Magazine Cultura
come vi avevo annunciato l'intervista di oggi è stata fatta a Barbara Risoli, ahimè esordiente italiana che spazia dal genere fantasy a quello romance. Quindi un pò per tutte le salse...!! Dico ahimè non perchè scrive da cani ma perchè nonostante sia una bravissima scrittrice non ha avuto la possibilità di farsi conoscere come dovrebbe. Perciò faccio un'appello COMPRATE I LIBRI DI BARBARA RISOLI!!
No a parte gli scherzi ve la consiglio proprio!! Ho letto un suo libro e mi sono assolutamente innamorata dei due protagonisti. Descritti a meraviglia!! Sto adulando l'autrice in un modo pazzesco e poi mi dirà che poi si monta la testa ma credetemi E' DAVVERO BRAVA!!
La ringrazio per la somma pazienza, visto che lo fatta aspettare un'eternità prima di poter fare l'intervista e perchè ho continuato a scocciarla perchè non mi andava la mail. Oltre a questo è davvero una persona gentilissima e disponibile e sono stata molto contenta di poterla intervistare.
Potete trovare il post dedicato all'autrice e alle sue opere: QUI
Bene finite le premesse passiamo alla vera e propria intervista!! XD
Buona Lettura!!
Ciao Barbara. Benvenuta nel blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti ai lettori?
Cominciamo con la domanda più difficile. Ma come si fa a presentarsi così, a nudo? Che devo dire? Salve, sò la Risoli detta Rix, quella che fa pure i Book Trailers… no, non mi sembra professionale. Allora, sono Barbara Risoli, nata il, a… terribile!
Sentite, sono io, quella del titolo e scrivo perché mi piace, scrivo strano, insolito, esco dagli schemi, cerco rogna con voli pindarici, pubblico senza editing professionale, mi getto in pasto ai lettori, mi piace vedere le stelline su anobii salire, fremo ai commenti, rispondo alle provocazioni e ringrazio sempre chi cita il mio nome e chi mi legge. Mi piace scrivere perché mi porta distante, volo alto e poi radente, vivo al buio perché odio la luce, scrivo d’amore e non so se so amare. I miei uomini, quelli che invento, sembrano capaci di farsi adorare; le mie donne, quelle che scrivo, non sempre son simpatiche, ma reggono il confronto. Mi piace il riscatto di Spartaco, anche perché mi piace Spartaco, la vittoria dell’ingiusto o del reietto sulla giustizia presunta del mondo. Parteggio sempre per il più forte che se non lo è all’inizio lo diventa poi, non giustifico l’inettitudine. Che altro dire di me? Bah… passiamo alle altre domande, eh?
Cosa significa per te essere una scrittrice?
Tempo addietro ero solita affermare che scrivere è un po’ come vivere una vita parallela, descrivere luoghi che si rimpiangono o che non si ha mai avuto il piacere di visitare pur desiderandolo. Scrivere per me è dunque esistere su un piano diverso da questo che trovo tedioso, monotono e legato alle leggi degli Uomini che sono a volte senza senso e difficili da sopportare. ‘Biografie interiori’ definisco dunque i miei romanzi che raccontano di ciò che non siamo e di ciò che non vogliamo (parafrasando il grande poeta Montale).
Ci racconti un pò il tuo processo creativo?
La creatività è sempre stata parte integrante di me, ma quella del pensiero, perché a livello artistico d’impatto sono un disastro (un mio disegno potrebbe divertire molto). Scrivo da tempo, da quando avevo 14 anni, anche se il primo mio romanzo l’ho stilato a 16 (e, per la cronaca, ho 40 anni fino al 7 giugno, l’8 ne avrò 41… son precisazioni importanti queste!). Se mi si chiede qual è stato il processo in sé, beh… se devo dire la cruda verità, devo l’impegno nella scrittura alla dattilografia. No, non è una battuta, è la mera verità: sono ragioniera, ma al primo anno mi son trovata a rischiare un esame a settembre in dattilografia. Gli esercizi del libro erano di una noiosità disarmante, sulla macchina da scrivere mi ci addormentavo. Allora mi son messa a scrivere un romanzo senza badare agli errori, scrivevo e basta, battevo come una pazza. Portavo i fogli scritti di sera a scuola e li leggevano all’ultimo banco. Il romanzo è piaciuto e il 10 in dattilografia m’ha salvato dall’esame. Questo l’inizio, forse insolito, ma ottimo espediente per non smettere più e così sono andata avanti scrivendo in pochi anni dieci romanzi, alcuni decisamente da censura (nel senso che sono schifezze, obiettivamente), altri… beh, sono stati pubblicati e li state leggendo.
