Internet è un giocherello per adolescenti, come pensa buona parte del ceto politico italiano, oppure un settore vitale per l’economia di un paese, come si ritiene al di là della Manica? In Gran Bretagna Google ha commissionato un rapporto al Boston Consulting Group (BCG), che ha prodotto risultati sorprendenti. Oggi la rete britannica vale il 7,2 per cento del prodotto interno lordo e ”entro il 2015 – si legge – internet potrebbe valere il 13 per cento del PIL. Più del classico settore finanziario (9%), del commercio tradizionale (11%), del comparto manifatturiero (12%).
In Gran Bretagna internet è il volàno dell'economia
Nel Regno Unito internet è la quinta industria, con un fatturato annuo di 100 miliardi di sterline. Le aziende con il dominio co.uk, quasi tutte piccole e medie, impiegano circa 250mila persone, con un export pari a 2,80 sterline per ogni bene importato del valore di una sterlina. Cifre da capogiro anche per la pubblicità in rete, con un giro di affari annuo di 3,5 miliardi di sterline.
Sarà per questo che gli ultimi governi di Sua Maestà hanno messo la larga banda (quella vera, da 100 Mb/s) ai primi punti dell’intervento strategico, per colmare il digital divide entro il 2015? Solo le infrastrutture saranno adeguate, è scritto nel rapporto di BCG, si potrà mantenere questo ritmo positivo. Insomma, senza banda ultra larga, il trend potrebbe affievolirsi.
Una delle tabelle del rapporto BCG sull'economia britannica
Inevitabile il confronto con l’Italia, dove prosegue la sceneggiata sugli investimenti pubblici fantasma e sulla cosiddetta Società mista per la Nuova Rete. ”La data non è stata ancora fissata, quando lo sarà noi saremo disponibili: siamo pronti ad andare avanti’, ha detto oggi l’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè. Alla domanda se nella costituzione della società ci sono problemi, Bernabè ha replicato: ”non lo so, questo bisogna chiederlo agli altri grandi gruppi”.
Altro giro, altra corsa.
Riferimenti: il rapporto BCG in formato pdf; le fonti del rapporto BCG.