Magazine Cinema
Per guarire la Terra si deve andare nello Spazio.
Per salvare i figli, li si deve abbandonare.
Per ritrovare il padre, tornare bambina.
Nolan arriva nei cinema con il ciclone Interstellar, e la rete impazzisce, la rete si perde in teorie, in domande, in congetture e in analisi sull'Autore, sul mainstream.
Nolan arriva nei cinema e mescolando sapientemente ingredienti già visti altrove, ne tira fuori un film che ti fa venire voglia di studiare fisica, che ti fa sussultare sulla tua poltrona senza bisogno di occhialini, che ti fa emozionare con semplici immagini, prima che con la storia.
E scusate se è poco.
La storia, però, c'è.
Ed è quella di un pianeta, il nostro, arrivato allo stremo, dove non è più possibile coltivare altro che mais, dove gli ingegneri non sono più richiesti e quello che davvero serve sono agricoltori esperti.
Così anche il pilota aerospaziale Cooper ha abbandonato i sogni di volare, si è rimboccato le maniche e assieme al suocero porta avanti come può la sua fattoria, aiutato dal figlio Tom, pronto a seguire i suoi passi, e dalla indomita Murphy, chiamata così in onore dell'omonima, e per nulla negativa, legge.
La routine famigliare c'è mostrata in tutto il rustico che abbraccia il futuro, ma tutto cambia quando per una serie di non coincidenze, Cooper e la figlia scoprono un manipolo di persone che costituiscono la NASA attuale, e che proprio in Cooper trova la persona a cui affidare la missione che potrebbe salvare il pianeta: partire alla volta dello spazio, alla volta di un wormhole creatosi alle porte di Saturno, e cercare in esso una speranza per l'umanità, un nuovo pianeta dove la vita è possibile.
E qui il film vira, portandoci tra il vuoto e il pieno dello spazio, alle folli leggi fisiche che lo regolano e che lo cambiano, in pianeti diversi e sconosciuti dove rimanere incantati e spaventati.
E qui inizia la vera avventura di Cooper, lunga pochi anni, forse, lunga decenni sulla Terra, dove il tempo continua a scorrere inarrestabile.
Nella sua angoscia di padre abbandonatore sta tutta la forza espressiva di un film che sa mescolare potenza d'immagine, di storia e quindi anche di emozione, con le ore che passano fameliche, mangiando per Cooper la possibilità di conoscere, di salutare, di dire addio ai suoi cari.
La speranza di trovare il pianeta giusto non si ferma, però, così come non si ferma la fantasia di Nolan che per noi immagina un pianeta composto di acqua, uno di roccia e neve, uno di fuoco, in cui inevitabilmente bruciarsi.
L'esplorazione dello spazio e delle sue leggi, prosegue mescolando azione, tanta azione, che fa scorrere adrenalina, con fughe rocambolesche, duelli e corse letteralmente contro il tempo.
In questo guazzabuglio fisico, tutto trova posto, che siano la quarta o la quinta dimensione, che sia l'istinto di sopravvivenza, i paradossi temporali o semplicemente la legge più forte di tutte, quella del cuore.
Nolan nel suo calderone mette tutto (umorismo compreso, grazie ai robot TARS e CASE), ma lo mette con intelligenza, non lasciando mai indietro lo spettatore, accompagnandolo per mano in questo mondo nuovo.
Nel farlo, volutamente o meno, fa ripensare ai silenzi carichi di paura di Gravity, cita Kubrick, fa scorgere perfino un po' di Doctor Who (impossibile non pensare all'episodio The girl in the fireplace).
Nel farlo, soprattutto, incanta, con una fotografia sublime, che lascia senza parole oltre che senza fiato, con una colonna sonora pomposa come solo Hans Zimmer ci ha abituato.
In tutto questo, poi, si muove Matthew McConaughey che gigioneggia alla grande, dimostrando ancora una volta tutte le sue potenzialità, e si muove pure una Anne Hathaway fragile e forte allo stesso tempo, e una Jessica Chastain un po' relegata ma non per questo meno importante.
Nolan vince per me la sua scommessa, e nonostante dubbi e incongruenze, dopo il mondo profondo e infinito dei sogni, ci porta nel profondo e nell'infinito dello spazio, con poesia, con Dylan Thomas e con la certezza che a legarci, in tutti i nostri giri vorticosi, in tutte le nostre possibili cadute, è un filo che non si spezza, il filo dell'amore e che no, non è possibile andarcene docili nella buona notte.
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