In questo periodo vacanziero è piuttosto frequente incontrare pendolari inusuali sui mezzi pubblici. Si stanno diradando infatti le attività estive più a basso costo organizzate per i bambini, e chi non ha la possibilità di usufruire di iniziative più o meno private si vede costretto a portare con sé i propri figli al lavoro. Stamattina ne avevo uno vicino a me tutto fiero delle sue due medaglie in plastilina verniciata simil oro e argento che portava al collo, premio delle competizioni a squadre organizzate da un oratorio locale. Già bello abbronzato e incurante di quella dentatura approssimativa tipica dell’età, non sembrava turbato dell’orario, del fatto di dover seguire la mamma che sedeva al suo fianco in chissà quale ufficio dove probabilmente a quest’ora si starà già annoiando una volta trascorsa una mezz’oretta a fare i compiti, un’altra a passare in rassegna i passatempi insoddisfacenti che la madre gli avrà suggerito di portare con sé. Poi mettici che la mamma non potrà dargli retta e aggiungici le attenzioni di colleghi e superiori, l’imbarazzo di essere fuori luogo ed ecco che la scocciatura in qualche modo si deve manifestare. Ma mentre osservavo come voleva farmi notare senza farsi vedere quei due ciondoli artigianali, riflettevo sul fatto che una società che non mette al centro la qualità della vita dei bambini pur avendone le possibilità economiche ha qualcosa che non va. E non venitemi a dire che i bambini devono anche imparare ad annoiarsi e tutte quelle cose lì perché è vero ma non è quello il punto. E non sono nemmeno convinto quando mi ricordano come eravamo noi da piccoli, abituati a stare in casa da soli anche a dieci anni e a raggiungere in strada e nei cortili gli amici e passare i tempi morti anche così. Non si tiene conto infatti che allora spesso i genitori non lavoravano entrambi, i nonni erano molto più giovani di ora, e nei casi estremi gestirsi il tempo fuori e dentro casa in autonomia non era un problema. Non è che il mondo fosse migliore, è che probabilmente c’erano meno complessità o forse non ci si dava peso, le persone erano meno vulnerabili sotto tutti i punti di vista o non so. Magari siamo noi adulti di oggi che siamo molto più deboli di chi ci ha preceduto, siamo cresciuti tra mille paure e ora le riversiamo sui nostri figli. Sì, probabilmente è così. L’unico aspetto positivo è questa commistione tra vita privata e professionale che si vede in giro, che potrebbe servire a stemperare la rigidità con cui ci apprestiamo a svolgere le nostre mansioni. Immaginate uffici, aziende, studi, fabbriche e anche posti rumorosi dove per uno che è concentrato a scrivere, a far di conto, ad assemblare pezzi, a vendere contratti al telefono, a fianco c’è una sua versione in miniatura che magari si chiede che diamine di lavoro sta facendo suo papà. Forse così l’economia potrebbe comprendere che adattarsi alle esigenze dei piccoli – ancora più che a quelle dei pensionati – può costituire una possibilità sicuramente più concreta di sopravvivenza per tutti.
Magazine Società
Potrebbero interessarti anche :