Proprio nei giorni scorsi è stato diffuso un rapporto molto rassicurante, The impact of digital technologies on human wellbeing, stilato dal neuroscienziato Paul Howard-Jones per l’organizzazione britannica senza fini di lucro Nominet Trust. In esso si sostiene che internet è vittima di una campagna denigratoria non fondata su evidenze scientifiche.
I punti chiave delle sue conclusioni sono:
- non vi sono prove che internet sia più dannoso per il nostro cervello di qualunque altro fattore ambientale;
- internet è un prezioso mezzo di apprendimento e tutte le forme di apprendimento provocano delle modifiche al cervello;
- i social network, in se stessi, non rappresentano una fonte di rischio per i giovani, anzi sono in genere di beneficio poiché sostengono le amicizie esistenti;
- i videogiochi possono migliorare alcune abilità visuali e motorie;
- le attività con il computer forniscono stimoli mentali che possono rallentare il declino cognitivo.
Dunque, rilassiamoci, colleghiamoci tranquillamente a internet e smettiamo di preoccuparci. Come nel caso della televisione, non deve essere demonizzato il mezzo, ma valutate le modalità di utilizzo.