Va in Spagna, usa la "chiavetta" per connettersi ad internet è la bolletta vola a 3.600 euro.
Serve più trasparenza e migliori strumenti di controllo del traffico da parte dei gestori telefonici
Quanti cittadini utilizzano la rete connettendosi dappertutto con le ormai onnipresenti "chiavette" dei vari gestori telefonici. Perché internet che ha causato l'ultima rivoluzione tecnologica della storia dell'umanità è considerato, da tempo, un diritto di tutti quasi al pari dell'acqua e dell'aria.
Rimangono però molti problemi connessi all'accesso alla rete che riguarda la scarsa digitalizzazione del Nostro Paese nel quale permane il cosiddetto "digital divide" che però da qualche anno viene in parte superato attraverso l'utilizzo della rete mobile che consente di connettersi ad internet anche nei luoghi dove la stessa non arriva via cavo.
Così ogni categoria di cittadini, dagli studenti ai professionisti si sta dotando, in maniera sempre più crescente delle cosiddette "chiavette" che attraverso una semplice sim prepagata o con più frequenza legata ad un abbonamento a fatturazione mensile o bimestrale consente di superare, almeno in parte il digital divide purchè ci si trovi almeno in un'area di ricezione del segnale gprs.
Senonchè accade che i contratti con i gestori della rete mobile, se non appaiono sempre completamente trasparenti quantomeno non sono sempre totalmente chiari.
E così, ci è stato segnalato il caso, ma non è isolato, di una studentessa che recatasi in Spagna per un breve soggiorno e connessasi alla rete attraverso la "chiavetta" USB legata ad un contratto con una primaria azienda di telefonia mobile, si sia vista recapitare al ritorno in Italia una bolletta stratosferica di quasi 3.600 euro, senza che l'ignara consumatrice sia stata avvisata in corso di "navigazione" dello sforamento di qualsiasi soglia di natura economica.
Ciò è stato dovuto, da una parte perché l'Europa senza frontiere fisiche mantiene ancora frontiere digitali e costi di connessione elevatissimi se ci si sposta da un Paese all'altro dell'Unione e dall'altra perché i contratti con le compagnie telefoniche sono ancora troppo poco chiari in merito alle tariffe di navigazione all'estero e non prevedono dei segnali d'allarme obbligatori quando si superano determinate soglie di connessione.
Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", auspica quindi un intervento risolutivo dell'AGCOM affinché intervenga nei confronti dei gestori telefonici e gli obblighi ad introdurre tutte le misure necessarie per evitare che si ripetano abnormità di tali tipo, perché chi paga alla fine, è sempre il consumatore.
Lecce, 13 giugno 2011
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