A volte capita che i nostri programmi per la giornata vadano a farsi benedire… a me è capitato la scorsa mattina: dovevo fare una commissione, ma l’ufficio era chiuso e mi sono trovata a dover riempire due ore buche… che fare? Ebbene, ho sguainato dalla borsa il mitico Abbonamento Musei e me ne sono andata a Palazzo Madama, al Museo Civico d’Arte Antica. Qui c’è sempre qualcosa da vedere! Ho fatto una bella passeggiatina tra le collezioni permanenti e in particolare mi sono soffermata all’ultimo piano, nella grande Sala Ceramiche. E ho trovato alcune chicche funerarie e bizzarre… eccole a voi:
Piatto con figura di eremita
Davanti a una caverna, un eremita (è forse San Girolamo?) si flagella con una pietra mentre è inginocchiato accanto a una tomba. Dentro alla tomba si trova un povero scheletrino con le ossa tutte scompigliate… La decorazione del piatto è opera di Pasquale Criscuolo, pittore di ceramiche attivo a Napoli tra 1750 e 1789.
Manifattura di Meissen, 1750 circa
Tazza e piattino con fiori e insetti
Volete mangiare un pasticcino o bere un tè? Forse questo servizio non è proprio il massimo per la merenda delle cinque: nella tazza e nel piattino sgambettano allegri formiche, api, cimici e scarafaggi… eppure se si osservano queste decorazioni non si prova disgusto, bensì stupore per la raffinatezza con cui sono state realizzate. Si tratta di porcellane del 1750 della famosa manifattura tedesca di Meissen, la prima a produrre in Europa questo materiale a partire dal 1710.
Manifattura di Lodi, 1766
Targhe con San Francesco da Paola e Santa Caterina da Siena
Due ceramiche realizzate a Lodi nel 1766 dalla manifattura diretta da Antonio Ferretti e fondata nel 1725 dal padre, Simpliciano. L’alto livello di questi manufatti a quanto pare fece tremare Torino che, nel 1726, per tutelare la sua produzione, vietò l’importazione delle ceramiche forestiere, soprattutto lodigiane. In queste targhe ovali dipinte a monocromo blu, sono raffigurati due bei teschietti, simbolo dell’inconsistenza della vita terrena: uno, rovesciato sopra un volume, tiene compagnia a San Francesco da Paola; l’altro, di profilo, osserva impassibile Santa Caterina da Siena in preghiera.
Manifattura di Torino, metà XVIII secolo circa
Piatto con allegoria della Morte
Stupendo. Magnifico. Se fossi una giovine sposina, vorrei tra i regali di nozze un servizio di piatti decorati così per poter servire con stile i miei manicaretti. La Morte, avvolta nel suo mantello, fa capolino sopra una tomba fresca fresca… intorno a lei una candela appena spenta, una clessidra, l’immancabile falce, una pala e un libro. Un’idea brillante per dimagrire: se dopo aver fatto la scarpetta ci si trova davanti questa immagine, la voglia di continuare a mangiare passa in un secondo. Il piatto è opera della manifattura Rossetti di Torino, fondata nel 1725.
Manifattura francese, 1860 – 1880
Veilleuse “L’Incubo”
Questo oggetto a forma di mostriciattolo mezzo elefante e mezzo cinghiale è una tisaniera. Al suo interno era posta una fiammella per tener calda la bevanda durante la notte (veilleuse deriva dal francese veiller, vegliare). È stata realizzata forse a Parigi tra 1860 e 1880. L’elefante barbuto sorregge una specie di scudo su cui è raffigurato “L’Incubo”: un uomo a letto viene schiacciato da uno strano animale (lo stesso che dà la forma alla veilleuse?)… insomma, succede a tutti di avere questi incubi dopo aver gozzovigliato a tavola… la soluzione per dormire meglio può essere proprio una bella tisana digestiva!
Manifattura Richard Ginori, 1924 – 1930
Termino il mio giro nella stanza che ospita la mostra temporanea “Giò Ponti e la Richard Ginori. L’eleganza della Modernità”. Qui si trova un’enorme cista (un contenitore cilindrico con coperchio, usato nell’antichità soprattutto nei riti dionisiaci per contenere oggetti sacri) in porcellana dipinta in blu e oro, su cui è raffigurato il carro dell’Amore inseguito dal carro della Morte. La cista è stata realizzata dalla manifattura Richard Ginori tra 1924 e 1930, il decoro venne progettato da Giò Ponti in collaborazione con Libero Andreotti.
Devo dire che le due ore buche sono trascorse in un baleno… mi sono divertita e ho avuto il piacere di osservare e godermi con attenzione i pezzi esposti, anziché vederli soltanto!
Approfondimenti
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