Ho il privilegio e la fortuna di praticare karate da 25 anni, di aver potuto incrociare i guantini e lo sguardo con grandissime persona, prima che atleti.
Il karate è una via vera e propria, un modo di essere che accompagna in tutto e dalla lettura di “Calci piazzati” (Luglio Edizioni) sono riuscito a incontrare Davide Benetello, un grande atleta della nostra Italia e un grande uomo, che al tempo è stato anche la mia “bestia nera” nelle gare che dovevo affrontare. Insomma era il Karate e il Combattimento. Una biografia firmata da Daniele Benvenuti
Qui non si parla semplicemente di uno sport e sono convinto che con questa intervista il karate assumerà una nuova forma per gli occhi di più.
OS!
Ho il privilegio e la fortuna di praticare karate da 25 anni, di aver potuto incrociare i guantini e lo sguardo con grandissime persona, prima che atleti.Il karate è una via vera e propria, un modo di essere che accompagna in tutto e dalla lettura di “Calci piazzati” (Luglio Edizioni) sono riuscito a incontrare Davide Benetello, un grande atleta della nostra Italia e un grande uomo, che al tempo è stato anche la mia “bestia nera” nelle gare che dovevo affrontare. Insomma era il Karate e il Combattimento. Una biografia firmata da Daniele Benvenuti
Qui non si parla semplicemente di uno sport e sono convinto che con questa intervista il karate assumerà una nuova forma per gli occhi di più.
OS!
Come vede l'uomo Davide il campione Benetello?
Il campione Benetello per l’uomo Davide non esiste, sono il primo che si relaziona con chiunque con molta disponibilità e umiltà.
Se dovessi dire in poche parole cos'è il karate per te cosa diresti?
Posso dirti chiaramente cos’è il Kumitè…non mi sono mai ritenuto un esperto del Karate, ma sicuramente un esperto di Combattimento si. Il kumitè, sacrificio, determinazione, volontà e coraggio e rispetto ed intelligenza.
A mio avviso si dovrebbe vivere la vita come un incontro di kumitè.
Dov'è nascosta la forza di Davide Benetello?
Sicuramente nel carattere, sono una persona solare, leale ed ottimista che impara dalle sconfitte e cerca soluzioni per future vittorie.
Come hai inziato e qual è stato il primo pensiero nel tuo primo giorno nel dojo?
Ho iniziato il Karate per semplice curiosità, trasportato da quelli che erano a quei tempi i film di azione, una volta entrato nella mia prima palestra, Il Karate club Monfalcone diretto dal Maestro GianFranco Oggianu, ho respirato un’aria piena di entusiasmo che mi ha coinvolto fin dal primo momento.
Nel corso degli anni in cosa sei cresciuto?
Sono cresciuto in maniera esponenziale in tutto, io che provengo da un paese di provincia del Nord est mi sono trovato catapultato in una realtà totalmente diversa, quella romana delle Fiamme Gialle e della squadra nazionale, ho conquistato i titoli più prestigiosi, sono salito sul Tatami di tutto il Mondo e spesso ne sono uscito vittorioso o comunque soddisfatto, sono diventato capitano della squadra Nazionale fijlkam e del Gruppo sportivo Fiamme Gialle, ruolo che mi riempiva di responsabilità ma anche di orgoglio.
Sono uno stimato tecnico, e le mie consulenze spaziano in tutti i continenti.
Ho conosciuto migliaia di persone, e ognuna di esse mi ha lasciato qualcosa da portarmi dentro per tutta la vita.
Cosa resta alla fine di un incontro di kumite?
Può restare molto o niente, dipende dallo spirito con il quale lo hai affrontato.
Un kumitè ad alto livello è una parte importantissima della tua carriera e anche della tua vita, dentro quei pochi minuti si racchiudono anni di sacrifici e di vita nel e fuori del Tatami.
Più sereno lo affronti, più ne avrai un buon ricordo, che finisca bene o male.
Estratto
La competizione – Ashime
"Succede sempre così: ogni volta che, per qualche motivo, non partecipi a una competizione, avresti invece una voglia della malora di salire sul tatami e di combattere a tutti i costi. Dimostrando così il tuo valore dopo aver percepito quella strana sensazione di euforia e sgomento che, al tempo stesso, attraversa ogni fibra del tuo corpo prima di andare in scena.
