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Interstellar

Creato il 12 novembre 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Interstellar_Poster_Italia_02_midC’era una volta Kubrick. Ora Nolan si spinge oltre

Ambizioso, audace, complesso, emotivo ed empatico. L’Interstellar di Nolan viaggia verso l’ignoto e l’imponderabile. Una pellicola contraddistinta da una vivace struttura narrativa e da un originale e unico stile registico.

Una piaga sta uccidendo i raccolti della Terra da diversi decenni. L’umanità è in carenza di cibo e quasi tutti sono diventati agricoltori. L’ex-astronauta Cooper scopre grazie all’intuito della figlia che la Nasa è, in gran segreto, ancora attiva e che, vicino a Saturno, esiste un gigantesco warmhole, che conduce a galassie sconosciute. Qualcuno dovrà recarsi lì per verificare l’esito di tre diverse missioni partite anni prima e Cooper accetta l’incarico perché quello è l’unico modo per dare una speranza di futuro ai suoi figli.

Nolan gioca a carte scoperte, basa il suo film su teorie (relatività e gravità, warmhole e buchi neri) più o meno plausibili e ci costruisce attorno un puzzle narrativo, che piega al suo volere il tempo e lo (iper)spazio. Il risultato è un film dalle emozioni palpabili, dal sentimentalismo trascinante e caratterizzato da un’intensa tessitura umana. Difatti Interstellar ha la capacità di fondere (senza mai perdere la bussola) teoria e concretezza, di accattivare con lo straziante disegno di una natura che respinge l’umanità (in una prima parte dal carico emotivo lodevole) per poi staccarsi da terra e inoltrarsi nello spazio profondo. E tutto ciò avviene grazie alla consapevolezza del regista di essere in grado di mantenere alta la tensione e la concentrazione da parte dello spettatore, di saperlo trasportare in una dimensione sconosciuta, inverosimile, nella quale tutto è concesso e accettato. È questa consapevolezza che permette al regista di essere ambizioso e audace, di oltrepassare laddove Kubrick (e i suoi monoliti) si era dovuto fermare. In questo modo Nolan costruisce un’opera complessa dal punto di vista tematico e teorico, ma allo stesso tempo non perde di vista difetti e pregi di un’umanità sull’orlo della rovina, che è dovuta tornare indietro (a una vita bucolica, privandosi del dispendioso e maligno progresso) per potersi permettere di guardare a un futuro (conservativo) pregno di speranza.

Fantascienza pura con sprazzi di sane e coinvolgenti emozioni, Interstellar è un puzzle ben assemblato e sottolinea (se ce n’era bisogno) l’idea di cinema di Nolan. Muovendosi abilmente tra due dimensioni temporali diverse, che si sfiorano, si condizionano e si interscambiano, il regista mette in scena una manipolazione temporale senza eguali, precisa e mai raffazzonata. Nulla è casuale, banalizzato o lasciato senza risposta. Seppur inverosimile, Nolan la risposta la dà, non lascia in sospeso niente: ha l’audacia e il carisma per spingersi oltre e costruire un microcosmo cinematografico privo di puerili esercizi di stile, ma completo, complesso probabilmente, e a esclusivo uso e consumo dello spettatore affamato. Inoltre non si è di fronte solamente a un dettagliato puzzle narrativo (nel quale i personaggi sono disegnati con intensa partecipazione), ma anche a un livello tecnico elevato, nel quale gli effetti speciali non sono mai fini a se stessi. Difatti le bellissime e silenziose ballate dell’Endurance nello spazio estremo sono esempi di altissimo cinema e di visionaria ambizione.

Nolan consegna al pubblico un film che riscrive il genere fantascientifico, che fa leva principalmente sull’introspezione caratteriale e la diversità di ogni essere umano. Il regista ci consegna le chiavi della speranza (il progresso), l’ambizione umana (guardare oltre l’orizzonte) e li misura grazie al sacrificio, all’amore e al coraggio. Interstellar è un prodotto che fa riflettere, che fa scaturire il dibattito e che fa parlare di sè costantemente, come un moto perpetuo, un loop costante e infinito.

Uscita al cinema: 6 novembre 2014

Voto: ****1/2


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