Quali sono i libri che preferisci? Quelli che ami rileggere?
I miei due cult sono diametralmente opposti (come ogni cosa di me del resto), il primo in assoluto è l’Odissea di Omero che amo e rileggo sempre volentieri (il mio amore per Ulisse non è un mistero), il secondo è Via col vento che trovo la più bella storia di rancore, un esempio di romance (mi si concede il termine?) completamente fuori dalle righe. I due protagonisti così insoliti mi hanno sempre affascinata, anche se certe smancerie le avrei evitate, ma lungi da me penalizzarlo per questo, resta un capolavoro del genere. Se poi andiamo a ravanare in altri classiconi, Dante è messo sul piedistallo e come poeti Foscolo e Leopardi li adoro. Nei contemporanei, senza dubbio Montale (che ho già citato) dà un valente esempio di ermetismo secco nel quale io amo immergermi in certi momenti della mia vita.
Senza stare a fare tanto la splendida acculturata, leggo con molto fervore il genere horror che non potrei e non saprei scrivere. Il problema è che non è facile spaventarmi, però mi piace cogliere il talento in certi autori italianissimi e sottovalutati. Ultimamente anche il thriller e il giallo mi affascinano, altro genere che trovo davvero difficile da scrivere e tanto di cappello a chi ci riesce.
Spiegaci come è maturata l'idea per il tuo romanzo Il veleno del cuore e per il seguito La giustizia del sangue.
Eh, IL VELENO DEL CUORE ha dei risvolti biografici, c’è qualcosa della mia vita in questo romanzo, c’è qualcosa di me, poco forse… ma l’idea è nata da un’esperienza vissuta che ho arzigogolato a tal punto da non poter distinguere i punti focali, ma poco importa, il risultato mi ha pienamente soddisfatta. Il seguito LA GIUSTIZIA DEL SANGUE, in realtà era un’idea che avevo in testa da molto tempo. Della storia io amo i risvolti oscuri, quelle parti che danno adito a più possibilità, i misteri insoluti, le cose strane, le assurdità storiche insomma. Ebbene, rivoltare le convinzioni mi diverte e la convinzione che regge la trama di questo romanzo era allettante ribaltarla, no? Mi servivano due personaggi senza scrupoli, crearne di nuovi rispetto al Veleno del cuore sarebbe stato ripetitivo, allora ho preso Venanzio ed Eufrasia e li ho fatti lavorare un po’.
Ho letto che per scrivere Il veleno del cuore ci ha impiegato (incluso il tempo per la revisione) solo 10 giorni. Come hai fatto? Quando e quanto hai scritto?
Una settimana, non 10 giorni. E’ stato un fiume in piena. Ricordo che era estate, una di quelle estati che io detesto, caldissima, assolatissima, sudatissima, una schifezza per il mio carattere ‘transiberiano’. Unico refrigerio, la notte e di notte ho scritto, sulla terrazza, con la luna e le stelle, una cosa romanticissima… e faticosissima. Mi ci sono buttata a pesce, mi ci sono emozionata, ho anche cancellato metà romanzo per riscriverlo di sana pianta. Insomma, fare le tre di notte per una settimana mi ha poi soddisfatta. Del resto io sono solita scrivere di notte, il giorno non mi ispira molto, lo trovo stancante e troppo luminoso, un po’ come un vampiro… incenerisce le mie idee.
