Intercettazioni paratattiche

Creato il 24 maggio 2010 da Lucas

Di quanto scrive oggi Ilvo Diamanti su Repubblica, a proposito della legge sulle intercettazioni, mi lascia perplesso questo passaggio:

«L'altra tendenza indesiderata di questo regime mediocratico, soprattutto per chi lo guida, riguarda la "svalutazione del potere" e di chi lo esercita. Rendere pubblico il privato "vero", senza finzioni: manifesta il volto mediocre della politica e di chi governa. Il confine tra i rappresentanti e i rappresentati, tra i leader e i cittadini: scompare. Anzi, i leader politici, gli uomini di governo imitano e giustificano gli istinti più bassi della società. In questo modo, però, perdono autorevolezza, ma soprattutto legittimità, credibilità, consenso».

Soprattutto quest'ultima frase, per quanto riguarda il Mediocrate, non mi sembra abbia molto fondamento; infatti, nonostante la mole di materiale compromettente che lo riguarda, Berlusconi non ha visto scendere di molto il consenso nei suoi confronti; anzi: ha vinto per tre volte le elezioni politiche e, pur subendo un calo alle ultime regionali in termini di voti complessivi, la “legittimità” e la “credibilità” che trasmette ai suoi elettori non hanno subìto alcun crollo nonostante Noemi Letizia, Patrizia D'Addario, David Mills e Gaspare Spatuzza.

Comunque, l'articolo è complessivamente degno di nota nel resto dei suoi contenuti. Ma è la forma che non va. Lo so, dipende dai gusti. Secondo me l'eccessivo uso di una sintassi paratattica è stucchevole. So benissimo, tuttavia, che questo è lo stile scelto da Diamanti ad ogni suo articolo. E lo stile non si contesta, si può apprezzare o meno. Mi preme segnalare che il suo libero uso incorre talvolta in qualche abuso paratattico. Per esempio, in chiusa d'articolo, si legge:

«Cambiare le regole. A dispetto dei magistrati, del governo Usa. E perfino dell'opinione pubblica.
La legge sulle intercettazioni. Serve a impedire che si spezzi la magia della "Storia italiana"
».

Ora, io non sono un linguista, né un purista, né un accademico della Crusca. Ma mi sembra che la frase, anche minima, per reggersi in piedi abbia bisogno di un soggetto e di un predicato. Se però soggetto predicato e complementi vengono ostacolati dalla fermezza del punto (volevo dire: murati) come fanno a comunicare tra loro? Che senso ha, per esempio, scrivere “La legge sulle intercettazioni” mettere un punto e poi scrivere il predicato “serve” dopo il punto? Nemmeno il compianto Edoardo Sanguineti si concedeva siffatte libertà.


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