Invece, quando sei protagonista di una gara, già nel corso del riscaldamento inizi a pensare: “Ma chi me lo ha fatto fare! Cosa ci sono venuto a fare qui! Prendermi a botte con altri energumeni…. E se poi perdo, se subisco un colpo troppo forte? Speriamo bene, va”.
Sono sensazioni stranissime, anomala ma esaltante alternanza di umori che non hanno una logica, ma dettata da elementi innati: istinto di sopravvivenza e feroce combattività.
Una gara ti logora, ti stressa e ti innervosisce. Nel corso delle settimane precedenti ti impensierisce e qualche volta ti rattrista, ti allontana dalla famiglia, dagli affetti più vicini e dagli amici. Ti impone molti, moltissimi sacrifici. Ma non c’è niente di più gradevole, una volta finito tutto, dell’avere assaporato ancora una volta quell’ansia, quel nervosismo e quella sensazione di gioia mista alla nausea che ti assale prima di salire sul tatami.
Ti ritrovi a vivere delle sensazioni che è impossibile descrivere nella loro completezza e nella loro totalità. Hai di fronte un avversario che, sicuramente, prova le stesse tue emozioni. E tu vuoi dimostrare a tutti, ma più che altro a te stesso, di essere il più forte.
Monti sul tatami, saluti gli arbitri, tra te e il tuo antagonista ci sono solo tre metri che vorresti fossero trenta. Un ultimo ‘rei’ e poi tocca a te. Ashime! Tutto è sparito e sprofondi in una inebriante sensazione, la voglia di lottare. Esegui movimenti e tecniche che ti escono dal cuore e dal bagaglio tecnico ma in realtà tutto è spontaneo. A tal punto che, spesso, per ricordarmi l’andamento dell’incontro ho dovuto riguardare le riprese perché, tutto quello che era successo in quei 64 metri quadrati di materassina, magari non lo avevo pensato ma, sicuramente, lo avevo vissuto.
Vinci, perdi, combatti, vivi: ashime!"
In che rapporto sei rimasto con i tuoi avversari?
Con il 99,9 % dei miei avversari sono rimasto sicuramente in ottime relazioni e con alcuni di essi, parliamo di campioni internazionali sono anche diventato buon amico, ti faccio alcuni nomi, con Pinna, Balde’, Guernov e Chiardeu abbiamo un rapporto di amicizia che esce dal mondo del Karate.
La prova di questa, sono le dediche che i miei più grandi avversari hanno voluto lasciare nel mio libro.
Per lo 0,1 per cento, ritengo che alcuni atleti vivano il kumitè in maniera “sporca” e quindi non li considero sicuramente degni di nota.
Che differenza c'è nel combattere con un civile e nel combattere con un atleta delle forze armate o delle varie scuderie internazionali?
Sicuramente la differenza è molta, anche se molte volte ho incontrato Atleti Civili molto più allenati e motivati di alcuni atleti dei gruppi sportivi militari, che vedono il raggiungimento del gruppo sportivo, come salotto e non come possibile trampolino di lancio.
Nelle gare internazionali, invece la storia cambia, il livello è molto spesso altissimo e gli atleti motivati…ma è proprio in quelle occasioni che davo il meglio di me.
Cosa pensi dei ragazzi che si allenano e partecipano alle gare portando avanti studio, lavoro in piccoli dojo?
Fin dagli inizi della mia carriera mi sono diviso in Allenamento, Lavoro con l’azienda di famiglia e studio.
non lo consideravo un sacrificio ma bensì uno stimolo superiore.
Il tuo corpo e la tua mente sono sempre in movimento e le tue energie non si esauriscono, anzi, si ricaricano spaziando nei vari aspetti della vita quotidiana.
L’importante è riposare bene la notte e tenere un’alimentazione equilibrata e sana.
Stimo molto chi nonostante gli impegni quotidiani, trovano le energie per allenarsi e partecipare alle competizioni ! dico a tutti In bocca al Lupo e non mollate !!!
Tu sei un personaggio estremo e a volte esuberante, per usare un eufemismo: come hai conciliato questa tua forza esuberante con la tua vita e il karate?
Chi mi conosce bene, sa senza ombra di dubbio che sono una persona molto equilibrata, conosco i miei limiti e so come comportarmi nei momenti più delicati. Chiunque è al mio fianco in qualsiasi occasione, si può sentire sicuro e protetto.
