Internationale Bachakademie Stuttgart – Masaaki Suzuki dirige la Matthäus-Passion

Creato il 11 febbraio 2014 da Gianguido Mussomeli @mozart200657

Foto ©Holger Schneider

Negli Akademiekonzerte della Internationale Bachakademie Stuttgart, la Matthäus-Passion di Bach costituisce un appuntamento fisso, che si ripete regolarmente in quasi tutte le stagioni. Finora era sempre stato Helmuth Rilling a dirigere le esecuzioni di questo monumento della musica sacra; per la prima ripresa del titolo dopo il cambio della direzione artistica, la Bachakademie si è assicurata la presenza sul podio di Masaaki Sauzuki, cinquantasettenne direttore e organista giapponese considerato uno degli interpreti bachiani di riferimento della nostra epoca. Nativo di Köbe, sull’ isola di Honshū, da una famiglia di religione protestante, Suzuki ha ricevuto la sua formazione musicale prima alla Tokyo National University of Fine Arts and Music e poi allo Sweelinck-Konservatorium di Amsterdam, dove ha studiato con Ton Koopman e Piet Kee. La sua registrazione integrale delle Cantate Sacre di Bach incisa insieme al Bach Collegium Japan, complesso orchestrale e corale da lui fondato nel 1990, ha ricevuto i massimi premi e riconoscimenti da parte della stampa specializzata e gli ha fatto acquisire una solida fama internazionale come interprete bachiano di primissimo livello.

Masaaki Suzuki aveva già diretto in passato nelle stagioni della Bachakademie e in questa occasione si cimentava con quello che è forse il vertice supremo dell’ arte di Bach e della letteratura musicale di tutti i tempi. Per uno straniero che assiste a un’ esecuzione della Matthäus-Passion in Germania, è sempre un’ esperienza gratificante osservare la partecipazione e la concentrazione assoluta con cui il pubblico tedesco ascolta una musica che fa veramente parte delle basi culturali di questa nazione. In una Liederhalle pressochè gremita, con una forte presenza di pubblico giovane, si percepiva quella coscienza di partecipare a un rito collettivo che è tipica dei pubblici di lingua tedesca in simili occasioni. Una vera e propria adesione a un principio di identità collettiva, attraverso una musica con la quale i melomani tedeschi hanno una familiarità totale fin dall’ infanzia e che viene eseguita regolarmente, in forma integrale o parziale, da tutti i gruppi corali professionistici e amatoriali della Germania.

La Matthäus-Passion è da sempre uno dei capisaldi nel repertorio del Bach-Collegium Stuttgart e della Gächinger Kantorei, che l’ hanno eseguita decine di volte in concerto e ne hanno registrato due edizioni discografiche sotto la guida di Helmuth Rilling, nel 1978 e nel 1994. Per questa ripresa, oltre a un direttore di prestigio come Suzuki, la Bachakademie ha scritturato un gruppo di solisti vocali di alto livello,  impreziosendo l’ organico strumentale con la presenza di strumentisti ospiti scelti tra i migliori del mondo musicale tedesco, come Gernot Süßmuth, già Konzertmeister della Staatskapelle Berlin e membro del celebre Petersen-Quartett, invitato a ricoprire il ruolo di primo violino e solista nelle arie. Paragonata con la sobria espressività e il tono meditativo delle esecuzioni di Rilling, l’ interpretazione di Masaaki Suzuki si caratterizzava per un tono di drammaticità più forte e di contrasti più accesi, con una grande varietà di tinte orchestrali e corali. Partendo da un perfetto dominio delle architetture d’ insieme e da una scrupolosa capacità di analisi, il direttore giapponese tratta la Passione bachiana come un vero e proprio dramma scenico, la cui tensione si accumula gradualmente a partire dalla morbidezza sfumata dei Corali nelle scene iniziali, per esplodere letteralmente nella seconda parte, dove la stupenda Gächinger Kantorei risolve le scene di Pilato e della crocifissione con una plasticità di declamazione stupendamente efficace e di altissimo livello tecnico. Il Bach-Collegium Stuttgart ha assecondato in maniera perfetta le intenzioni del podio con un suono morbido, omogeneo, di una bellezza e ricercatezza timbrica davvero ideali e una meravigliosa flessibilità di fraseggio. Un’ interpretazione di potente intensità drammatica, assolutamente avvincente per la fortissima carica emotiva che Suzuki è riuscito a imprimere e per la bellezza e varietà di colori orchestrali e vocali. Forse la più bella esecuzione di questo capolavoro che mi sia mai capitato di ascoltare dal vivo, di una qualità tale da costituire un vero e proprio modello di riferimento nel campo dell’ interpretazione bachiana per l’ assoluta idiomaticità stilistica e la potenza evocativa della caratterizzazione.

Eccellente anche la resa complessiva del gruppo dei solisti, dominato dalla prova superba del mezzosoprano Ingeborg Danz, nativa di Witten e da anni stretta collaboratrice sia della Bachakademie che di altri complessi di rango come il Collegium Vocale Gent di Philippe Herreweghe. La sua splendida esecuzione dell’ aria “Erbarme dich, Mein Gott”, con la parte violinistica suonata da Genoth Süßmuth con splendida morbidezza è luminosità, ha costituito forse il vertice assoluto della serata, per la bellezza della linea vocale e la commossa intensità del fraseggio. Splendido anche l’ Evangelista del tenore austriaco Bernhard Berchtold per la varietà dell’ accento, la flessibilità della dinamica e la dizione scolpita, rifinita e di un’ eleganza impeccabile. Di ottimo livello anche i due bassi. Christian Immler è stato un Christus ideale per immedesimazione espressiva ed efficacia di declamazione nei recitativi e Tobias Berndt, baritono di bella voce soprattutto nel registro centrale, ha saputo differenziare al meglio la raffigurazione dei vari personaggi e ha cantato le arie a lui affidate con grande consapevolezza stilistica, rispondendo in maniera perfetta alle sollecitazioni del direttore. Il soprano inglese Joanne Lunn, conosciuta soprattutto per le numerose registrazioni bachiane e haydniane effettuate insieme a John Eliot Gardiner, ha evidenziato una voce fresca e luminosa nei centri ma che tende a diventare fissa al di sopra del SOL4. I ruoli solistici più brevi erano affidato a membri della Gächinger Kantorei. Tra di essi, meritano una menzione quelli a cui era affidata un’ aria solistica: il giovane soprano Anja Scherg, dalla voce promettente anche se ancora un po’ acerba, che ha eseguito molto bene l’ aria “Blute nur, du liebes Herz!” nella prima parte, il tenore Henning Jensen e soprattutto il mezzosoprano Judith Mayer, voce di bel timbro e già ben sviluppata, che ha molto ben impressionato nell’ aria “Können Tränen meiner Wangen”. Una serata di altissima qualità, di quelle che capitano poche volte in una stagione, premiata da un vero trionfo di pubblico, assolutamente meritato.



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