Questa volta vi invito a leggere l’intervista di Ciro Pinto, scrittore e editor di Crisalide. Semplicemente bravo, gentile e simpatico, nonché professionale. Vincitore di premi letterari e pieno di idee!
Il tuo racconto Una mano per scrivere è molto crudo, con uno stile asciutto, si legge d’un fiato e arriva al punto come un proiettile: che cosa ti ha ispirato?
Innanzitutto grazie, Cinzia, dell’opportunità che mi offri di parlare di me sul tuo blog, ne sono davvero felice.
Sì, il mio racconto, Una mano per scrivere, inserito all’interno dell’Antologia Crisalide, è molto crudo, direi anche duro, come del resto la vita di un immigrato. Mi ha ispirato la visione quotidiana dei nostri extracomunitari che vivono tra mille disagi, molti di più di quelli che iniziamo a vivere noi, con la crisi ormai imperante. Posso dire che l’angolo d’osservazione da un punto estremo come quello di cui narro, può divenire come un grandangolo, utile a cogliere dettagli significativi.
Il ritmo è incalzante come un rap. Il finale lancia un duplice messaggio: la speranza come unico motore inesauribile della condizione umana e la grande forza dell’umanità, che risiede nella sua capacità di tramandarsi.
Com’è stata l’esperienza in qualità di editor di Crisalide?
Antologia di racconti
Un’esperienza intensa, qualificante ed estremamente formativa per me. Avevo già avuto modo di fare dell’editing, ma quest’occasione che ha riguardato ben 11 autori (il mio racconto è stato editato da Alessandro Vizzino) è stata interessantissima, ha consentito d’immergermi in tanti mondi e stili diversi. Ovvio che l’attività tecnica è stata molto ridotta, data la qualità dei testi e dei suoi autori.
Per finire, il coordinamento di tanti scrittori che non si conoscono tra loro se non virtualmente, per essere componenti di gruppi nei social network, ha richiesto un buon impegno da parte di tutti, anche se agevolato dal grande spirito di squadra che si è instaurato tra noi.
Prediligi scrivere racconti o romanzi?
Beh, ho iniziato scrivendo racconti, però devo dire che la stesura di un romanzo, con la sua architettura, i suoi flussi, dona un’emozione imperdibile per chi ama scrivere. È chiaro che entrambi i generi di narrativa hanno le proprie peculiarità e indici di difficoltà, ma mi trovo a mio agio in entrambi i casi.
Il problema di Ivana: una breve presentazione per chi non lo ha letto.
È un romanzo scritto di getto, in un mese circa. Il mio primo romanzo, scritto poco più di un anno fa e pubblicato con Edizioni Draw Up a Settembre del 2012. È strutturato come un thriller, di cui ha tutti gli ingredienti: mistero, intrigo e suspense. Parla di giovani, che alla soglia dei trent’anni si trovano a compiere scelte difficili e in qualche caso definitive. Delle difficoltà che vivono nel mondo di oggi, dove i riferimenti di sempre, famiglia, lavoro, politica e relazione sociale, stanno ormai vacillando, il tutto drammatizzato dalla crisi economica e di valori, che sta caratterizzando il difficile inizio di questo terzo millennio. Parla di amore, quello classico tra un uomo e una donna e, nel senso più lato, quello per la famiglia, per la propria terra, per se stessi. È ambientato tra Milano e Cetona, un posto ameno della Val d’Orcia. Ivana è lo snodo strategico della storia e rappresenta il fulcro principale della vicenda.
Perché hai deciso di partecipare alla pubblicazione di Crisalide?
Perché mi ha affascinato l’ingaggio. Scrivere della crisi, coniugando le difficoltà che crea con quelle proprie di chi ama scrivere e vorrebbe essere letto. Perché avrei avuto modo di conoscere tanti altri autori, tra cui te, per esempio, che sicuramente mi avrebbero arricchito, e così è stato.
Lo rifaresti?
Certo, rifarei tutto della mia vita, non rinnego niente, nemmeno gli errori, figuriamoci in questo caso in cui tutto è stato sicuramente positivo.