Nella tua duologia incontriamo due personaggi straordinari. Con un carattere molto particolare, ma anche molto realistico che restano stampati nella memoria di chi legge le loro avventure. Come sono nati Eufrasia e Venanzio?
Che restino stampati nella mente di chi legge non può che inorgoglirmi e finirò con il montarmi la testa (cosa assai improbabile, tranquilli… fossi più superba!). Eufrasia, se vogliamo metaforizzare il concetto, nasce da quella parte di me che è rabbia, vittimismo, senso di ingiustizia subita, freno interiore in ottemperanza alle leggi ed all’onestà. Posso affermare senza vergogna che Eufrasia è ciò che in fondo vorrei essere (non in tutto e per tutto, stiam parlando di un romanzo, oh!), cioè un po’ più fredda, un po’ più calcolatrice, meno attenta ai bisogni degli altri a scapito dei miei, insomma… ecco un esempio di biografia interiore, qualcosa che non c’è ma che potrebbe essere.
Venanzo è l’uomo ideale, quello che risolve i problemi e che per farlo non si fa troppi scrupoli, quello che ama incondizionatamente senza tuttavia perdere quella sua vena maschile che mi affascina proprio perché assente in una donna. Venanzio è il bastardo che si piega senza spezzarsi per amore, quello che non batte ciglio davanti alla nefandezza e che è capace con valore di salire una china gravosa. Il suo personaggio è anch’esso legato a qualcosa di vero nella mia esistenza.
Come mai hai scelto hai scelto nomi così particolari?
Non mi si conosce qui, lo so. Ma io son quella dei nomi strani, il nome comune con me non prende e se lo uso (facile riscontrarlo leggendomi) lo riservo a personaggi poco colorati, a comparse o a inetti. Non mi si chieda perché, è sempre stato così. Amo i nomi insoliti, il mio preferito è Arduino e sono riuscita a chiamare mio figlio Edwin! Credo che il nome fuori dalle righe sia come un volto, resta impresso. Ma chi dimentica uno che si chiama Venanzio o una che si chiama Eufrasia? E se poi sti due cambiano identità e si chiamano Stolfo e Zoraide… è l’apoteosi.
Uno scoop… il mio prossimo protagonista si chiamerà Folco.
Hai intenzione di scrivere un ulteriore libro con protagonisti Venanzio ed Eufrasia? Oppure che vede protagonisti uno dei loro figli?
Beccata! Si… avrei questa intenzione, solo che devo documentarmi un po’ sul decennio che segue la fine de La giustizia del sangue e trovare, come mio solito, una breccia di mistero dove infilare l’arguzia e la capacità dei due protagonisti. I loro figli saranno grandi, uno di loro avrà 18 anni… e ha dei conti in sospeso in Francia, sentimentali e personali… non dico altro.
Perchè scegli come ambientazione la Francia durante la Rivoluzione Francese?
Dire che amo la Rivoluzione Francese sarebbe folle, non si può amare una guerra perché di guerra si è trattato. Ciò che mi affascina di quel periodo terribile è la negatività dello stesso pur nell’osannata positività degli intenti. Certo, con la Rivoluzione sono stati abbattuti non pochi baluardi dell’ingiustizia umana, ma il prezzo è stato alto, troppo e l’uomo ha raggiunto allora il più basso livello che lo ha avvicinato alla bestia (anche se ritengo le bestie degne del rispetto più di certi uomini). Il mio romanzo lo denuncia questo, credo che chi lo ha letto ne abbia colto il messaggio.
Come ti è sorta l'idea di un finale alternativo per le sventure del piccolo re di Francia?
No, sono sincera. Che Luigi XVII sia sopravissuto sono in molti a sostenerlo, vi sono dei siti che proclamano la legittimità di un erede e vi sono tombe che attestano la morte successiva del re rispetto alla Storia. Nel 2004 è stata tagliata la testa al toro con un esame del DNA del piccolo cuore mummificato presumibilmente appartenuto al piccolo re, ma io non son convinta essendo stato fatto un test mitocondriale. L’idea di realizzare una storia che lo salvasse (lo possiamo dire?) in realtà è frutto del mio costante desiderio di cambiare le carte in tavola in barba a chi dice di essere giusto senza esserlo affatto.
