terre perdute danno disperatamente la caccia.
Ma Miller non si accontenta della sola e cieca forza bruta, e con l'introduzione dello sbandatissimo e sgangherato Jedediah, pilota di elicottero, regala a Max la spalla ideale per ogni action hero che si rispetti, dando al nostro protagonista lo spunto per iniziare un confronto con se stesso che coinvolge gli abitanti dell'accampamento assediato dalle forze di Lord Humungus: in particolare, è incredibile osservare quanto un personaggio assolutamente kitsch e al limite del ridicolo come Humungus, corredato di una maschera che gli cela il volto deforme e di una manciata di battute riesca a trovare una sua caratterizzazione assolutamente definita e perfetta per il ruolo, lasciando che i particolari aprano squarci su un suo possibile passato - il contenitore della pistola dai proiettili d'oro - e che siano i suoi uomini a battersi per lui come belve, neanche fossimo nel pieno di una realtà al limite del fetish o in una sequenza di Pulp fiction.
La lotta tra Max ed i predoni - che cela il confronto tra il protagonista ed i suoi fantasmi - diviene dunque il fulcro di un film che indugia sul sogno degli occupanti dell'accampamento di vivere in un altro luogo, avere una possibilità che l'epoca in cui vivono ed i soprusi di bande come quella comandata da Lord Humungus siano solo ostacoli da superare per il raggiungimento di una felicità che, seppur guadagnata con il sangue e le lacrime, è raggiungibile, ma non dimentica mai lo spirito indomito del suo condottiero, uomo votato al sacrificio - o ad una pena da scontare vivendo? - che senza possibilità di redenzione gioca il tutto per tutto allo spasimo, fallisce, si rialza e riprende a combattere quasi esclusivamente per sentire il sapore del proprio sangue, e per lavare quello dei suoi cari con quello versato dai nemici lasciati a morire lungo la strada.
In questo senso, il legame con il bambino selvaggio è perfetto per spiegare il ruolo di "padre mancato" di Max, destinato - più per scelta che per fato - a rimanere solo lungo la strada che, in qualche modo, continua a pattugliare come ai tempi della polizia che lasciò per inseguire il suo futuro.
Lo stesso soffocato dalla violenza.
Lo stesso che questo "pazzo" cavaliere solitario pare cercare di distillare dall'essenza tratta dalla morte dei predoni per trasformarlo nel bene più prezioso.
E non sto parlando di benzina.
MrFord
"Yeah!
Turn on, I see red
adrenaline crash and crack my head
nitro junkie, paint me dead
and I see red."Metallica - "Fuel" -


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