Come sei arrivato alla scrittura e cosa rappresenta nella tua vita?
La scrittura è stata, all’inizio della mia vita, l’unico modo che riuscivo a utilizzare per esternare le mie emozioni. Ricordo che sin dalle elementari amavo riscrivere a parole mie quei pochi brani classici che apprendevamo a scuola. Da ragazzo, e avviene ancora oggi, ogni lettura mi scatenava la pulsione irrefrenabile di scrivere anch’io. Ma la vita mi ha coinvolto in tutti i suoi aspetti e ho dato fondo a tutte le mie emozioni e le mie ambizioni. Solo da poco, da circa un anno e mezzo, ho cominciato a scrivere sul serio ed è stato come scoperchiare un pozzo.
Oltre al racconto e al romanzo, già citati, ho scritto una raccolta intera di racconti, dapprima pubblicata in self publishing e poi ritirata, due romanzi ancora inediti, una silloge di poesie, anch’essa inedita.
Oggi, alla soglia dei sessant’anni, è la mia grande energia vitale.
Cosa hai pubblicato e perché?
Ho pubblicato Il problema di Ivana, Il racconto su citato nell’antologia Crisalide, un altro racconto : C.I.E., sul sito on line per abbonati a lettura su smartphone, storie brevi.it, della Feltrinelli, vivendo la gioia di vederlo nella top ten dei racconti più amati dai lettori, per ben tre mesi, periodo massimo di edizione previsto. Tra poco una mia poesia, Connubio, verrà pubblicata nell’ antologia dedicata alla I Ragunanza. Ovviamente poi ho pubblicato altri racconti e poesie su siti web, in modo free.
Perché? Perché se tutto quello che scrivi rimane nel cassetto, tutto diventa sterile, privato e… triste. Solo la condivisione con gli altri è feconda di vita e di sentimenti.
Cosa pensi dell’editoria italiana?
Bellissima domanda. Penso che sia “nelle pesti”, come tutte le attività e i settori imprenditoriali, in questo periodo così duro. Con l’aggravante di essere un’imprenditoria che svolge il suo ruolo nella cultura, e oggi questo settore, soprattutto in Italia, è vissuto come una zavorra, una voce passiva del bilancio da contenere o azzerare.
È difficile essere scrittori nella nostra epoca e nel nostro paese?
Dico di no! Nonostante ciò che ho poc’anzi affermato. Perché c’è una voglia enorme di esternare sentimenti e di comunicarli. Sono sempre di più i giovani che si cimentano e vibrano di emozioni e di sogni per un loro scritto. Certo la diffusione dell’autopubblicazione e l’uso della stampa digitale favoriscono queste ambizioni, a volte creando storture e abbassando il livello di qualità delle opere. Ma va bene così! Preferisco vedere ogni giorno un giovane appassionarsi all’arte meravigliosa della scrittura, pur annaspando tra sintassi, grammatica, flash back e climax, che scoprirlo lanciare una molotov o bucarsi dietro il muro desolante della solitudine. Viva l’espressione sana e salubre, viva la ricerca di comunicazione, sempre e tutta la vita!
Immagina di vivere in un luogo ameno e isolato dal mondo dove puoi portare solo quattro libri (non tuoi): cosa scegli?
L’Odissea, perché Ulisse rappresenta il simbolo incarnato nei secoli dell’eterna ricerca del nuovo, del meglio. È un eroe moderno, intramontabile.
Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, perché è un libro semplicemente meraviglioso.
La lentezza di Milan Kundera, per l’acume delle sue riflessioni.
Un libro qualunque di Alessandro Vizzino, mio amico e anch’egli scrittore. La lettura di una sua opera riuscirebbe ad animare anche l’eremo più isolato e perché leggendo lui, ritrovo sempre un po’ di me stesso.
Sei pronto, come scrittore, per un’editoria unicamente digitale?
Certo, l’innovazione ha sempre trainato la mia vita, i cambiamenti li vivo come opportunità. Devo dire però che la carta mi cattura, m’imprigiona. L’odore di un libro appena stampato mi penetra nelle narici fino a intrufolarsi nell’anima.