Intervista a Biagio Russo di Giovanni Pelosini
- Puoi spiegare che cosa ha spinto un musicista che lavora in banca a fare una ricerca di così grande portata sulle origini dell’uomo? Quali delle tue competenze professionali ti hanno aiutato nello studio?
Sicuramente saprai che la musica è matematica e che sulla matematica si innestano tutte le operazioni e le conoscenze bancarie. Fin qui nulla di nuovo, ma a chi ha letto il mio libro non saranno sfuggiti concetti matematici come coincidenza o il ricorso costante alla schematicità e segmentazione degli argomenti, tecnica decisamente utile per affrontare ogni problema con ordine e metodo. I miei studi tecnici, quindi, e ancor più la passione crescente per i temi trattati sono stati i miei fondamentali compagni di lavoro.
- Qual è stato il primo indizio che ti ha aperto la strada della ricerca?
Più che di indizio direi che si è trattato di maturazione. Io mi sono avvicinato con curiosità al mondo del mistero all’età di circa 13 anni. Il primo libro che ho letto è stato Non è terrestre di Peter Kolosimo, a cui ne sono seguiti tanti altri. Penso che quando si è giovani si crede un po’ a tutto senza rifletterci sopra, spinti unicamente dalla voglia di sapere, e così è stato anche per me fino a quando, ormai adulto, mi sono trovato davanti un ostacolo che ha sgretolato le mie “certezze”: il dubbio. Mi sono chiesto, ripetutamente, se tutto ciò che avevo letto fino a quel momento fosse più o meno vero. Non potevo rimanere in quello stato di incertezza, quindi ho iniziato le mie ricerche.
- Che tipo di studi sono stati necessari per avvicinarti agli antichi testi sumeri?
Una premessa mi sembra necessaria, non ho lauree come sumerologo o assiriologo da poter esibire. Ho come “lasciapassare” solo gli studi compiuti in tanti anni come ricercatore autodidatta sulla lingua sumera, sulle traduzioni, ecc. mediante l’uso di tutti gli strumenti didattici e non, reperibili a tal fine, i quali mi hanno consentito l’accesso a questo mondo straordinario ma relegato un po’ ai margini della cultura ufficiale.
- Qual è il tuo metodo di lavoro e di ricerca?
Come ti dicevo, la mia preparazione tecnica mi aiuta molto nel modo di trattare ogni argomento di ricerca. Oltre alla schematizzazione di massima, alla valutazione e alle verifiche ripetute di ogni singola informazione a cui pervengo, la caratteristica che forse più mi appartiene e che ritengo mi sia particolarmente utile è ricercare in ogni direzione possibile, senza porre limiti o pregiudizi verso alcunché, liberamente.
- Puoi spiegare in breve quali sono i punti fondamentali della tua teoria?
È difficile estrarre dalle conclusioni delle mie indagini dei punti fondamentali poiché ritengo che sia tutto strettamente collegato. Posso dire, però, che la mia rilettura del Peccato originale e le conseguenze che ne sono derivate per l’uomo rappresenti un punto nodale che apre a nuovi orizzonti.
- Che l’Homo sapiens sia frutto di una manipolazione genetica è una teoria che Zecharia Sitchin ha divulgato, seguito da molti altri saggisti stranieri e recentemente dall’italiano Mauro Biglino; in che cosa le tue conclusioni divergono dalle loro?
Le differenze con Sitchin sono diverse e direi anche sostanziali. Pur partendo da fonti e temi uguali, lo sviluppo e le analisi delle mie ricerche mettono in luce evidenti differenze che riguardano in particolare gli Angeli, il Serpente biblico, il significato più recondito del Peccato originale, la “creazione” dell’Homo sapiens, le origini scomode ma storicamente possibili del popolo sumero e nondimeno la natura delle divinità. Inoltre, ad ogni deduzione, ogni risultato, ogni risposta agli interrogativi che man mano pongo davanti al lettore, ho voluto fornire tutte le fonti e i riferimenti di ricerca, affinchè tutti potessero verificare o approfondire. Ed anche questa mi sembra una differenza sostanziale, oltre che di metodo.
