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Intermezzo: la straordinaria mancanza di qualsiasi tipo di filtro nei bambini

Creato il 22 ottobre 2014 da Lafenice
Intermezzo: la straordinaria mancanza di qualsiasi tipo di filtro nei bambini 
Sono davanti ad un gruppo di bambini di seconda elementare: sono 14.
Ho paura.
Insomma, ho sempre giocato con mio nipote o con un gruppetto (molto ristretto) di bambini durante le feste familiari, ma così tanti e tutti in una volta.. Ridono, scherzano, corrono, parlano di capelli e di Violetta, di trattori e di cani. Penso "riuscirò a farmi ascoltare da questo branco di ragazzini scalmanati? mi odieranno come si odia la piaga di turno o riusciremo a ridere un pò insieme?".
Vorrei quasi scappare come fossi davanti ad una prova incredibilmente difficile che non credo potrò mai superare, quando decido di provare. Provare a fare qualcosa ed a dare un senso alla mia presenza li, in quel luogo, in quel determinato momento storico.
Decido - del tutto arbitrariamente, a dire il vero - che è il momento di conoscersi meglio e di giocare insieme.
- Weei, bimbi - dico, alzando la voce per farmi sentire - venite tutti qui. - loro, bravissimi devo sottolinearlo, mi vengono incontro ubbidienti - allora, che ne dite di giocare al Mimo? dovrete raccontare agli altri bambini ed alla sottoscritta, qualcosa di voi, qualsiasi cosa. Insomma, io voglio conoscervi meglio, ok? -
Tra un coro assordante di "siiiiiii!", si leva anche qualche no.
L'unico dannatamente contrario alla mia iniziativa è un bambino minuto con corti capelli neri e carnagione pallida: un piccolo, grazioso e dolcissimo Addams.
Quando vede che tutti i suoi amici si stanno divertendo, decide di lasciarsi andare e di partecipare. Mi chiede il permesso di mostrarci il suo "numero di Mimo" - come sono educati questi bambini!
Noi siamo li tutti attenti ed ecco che lui inizia a mostrarci il suo breve racconto: il problema è che mima qualcuno che piange disperato. Noi siamo tutti un pò perplessi, io evito di dire cosa mi ricorda (tipo me stessa quando il caricabatterie del pc muore? o quando mi ritrovo le padelle volanti per casa e mi rompono gli occhiali?) mentre gli altri bambini urlano "ti piace piangere!", "hai pianto ieri"!
Lui scuote la testa come a dire "no" ed imperterrito continua a mimare questo pianto disperato. Ad un certo punto, scuote la testa e ci dice "ok, è troppo difficile. Non riuscirete mai a capire." mi guarda dritto negli occhi e mi dice "devo dirlo?". Allora mi siedo davanti a lui e gli dico "si, è decisamente meglio".
E lui mi fa questo sorriso enorme, e mi fa "è mia sorella che piange!" mi dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo "ed io sono contento quando mia sorella piange: è per questo che l'ho mimato".
Signori, stavo per morire dalle risate.
Chiaramente mi sono dovuta trattenere, ma abituata alla "diplomazia" dei "grandi", la spontaneità e la naturalezza nelle parole di quel bambino mi hanno fatto sorridere e ricordare che.. caspita, dopo la brutalità dell'impatto di una verità così diretta, staremmo tutti meglio se riuscissimo ad abbandonare la finzione delle convenzioni mostrandoci per quello che siamo davvero.
Gioiosi, divertiti, gelosi, arrabbiati, menefreghisti, tristi o felici: che importa. Ma soprattutto, che importa di quello che chiunque altro può pensare?


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