Sul Web 2.0 sei più forte di "Super Mario"
di Lucie Heymé
Oramai, possiamo viaggiare nel cyberspazio e sulle autostrade del "web2.0", ed essere attivi, contribuire, condividere e collaborare sotto varie forme. La promessa di una vita 2.0, fra blog, forum o social network avrebbe spianato il cammino verso il giardino dell'Eden, oramai accessibile a tutti. Seducente, sulla carta, ma la realtà non è sempre un Gioco di Ruolo:
5% contro il 95%
A guardare meglio e più da vicino questa "libera offerta", si constata che sugli attuali 2.484.915.152 internauti (il 35% della popolazione mondiale) (1), solo l'1% produce dei contenuti sotto varie forme, il 4% partecipa e posta un commento su un qualche articolo ... Quanto al rimanente 95% (vale a dire ancora 2.360.670.000 internauti), be', loro "consumano". C'è di che scoraggiare più di un blogger o più di un animatore di forum, i quali, in media consacrano 2 ore al giorno per i loro blog, fino ad arrivare a 10 ore al giorno, per alcuni stakanovisti. (2)
Ma cosa farebbero, se sapessero che una grande maggioranza di quelli che accedono agli articoli non leggono mai i commenti, o peggio, che alcuni commentatori non leggono affatto gli interventi degli altri. I commenti del "2.0" non toccano perciò che una infinitesima parte degli internauti e non hanno dunque nessuna possibilità di avere un impatto sulle opinioni. Allora, a cosa serve se il solo interesse dei commentatori è solo quello di dare l'opportunità ad un numero molto piccolo di lettori, i quali finiscono per conoscersi e riconoscersi, di discutere fra di loro, come avviene in un club privato?
Nell'antica Roma, il Foro, decorato dalle statue dei personaggi di rilievo. conosceva una vivace affluenza. Gli abitanti ci andavano per celebrare delle cerimonie, per assistere a dei sacrifici, girellavano, compravano diverse cose nei negozi, si ritrovavano per discutere. Senza dubbio, è stato per sottolineare l'analogia che, in informatica, ne è stato ripreso il nome per designare "uno spazio virtuale che permette di discutere liberamente a più soggetti diversi". Gli uomini delle città del XXI secolo possono così, a loro volta, dibattervi. Ma, contrariamente che a Roma, le discussioni non avvengono in diretta, faccia a faccia, da umano a umano. Nicknames ed Avatar, come altrettanti "doppi", agiscono o parlano in vece di "colui che vuole condividere". I videogiochi on-line ed i forum, così come i social network, si risolvono allora in una pratica schizofrenica nella quale la distanza di scambio si apparenta ad un modello di immersione "immaginario" in cui l'utilizzatore oscilla fra il mondo reale (ciò che si vuole realmente dire) e l'universo virtuale (quello che viene prodotto per mezzo dell'universo elettronico). Il videogiocatore ed il membro del forum si trovano in qualche modo in una doppia posizione dove "io" può anche "essere un altro", dove "io scrivo" ciò che la mia "signature" ed il mio Avatar vogliono "dire", dove il simulato prende l'aspetto del reale per "renderlo più vero del naturale".
Al momento di integrarsi in un gioco on-line, bisogna scegliere il proprio personaggio e la sua rappresentazione. Naturalmente, si può riprendere il proprio nome e mettere una foto di sé stessi, di quando si era bambini, oppure sulla spiaggia. Ci si può anche rifare un'identità, in funzione del personaggio che si vuole incarnare. Quest'inizio di schizofrenia è di già un atto ludico che ricorda il "allora si racconta che ...", il quale punteggiava le nostre storie di quando s'era bambini. Se uno legge di identità come "Bakou", "Ranch Poukan", "Altermondium", "béri-béri" o "révolt36", può immaginare la ginnastica intellettuale che ha portato alla creazione di simili ombre cinesi; così, allo stesso modo, per le immagini provenienti da ogni sorta di pantheon.
Per coloro che hanno la creatività bloccata, la Rete propone dei generatori di nomi di "eroi" (http://www.gunof.net/), oppure di anagrammi. Ugualmente, vengono proposti generatori di Avatar.
- Lucie Heymé -
(1) - Numero di Internauti nel 2014 :
- 81% in America del Nord (86% in Canada, 80% in USA)
- 78% in Europa dell’Ovest (83% in Francia)
- 18% in Africa
- 12% in Asia del Sud
(2) Inchiesta sui Bloggers francofoni nel 2007
fonte: AUTREFUTUR.NET