Ci parli un pò anche degli altri libri?
A parte una prima pubblicazione nel 2006 andata a pallino, nasco come autrice edita con il fantascienza LA STIRPE, nel quale ipotizzo che i soggetti Down (trisomia 21) siamo i veri terrestri e come tali capaci di salvare l’intero universo con una sola goccia del loro sangue. Successivamente pubblico L’ERRORE DI CRONOS ed il sequel LA GRAZIA DEL FATO, genere mitologico fantastico con ambientazione nella Grecia antica, quella micenea per l’esattezza dove i greci erano chiamati Achei, insomma nel periodo della guerra di Troia per intenderci.
A quale delle tue opere sei più affezionata? Perchè?
Beh, L’ERRORE DI CRONOS è il mio romanzo del cuore. Scritto a 16 anni, sostanzialmente non è mutato in ultima stesura, nel senso che la trama è rimasta invariata, mentre lo stile e gli errori ovviante sono stati modificati. Amo questo romanzo perché ha colmato giorni molto difficili, quelli adolescenziali per un carattere come il mio, sempre in contrapposizione con la normalità di pensiero. Per questo forse definisco i miei romanzi biografie interiori, perché quando lo scrivevo vivevo davvero, con l’impeto della gioventù, in un altro mondo e vedevo nitidamente ciò che descrivevo, compreso il protagonista che evidentemente sa farsi amare come lo amavo io!
Con L'errore di Cronos ti sei cimentata in un fantasy mentre con Il veleno del cuore in un historical romance. Come mai scegli due generi così diversi?
Come detto, mi cimento pure con la fantascienza. Sul fantasy, c’è da dire che non è classico, il fattore fantastico sta in una traslazione nel tempo. La mia capacità (oso?) di saltare da un genere all’altro è forse dovuta al fatto che caratterialmente ho mille interessi e posso fare altrettante cose contemporaneamente. Amo scrivere e amo molte cose, un connubio perfetto… per certi versi.
Com'è stata la tua esperienza di pubblicazione?
Bah, soddisfacente. A parte qualche sbavatura che non dico per non annoiare, posso ritenermi soddisfatta anche se, onestamente, senza star lì a nascondermi dietro un dito, credo di avere la maledizione delle vendite. Non credo di vendere molto… però chi compra è sempre molto soddisfatto e io vivo di questo.
Hai progetti per il futuro?
Tanti! Devo completare la trilogia della SAGA DEL TEMPO (il fantasy mitologico di cui ho parlato), devo scrivere un romance pseudo (attenzione: pseudo) paranormale in ambientazione transilvana (niente vampiri), devo scrivere un romanzo escatologico e… può bastare? Cosa? Il terzo libro delle avventure di Venanzio e Eufrasia? Si, c’è anche quello in cantiere.
Hai blog o siti dove possiamo seguirti
Niente sito, non saprei neppure da dove iniziare e non credo di poter vantare un pubblico così vasto da metter su uno di quei forum tutto discussioni e topic… finirei con il parlare con me stessa, ih! Ho il mio blogghino http://risolibarbara.splinder.com ed il suo gemello http://ilsovranolettore.splinder.com
Entrambi molto carini come grafica (che invito a guardare) realizzati da DLGraphic.
Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Si, una cosa la vorrei dire. Le pubblicazioni ultimamente sono meno ostiche rispetto ad un tempo, le possibilità sono infinite, i contatti numerosi. Forse a tratti pubblicare è facile, ma c’è una cosa che uno scrittore non deve dimenticare mai: il successo, quello vero, il valore, quello vero, il talento, quello vero solo una persona li può sancire: IL LETTORE che per me è sovrano. Forse non tutti lo sapevano questo. E mi si permetta di ringraziare per questa intervista, nonchè per la rilevanza che la stessa mi dà dopo un bellissimo articolo su di me. Amo rispondere alle domande, mi permette di avvicinarmi, pur virtualmente, a coloro che potrebbero così interessarsi alle mie storie.
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