Ferdinando Menendez, classe 1988, è architetto e designer basato a Torino dove ha frequesntato il Politecnico dopo la Central University of Venezuela. Ordinary Young Man è il suo modo di parlare con le illustrazioni, di raffigurare i sentimenti attraverso le immagini, un progetto semplice quanto diretto che da libero flusso alle proprie emozioni. Dopo aver scoperto i suoi lavori su instagram, vi proposto di seguito una breve intervista.
Chi c'è dietro a Ordinary Young Man? e come sei diventato illustratore?
Dietro
a Ordinary Young Man ci sei tu, ci sono io, c’è il tuo vicino di casa o
anche qualche nostro amico dell’infanzia. Lui non è nessuno, ma allo
stesso tempo è tutti. La verità è che se qualche volta ti sei sentito
rappresentato dai suoi sentimenti, allora lui è anche te.
Sarà molto
difficile che dalla mia bocca escano le parole “sono un illustratore”,
perché non potrei, in questo momento, considerarmi tale. Sono
semplicemente una persona che ha un progetto d’illustrazione, che è nato
dal bisogno di sfogare, in qualche modo, i pensieri che a volte
perseguitano la mente. Dal primo giorno mi sono reso conto che
l’illustrazione è il mezzo più profondo e sentimentale di tutti. Ed è
stato proprio quello di cui avevo e ho ancora bisogno.
Qual è l'idea alla base del progetto e cosa vuoi trasmettere con le tue illustrazioni?
L’idea
è rappresentare dei sentimenti ordinari attraverso elementi
straordinari, usando però la minor quantità di linee possibili. E’ un
processo strettamente legato alle emozioni. Se un’illustrazione
rappresenta la tristezza, è perché probabilmente è stata fatta mentre
sentivo ciò. Lo stesso succede con il resto: gli impulsi, gli
animi e le sensazioni sono la fonte d’ispirazione.
L'universo,
lontano ma anche vicino, la realtà e il sogno, è un tema ricorrente nei
tuoi lavori, mi puoi raccontare il suo significato?
Ci sono,
in effetti, alcuni elementi che ormai relaziono a certi tipi di
emozioni: l’infinità dell’universo, per esempio, rappresenta la parte
positiva dei miei personaggi, i loro sogni, l’immensità che hanno dentro
loro stessi; gli uccelli e le farfalle descrivono il senso di libertà; i
mostri raccontano le paure, le ansie, le paranoie, sempre più
ricorrenti. Gli elementi potrebbero ben essere pochi, ma cambia sempre
il modo in cui vengono usati.
I tuoi disegni esternalizzano
emozioni, quello che proviamo e che spesso facciamo fatica a
trasmettere, attraverso il tuo "Ordinary Young Man". Come trasformi
queste sensazioni in immagini?
E’ un processo che coinvolge
tutto te stesso e non solo la tua testa o la tua mano. Bisogna capire –
ma capire sul serio – ciò che stai sentendo e la situazione per la quale
stai passando. Aggiungi poi un po’ d’immaginazione e il resto è una
semplice catarsi. Non sono mai stato bravo a parlare di me e di ciò che
posso o non sentire. L’illustrazione, quindi, mette le parole dove più
ne ho bisogno, ed è questo il bello.
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