Dopo la lettura dei suoi meravigliosi romanzi e dopo la disponibilità che ci ha concesso. In questa giornata uggiosa prendiamo un Tè con...
V.G. Certo che mi va. Sono sempre felice di prendere un tè con delle amiche come voi.Iniziamo…
Pronta! F.B. Ho letto due dei tuoi romanzi “Un amore di fine secolo” e “La Traversata” che sarebbeun prologo del prossimo romanzo, inerente ai protagonisti del primo libro. Come ti è venuta l’idea di ambientare un romanzo alla fine dell’Ottocento? F.B. Ci sono scrittori che scrivono di notte, altri che si dedicano alla scrittura nei momenti più impensabili. Tu che tempi hai? Quanto tempo dedichi alla scrittura?
F.B. So che hai scritto anche altri romanzi, pur non avendoli letti, parlaci in poche parole di loro.
F.B. Cosa ci riserverai in futuro? Ti stai dedicando ad altri scritti?
A breve avremo tue notizie?
F.B. Grazie di essere stata con noi e in bocca al lupo!V.G. Grazie di questa bellissima intervista Rosa, del tè e dell’amicizia che mi avete offerto.In quanto al lupo… crepi! (poverino)
1 gennaio 1900, al largo della Costa Orientale degli Stati Uniti
«Mr Benton, l’accompagno al suo posto al tavolo del comandante.»
Con un piccolo cenno di ringraziamento, Ken seguì lo steward nella sfarzosa sala da pranzo dell’Oceanic II, tutta marmi, specchi e lampadari di cristallo, sino al tavolo centrale imbandito con una tale quantità di bicchieri e posate da mettere probabilmente in soggezione più di un commensale. Durante la traversata avrebbe diviso i pasti con il comandante, Mr Cameron, il suo vice, il medico di bordo e una ventina di passeggeri di prima classe, considerati, per varie ragioni a lui poco comprensibili, importanti. Ne aveva ricevuto l’elenco completo solo pochi minuti prima dal valletto che era andato a prelevarlo nel suo alloggio, per scortarlo, come un secondino, sino alla sala da pranzo: un trattamento di riguardo per i viaggiatori importanti che occupavano le suite del ponte principale del transatlantico. In realtà, Ken aveva sperato di poter trascorrere i cinque giorni della traversata da solo, a elaborare la delusione e a piangere sulla sua vita che non sarebbe trascorsa al fianco della donna che ancora amava disperatamente. E invece… era stato catapultato in un mondo dove gli obblighi sociali sembravano essere ancora più assillanti che sulla Quinta Avenue. Forse, a pensarci meglio, da domani avrebbe deciso di consumare tutti i pasti chiuso nella sua cabina, servito da Jim, il suo valletto. Forse ci sarebbe rimasto per tutti e cinque i giorni, chiuso nella sua cabina.