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Intervista a Carol Gianotti

Creato il 10 maggio 2010 da Paolo Franchini

Intervista a Carol GianottiNome: Carol
Cognome: Gianotti
Anno di nascita: 1982
Ultimo lavoro: Tela 3 di 5
www.loudandproud.it

Vai avanti tu, hai carta bianca.
Bambina strana. Adolescente in prima linea, ex crociata dal carattere difficile, egocentrica e sfacciata, amante degli eccessi e della vita, che divoravo a grandi morsi, senza freni, senza paura. Con passione viscerale e con insensatezza; un’insensatezza che, credevo, equivalesse alla saggezza.
Poi le crisi, i conti da pagare, i cuori spezzati, compreso il mio. Una bella dose di auto distruzione e solitudine.
La ricerca di me, quando mi son persa, il tentativo affannoso di rincollare i pezzi che ho smarrito per strada. Ora sono legata mani e piedi all’arte, fonte inesauribile d’ espressione e di redenzione.
Amo l’arte contemporanea, la vivo e la produco, nel mare magnum delle mie esperienze e nel grigio dell’esistenza quotidiana, il colore sulle mani mi fa sentire viva.

Nausea
Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?
Volentieri. Sto lavorando ad una tela di 100x100cm. Terza di una serie di cinque Elementi.
La prima, NAUSEA, racconta le serate alcoliche attraverso un dripping nel quale prevalgono i verdi grigiastri desaturati combinati col bitume.
La seconda, BROWN CHOCOLATE, è una tecnica mista su imprimitura tradizionale, dove do corpo all’idea dell’oppio per mezzo della pittura informale, l’impiego di colori a olio, acrylici, oil bars, vernici satin, gesso e cioccolata in polvere.
La terza tela, alla quale sto lavorando adesso, si sviluppa su un fondo amorfo, bianco puro, dal quale emergono sulla destra due figure fantasmatiche di marionette antropomorfe, una donna tiene in braccio una bambina, gli abiti anni ’50. Il fondo è solo disegnato, un girasole appassito e palloncini fluttuano tra altre figure oniriche.

Hai mai ballato sotto la pioggia?
Ho ballato sotto la pioggia, ho sentito le gocce pungermi la faccia, le ho leccate, ho aperto i palmi delle mani per sentirla su tutto il corpo, e sono rimasta lì sotto fino ad esserne inzuppata. Era un temporale estivo, il cielo nero da una parte, chiaro dall’altra.

Esiste una fotografia che avresti voluto scattare tu?
Una fotografia non saprei, ma un quadro che avrei voluto dipingere di sicuro: The Ermits (Gli Eremiti) di Schiele.

Canzone preferita?
La mia canzone preferita è Rock is Dead di Marylin Manson.

Che rapporto hai con la televisione?
La guardo per addormentarmi, per rilassarmi, o per agitarmi, dipende. La accendo mentre cucino come sottofondo, intercambiabilmente con la musica. Trovo la tele-dipendenza un luogo comune, siamo tutti tele-dipendenti. Nel caso non lo fossimo, saremmo pc-dipendenti o musico-dipendenti, o quant’altro. Le dipendenze fanno parte della nostra cultura onnivora e qualunquista.
Gli individualisti non è detto che non la accendano, infondo siamo alla frutta, tette che parlano e opinionisti che emettono suoni incomprensibili, politicanti che fanno la tv e la tv che fa la politica, cocaina o barbiturici, tv o discoteca, tutto fa parte dell’insulso teatrino italiano.

Brown Chocolate
E col cinema?
Ottimo. Sono cresciuta a pane e Tarantino. Spazio con alto gradimento. Ecco la lista i miei film preferiti:
Pulp Fiction, Fight Club, Trainspotting, Four Rooms, Le Iene, Kill Bill 1, Kill Bill 2, Bastardi senza gloria, Frida Kalho, Basquiat, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, The Dreamers, Party Monster, Arancia Meccanica, Scarface, Carlito’s Way, Bronx, The Good Fellas, Spun, Sin City, Hostel, Marijuana l’erba proibita, Farenheit 9/11, Sycho, Bowling for Columbine, Super Size Me, Hamburger Nation, Walzer con Bashir, Human Trafic, The Snatch, The Libertine, Coraline e la porta magica, The Nightmare Before Christmas, La Sposa Cadavere, Chocolat, Profumo – Storia di un assassino
Film Blu, Film Bianco, Film Rosso, Sogni, Klimt, Confessioni di una mente pericolosa, The weather man.

Hai mai parlato per più di due ore al telefono?
Sì, mi ci sono anche addormentata al telefono. Ma ora mi scoccia, amo le telefonate lampo. Adoro anche le mail. Anzi, scrivetemi: [email protected].

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?
Si! Spesso dico “Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, “Zucche e meloni, le loro stagioni”, “Fin che ce n’è, viva il re”, “Alla sera leone, al mattino…”.

Poche righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?
Le uso, le abuso! Io “sento” attraverso l’arte, vivo di essa e della luce che c’è nelle cose, nelle anime, nelle idee e negli individui. Io vivo per coglierla e per riprodurla.
Il gesto, la vibrazione, la sensibilità queste sono le tre costanti. L’energia, questo è il passaggio. Amatemi o disprezzatemi, ma questo è ciò che sono, ciò che resta di me.

Ti sei mai rapata a zero?
Certo! Mi sentivo una piccola scimmia da inviare nello spazio… Rasata a zero, prima macchinetta, poi rasoio, l’acqua scivolava lasciando gocce come pioggia sui vetri appannati. Aiutandomi con uno specchio mi sono anche disegnata un teschio con l’indelebile. Volevo tatuarmelo. Non l’ho fatto solo perché non avevo denaro a sufficienza.

Quando scatti una fotografia, hai un “occhio osservatore” di riferimento oppure fotografi solo per te stessa?
Quando inquadro, guardo e osservo con lo stesso occhio col quale disegno.
Cerco l’inquadratura. Lavoro sia a random, centomila foto istintive, sia per un’unica foto, ponderata, pensata.
Non lavoro mai solo per me stessa, lavoro anche per me, ma soprattutto per raccontare qualcosa a qualcun’ altro; anche solo la figura umana, in tutti i suoi atteggiamenti fisici e psicologici.

Hai mai giocato a nascondino dopo i 18 anni?
Sì. Ma era un nascondino a due.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.
I tre oggetti sono la matita, la carta e l’accendino. L’aggettivo è DISUMANA.

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.
Fisicamente mi annoia aspettare in coda (medico, supermercato, posta, macchina…), mi diverte disegnare e non sopporto il ticchettio dell’orologio e il rumore del tronchesino.
Mentalmente mi annoiano le lacrime di coccodrillo, mi diverte la capacità di divertire e non sopporto i discorsi preconfezionati, triti e ritriti e l’ottusità di chi li promulga.

Stai già lavorando al tuo prossimo progetto? Se sì, ci regali un’anticipazione?
Un set fotografico. Body painting sul pancione di una ragazza incinta di otto mesi…

Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.
Chi sei e ce la farai?
Sono io, Carol, unica, splendente, imperfetta. E ce la farò, spaccherò tutto, la mia arte arriverà ai massimi livelli, lassù, sulla cresta del mondo.



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