Trama: la Terra è flagellata da tempeste di sabbia e da una piaga che sta a poco a poco distruggendo tutte le colture. Alcuni scienziati della NASA, scoperta la presenza di un wormhole vicino a Saturno, decidono di mandare degli astronauti a recuperare altri scienziati partiti per esplorare galassie lontane ed eventuali pianeti abitabili...
Tagliamo la testa al toro? Interstellar mi è piaciuto. Su questo non ci piove. Ho apprezzato il mastodontico lavoro di Nolan, un trionfale mix di regia, montaggio ed effetti speciali in grado di trasportarci su pianeti sconosciuti uno più mozzafiato dell'altro, solleticando la memoria cinefila con omaggi a Kubrick e ghiacciandoci letteralmente il sangue nelle vene davanti alla desolazione dello spazio e dell'ignoto. Ho ovviamente amato il gigantesco cast messo assieme dal regista, per svariati motivi: Matthew McConaughey è un eroe riluttante, "grezzo" e molto umano nel suo desiderio di riabbracciare i figli anche a rischio di sacrificare il futuro della razza umana, Anne Hathaway ha dalla sua una fragilità incredibile e, allo stesso tempo, una forza d'animo fuori dal comune, Jessica Chastain ha la fortuna di interpretare il personaggio più accattivante della pellicola, John Lithgow si vede poco (maledetto Nolan!!) ma è sempre adorabile, come del resto lo è la piccola Mackenzie Foy. La storia mi ha appassionata, o meglio, mi ha appassionata il "cuore" della sceneggiatura. L'idea di una Terra condannata ed afflitta da una piaga, condotta per mano verso la salvezza da una novella Mother Abigail (i riferimenti a L'ombra dello Scorpione non sono pochi) verso la quale puntano dei "segni" e attorno alla quale si riuniscono, inconsapevolmente, tante vite umane, è affascinante quanto il triste destino che attende chi si scontra con la relatività del tempo e quanto le scelte compiute per amore, una forza potentissima in grado di superare le barriere dello spazio e del tempo. Tanti aspetti positivi quindi, penserete, cosa voglio di più? Perché sono uscita dal cinema pensierosa e poco convinta, invece di correre nuda sotto la pioggia urlando al miracolo prima di reinfilarmi, fradicia ed infreddolita, nella sala a rivedere da capo il film?
Perché Interstellar mi ha fatto lo stesso effetto di Super 8. All'epoca ero stata una delle poche a non venire catturata dalla presunta bellezza di questo "ritorno agli anni '80 di Spielberg" e il motivo era stato uno, ed uno soltanto: non mi aveva emozionata quanto avrei voluto. Sotto l'avventura, sotto il vintage, sotto la simpatia degli interpreti e della sceneggiatura respiravo un'aria artefatta, di qualcosa costruito a tavolino. La stessa aria l'ho respirata guardando Interstellar, nonostante mi sia commossa più di una volta (nella fattispecie nel momento clou in cui McConaughey rivede i video mandati dai figli o durante l'incontro con Romilly) e nonostante il destino dei personaggi mi interessasse davvero, soprattutto durante la prima, misteriosa parte, dove viene mostrata una Terra afflitta da questa piaga senza nome. Nel corso della seconda parte ho invece avvertito il desiderio di attaccarsi a vili pretesti narrativi per allungare un film che avrebbe potuto tranquillamente durare mezz'ora in meno (la sequenza che vede protagonista Matt Damon è l'emblema della supercazzola e della gag involontaria, quasi a livello The Walking Dead), per non parlare del pre-finale spiegone e telefonatissimo che è riuscito a distruggere qualsiasi parvenza di poesia; in Inception Nolan ci tirava un bel cazzotto in faccia, con una trottola stretta nel pugno, in Interstellar lo stesso Nolan ci da una carezzina sulla testa, un pacchetto di tarallucci e una bottiglia di vino da consumare durante le inevitabili diatribe su internet. Fortunatamente, l'ultima scena è di una bellezza mozzafiato e mi ha riconciliata con l'oscura speranza che non sia tutto bene quel che finisce bene, ma è un po' poco per farmi urlare al capolavoro. Chris, ricordati che la semplicità non è necessariamente un male per quel che riguarda la sceneggiatura, soprattutto quando ci sono di mezzo i sentimenti e l'Amore. Pensa a Cuarón e provaci ancora, dai!
Del regista e co-sceneggiatore Christopher Nolan ho già parlato QUI. Di Ellen Burstyn (Murph da vecchia), Matthew McConaughey (Cooper), John Lithgow (Donald), David Oyelowo (il preside), Anne Hathaway (Brand), Wes Bentley (Doyle), Michael Caine (Professor Brand), Casey Affleck (Tom), Jessica Chastain (Murph), Topher Grace (Getty) e Matt Damon (Mann) li trovate invece ai rispettivi link.
Bill Irwin è la voce di TARS. Americano, ha partecipato a film come Popeye - Braccio di ferro, Hot Shots!, Sister Act 2 - Più svitata che mai, Sogno di una notte di mezza estate, Il Grinch, Lady in the Water e a serie come Una famiglia del terzo tipo e CSI - Scena del crimine. Anche sceneggiatore, ha 64 anni.
Josh Stewart (vero nome Joshua Regnall Stewart) è la voce di CASE. Americano, ha partecipato a film come Il curioso caso di Benjamin Button, The Collector, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, The Collection e a serie come CSI - Scena del crimine, ER - Medici in prima linea, CSI: Miami, Ghost Whisperer, The Walking Dead e Criminal Minds. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 37 anni e un film in uscita.
La piccola Mackenzie Foy, che interpreta Murph a 10 anni, aveva già partecipato a L'evocazione - The Conjuringe agli ultimi due Twilight. Steven Spielberg, che avrebbe dovuto dirigere il film e che ha ingaggiato Jonathan Nolan per scrivere la sceneggiatura, alla fine si è dedicato ad altri progetti quindi Jonathan ha suggerito di affidare la regia al fratello. Detto questo, se Interstellar vi fosse piaciuto, recuperate senza indugio 2001: Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Moon, Solaris e Gravity. ENJOY!