Come sottolinei giustamente nella tua domanda, Sitchin è stato un grande divulgatore delle conoscenze appartenenti al popolo Sumero, ma non gli attribuirei le traduzioni di quelle stesse conoscenze poiché erano già state effettuate diversi anni prima da grandi sumerologi di levatura internazionale e quindi già disponibili al suo tempo. E laddove le traduzioni sitchiniane divergono rispetto ai testi ufficiali, ci troviamo di fronte a soluzioni più artificiose che realmente corrispondenti alla sostanza delle traduzioni letterali.A Mauro Biglino riconosco la competenza nelle traduzioni dell’ebraico, ma per quanto riguarda il Sumero, campo di studio in cui si sta affacciando ora, egli si rifà molto a quanto ha scritto Sitchin in questi anni, incorrendo, a mio parere, nelle stesse incongruenze e zone d’ombra lasciate da questi.
I due studiosi hanno comunque in comune la stessa propensione nel ritenere che le antiche divinità abbiano origine extraterrestre, ipotesi di cui non sono convinto, pur ritenendola possibile.
Devo puntualizzare, infine, che Mauro Biglino, nell’ultimo suo libro ha riportato diversi risultati delle mie ricerche; quindi, constato con piacere che si è avvicinato alle mie conclusioni, ha ridotto le divergenze tra di noi, ma rimaniamo ancora lontani.
- Che cosa successe sul nostro pianeta circa 350.000 anni fa?
Due tra gli antichi testi di letteratura sumero-accadica, Il poema di Atrahasis e il poema Enki e Ninmah, espongono un episodio il cui epilogo, non più di cinquanta anni fa, non avremmo saputo descrivere appropriatamente con le parole a nostra disposizione. Solo grazie alle recenti scoperte scientifiche, oggi noi possediamo gli strumenti interpretativi e lessicali per configurare ciò che i poemi ci raccontano, cioè la descrizione delle fasi di una moderna manipolazione genetica effettuata, in quel tempo remoto, su un primate ad opera degli Anunnaki. Quell’ignaro primate era il progenitore più prossimo dell’uomo moderno.
- La civiltà che ha preceduto la nostra era “umana”? Che idea ti sei fatto di questi antichi “Dei”: se non erano extraterrestri e non appartenevano alla nostra specie, chi erano biologicamente, qual era la loro origine?
I Sumeri descrivevano i propri creatori come aventi sembianze antropomorfe con qualità umane, difetti e pregi umani; in altre letterature antiche provenienti sia da oriente che da occidente si fa costantemente riferimento ad esseri antropomorfi dalle grandi capacità e con conoscenze scientifiche e tecnologiche tali da essere temuti e adorati. Biologicamente, senza addentrarmi troppo nella trattazione, tutto lascia pensare che fossero in una qualche misura compatibili con il primate terrestre o comunque capaci di superare una tale difficoltà. Per quanto riguarda la loro natura, gli elementi di studio mi conducono a dare più probabilità ad una loro appartenenza a remote civiltà terrestri, evolutesi e scomparse ciclicamente sul pianeta; manufatti e monumenti straordinari testimoniano il loro passaggio. Non mi sento però di escludere nella totalità una possibile natura extraterrestre o contaminazioni avvenute nel corso dei millenni.
- E quali erano le loro conoscenze, le loro tecnologie, la loro filosofia di vita?
Conoscenze e tecnologie elevatissime. Molto discutibili però la loro filosofia e la loro etica.
- Esistono ancora i discendenti degli antichi “Dei”? Quando abbiamo perso le loro tracce sulla Terra? Che cosa rimane di loro, oltre al ricordo narrato negli antichi testi?
Sono convinto che esistano loro discendenti mescolati tranquillamente tra gli umani, senza troppo timore di essere scoperti. Del resto, siamo o non siamo “a loro immagine e somiglianza”?
GP