Il governo e il pdl hanno deciso oggi di non mettere ai voti in commissione Giustizia al Senato un emendamento al ddl sulle intercettazioni che inasprisce le pene per i giornalisti che pubblicano notizie sulle inchieste non pubblicabili. Lo ha detto il relatore del provvedimento, il senatore Roberto Centaro del Pdl. "Dopo una riunione con il ministro della Giustizia, (Angelino) Alfano, e con l'avvocato (Niccolo') Ghedini, presidente della Consulta giustizia del Pdl, si è presa la decisione, ovviamente condivisa dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di ritirare l'emendamento 1.2008 del relatore che aggravava le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di notizie non pubblicabili", ha detto Centaro a Sky Tg24 . Ieri era passata per una svista l'annuncio di Centaro e altri senatori, poi rettificato, che la commissione avesse approvato l'emendamento. La giustificazione fornita per l'errore era che si trattava di un contrattempo procedurale. Oggi, invece, è arrivata la marcia indietro politica. La commissione del Senato riprenderà lunedì sera ad esaminare gli emendamenti al controverso disegno di legge che limita sia il ricorso alle intercettazioni come strumento d'indagine della magistratura, sia la possibilità dei media di raccontare le inchieste in corso. Il provvedimento dovrà essere poi votato dall'aula prima di tornare alla Camera per un'altra lettura. Rispetto alla legislazione vigente, le pene previste dal disegno di legge per i giornalisti che pubblicano "l'impubblicabile" sono comunque più alte. Per la divulgazione delle intercettazioni, anche se non sono coperte dal segreto istruttorio, viene introdotta la pena dell'arresto fino a 30 giorni e dell'ammenda da 2.000 a 10.000 euro. L'emendamento di Centaro ritirato oggi innalzava la pena per la contravvenzione a due mesi.
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Il governo e il pdl hanno deciso oggi di non mettere ai voti in commissione Giustizia al Senato un emendamento al ddl sulle intercettazioni che inasprisce le pene per i giornalisti che pubblicano notizie sulle inchieste non pubblicabili. Lo ha detto il relatore del provvedimento, il senatore Roberto Centaro del Pdl. "Dopo una riunione con il ministro della Giustizia, (Angelino) Alfano, e con l'avvocato (Niccolo') Ghedini, presidente della Consulta giustizia del Pdl, si è presa la decisione, ovviamente condivisa dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di ritirare l'emendamento 1.2008 del relatore che aggravava le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di notizie non pubblicabili", ha detto Centaro a Sky Tg24 . Ieri era passata per una svista l'annuncio di Centaro e altri senatori, poi rettificato, che la commissione avesse approvato l'emendamento. La giustificazione fornita per l'errore era che si trattava di un contrattempo procedurale. Oggi, invece, è arrivata la marcia indietro politica. La commissione del Senato riprenderà lunedì sera ad esaminare gli emendamenti al controverso disegno di legge che limita sia il ricorso alle intercettazioni come strumento d'indagine della magistratura, sia la possibilità dei media di raccontare le inchieste in corso. Il provvedimento dovrà essere poi votato dall'aula prima di tornare alla Camera per un'altra lettura. Rispetto alla legislazione vigente, le pene previste dal disegno di legge per i giornalisti che pubblicano "l'impubblicabile" sono comunque più alte. Per la divulgazione delle intercettazioni, anche se non sono coperte dal segreto istruttorio, viene introdotta la pena dell'arresto fino a 30 giorni e dell'ammenda da 2.000 a 10.000 euro. L'emendamento di Centaro ritirato oggi innalzava la pena per la contravvenzione a due mesi.
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