Interstellar

Creato il 17 novembre 2014 da Siboney2046 @siboney2046

Finalmente sono riuscita a vedere l’ultima opera di Christopher Nolan, ovvero l’acclamato Interstellar, ovviamente al cinema perché certe pellicole devono essere viste solo al cinema. Proprio a tal riguardo un paio di premesse:
- innanzitutto un appello: caro amico bigliettaio, perché mi chiedi se voglio una fila in alto o a mezza sala se poi mi dai il posto a metà nonostante io ti abbia chiesto quella in alto? Non illudermi con la possibilità di scelta!
- in secondo luogo devo chiedere scusa ai bifolchi in sala con me: scusate per il mio tracimante odio nei vostro confronti e per tutte le maledizioni che vi ho mandato. Non è colpa vostra, è colpa mia che vado al cinema nel weekend, giornate biblicamente dedicate a voi ed alla vostra maleducazione, voi povere creature infime che non sapete guardare un film senza parlare ad alta voce e sghignazzare in continuazione o a fare commenti come foste il Morandini della situazione: è la vostra natura, lo so, colpa mia che continuo a sperare in un salto evolutivo dell’umanità [E se qualcuno si sente offeso da questa considerazione significa che ha la coscienza sporca!!]!

Detto ciò posso finalmente dedicarmi alla recensione del film. Io Nolan lo amo, ma proprio per davvero: non c’è un film che non mi sia piaciuto, compresi Memento ed Insomnia! Se c’è uno che ne sa a pacchi è lui, perché forse è uno dei pochi registi veramente capaci di coniugare un colossal con un film di spessore, e anche in questo caso, sebbene non siamo proprio i livelli di Inception, il suo talento si vede e si sente.

Prima di tutto vorrei fare alcune precisazioni. Per chi non si fosse accorto Interstellar è un film di fantascienza. Se l’obiettivo fosse stato quello di dare una reale rappresentazione di un viaggio nelle galassie non lo avremmo visto al cinema ma su Raiuno e il protagonista non sarebbe stato Matthew McConaughy ma Piero Angela. Sembra che in sala fossero tutti astrofisici, impegnati a commentare il presunto realismo delle scene nello spazio, senza neanche conoscere la differenza tra peso e massa! Se quello che cercate è realismo, potete sempre iscrivervi a Fisica e fare poi domanda di assunzione alla NASA, ma sappiate che almeno dovete imparare a fare le divisioni con divisore a due cifre. Un film non è fatto per educare ma per intrattenere, tanto più se si tratta di FANTAscienza. Ora, a meno che non abbiate fatto un giro in un buco nero nelle vostre ultime ferie, non credo possiate dire cosa c’è o non c’è lì dentro: godetevi il film e tutto quello che i fratelli Nolan hanno voluto buttarci dentro.

Andando al sodo, a me il film è globalmente piaciuto. Non ai livelli di Inception, che mi ha letteralmente tenuto incollata alla poltrona da cui non volevo staccarmi neanche alla fine dei titoli di coda, però posso dire senza troppe remore che si tratta di un gran film, tanto più che le quasi tre ore di proiezione mi sono passate davanti senza che mi accorgessi delle lancette dell’orologio che giravano (sarà stata la relatività!… battutaccia, chiedo venia).
Ci sono degli aspetti del film che non sto neanche qui a commentare perché si danno per assodati nella poetica nolaniana: dal magistrale uso di musiche e score (Hans Zimmer, mi dicono) all’insuperabile gusto per la fotografia. La mia sensazione è stata per tutto il film di estremo realismo, sia nelle scene ambientate nei ghiacci dei mondi possibili che quelle nel vuoto dello spazio, di cui è più che evidente l’eredità di Kubrick (più che un’emulazione, come ho letto da qualche parte, io lo trovo un raffinato omaggio a 2001: Odissea nello spazio).

Quello che poi apprezzo dei film di Nolan, ed Interstellar non è da meno, è la capacità di coniugare con una tenerezza che sembrerebbe quasi aliena ad un uomo la tematica del film apocalittico con le vicende strettamente umane di un padre. Al di là dell’imminente fine del mondo che viene messa in scena (e che io ritengo semplicemente un pretesto narrativo), quello che racchiude il senso del film è la dualità dell’essere umano: Cooper è tragicamente scisso dal suo dantesco istinto a scoprire cosa c’è oltre le colonne d’Ercole e l’incontenibile amore per i suoi figli, che da una parte lo lega a quel pianeta Terra che sta morendo e dall’altra lo spinge a cercare un nuovo mondo possibile dove i suoi figli possano avere un futuro senza polvere. Come in ogni lungometraggio di Nolan anche qui il protagonista è l’uomo, con le sue fragilità, le sue debolezze, la sua forza, mentre tutto il resto è un magniloquente contorno, uno strumento ogni volta diverso ma con l’univoco scopo di mettere a nudo quell’umanità. E anche stavolta ci riesce, complice un gigantesco Matthew McConaughey, che ancora una volta mostra quello di cui è capace (e che già con Killer Joe e Dallas Buyers Club mi aveva fatto dimenticare le sue performances nei chick flick movies).

Ora io non mi reputo una donna di scienza, ma ho comunque alle spalle un background ingegneristico e nonostante ciò mi sento soddisfatta di questo film, che sarà anche pieno di inesattezze ed approssimazioni ed esagerazioni, ma ripeto, è solo un film, un bel film, con una storia, dei sentimenti umani ed una raffinata bellezza per l’occhio che poche pellicole dello stesso genere possono vantare.


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