Sicuramente qualche volta sono stato estremo ed esuberante, ma era Davide Benetello Campione del Mondo ed atleta carismatico e spettacolare ! Se non lo facevo Io…chi poteva farlo…..;-)
Cos'hai pensato quando ti hanno proposto un libro su di te?
A dirti la verità l’idea del libro è sempre stata mia, il Mio amico Daniele Benvenuti ha condiviso questo mio desiderio, diventando parte indispensabile dell’opera. Fin dagli inizi tenevo un manoscritto dove raccoglievo le mie esperienze in tutte le trasferte importanti che facevo. Considero “Calci Piazzati” l’opera che chiude un ciclo…Il Davide Benetello agonista.
Perché il karate non va alle olimpiadi?
Ho vissuto il voto del CIO in maniera diretta, come membro della commissione atleti della WKF ero presente a Losanna per la presentazione del Karate Olimpico al comitato esecutivo del CIO. Vi posso assicurare che il Karate, molto più di altri sport, meritava l’accesso olimpico, sia come requisiti che come “Criteri” che stanno tanto a cuore al CIO. Questa volta ci siamo scontrati contro altri interessi, molto più grandi dei nostri. Sono straconvinto che la strada che stiamo seguendo sia corretta, e che il tempo ci darà ragione.
Nel momento in cui hai capito di appendere i guantini al chiodo a quale ricordo sei andato con la memoria?
Ricordi ne ho talmente tanti, che il giorno della mia dismissione dal Gruppo Karate Fiamme Gialle, mia famiglia sportiva adottiva, ho pianto come un bambino, per un periodo della mia vita così ricco di soddisfazioni ed avventura che si stava chiudendo.
Estratto
L' ULTIMA GOCCIA
"Cosa dici, Davide, e' ora ?
Forse si ? fatichi tanto, concludi poco e rischi di perdere incontri che tempo fa non avresti neache ricordato.
Ci ritiriamo.....?
No, ancora un po'....!!!, risposi alla mia coscenza, ancora un po' !!!! Voglio rialzare il bicchiere e bere l'ultima goccia, quella che ti ricorda il gusto di tutto quello che hai bevuto fino a quel momento, l'ultima goccia, non ti vergognare, alza il bicchiere che molti lasciano li e bevi, finita quella non ce ne altra. Pensala, bevila assaporala e gustala e' poca ma vale tanto.
E io ho continuato a bere ancora un po', dopo la mia uscita dala nazionale ho gareggiato ancora piu' di un anno,sentivo la goccia scendere nel mio corpo e sapevo che era l'ultima, la assaporavo e pensavo a tutti gli anni stupendi, fatti di mille trasferte, mille avventure, innumerevoli raduni, giorni di gioia e di dolore,lontananza da casa e vita di gruppo e ...libere uscite.
Non mi sarebbe servito, ma volevo farlo, avevo ancora qualcosina da dire ed il gusto di combattere.
Mi piacevano le gare a squadre, dividere dei momenti con il gruppo, combattere uniti per lo stesso obbiettivo e vincemmo, vincemmo con le Fiamme Gialle altri due Titoli Italiani ed insieme a Savio e Stefano gareggiammo oltre oceano in un piao di tornei che ci divertirono oltre che a farmi sentire ancora il gusto di vincere.
Fino a quando, il 16 dicembre 2006 ho detto....Basta.....!
Non va piu', non devi piu', va bene cosi. Avanti un altro, Benetello molla. Grazie di tutto. Sono giovane o vecchio, non lo so, ma mi sento di mollare, chiudo con una delle parti di vita che piu' mi aveva dato soddisfazioni, ( famiglia a parte !) difficili ma dirette, o vinco o perdo, pochi attimi, niente scuse, dentro o fuori.
E' sempre dura quando un atleta di alto livello molla, ma non per gli altri, per se stesso si apre uno squarcio nel cuore, si spacca in due la tua vita e non te ne stai rendendo conto, quello che stai lasciano e' quello che ti ha creato, che ti ha fatto diventare quello che sei. Sei veramente sicuro di riuscire ad essere lo stesso ? Continuerai ad affrontare la vita con lo stesso ottimismo ?
Non c'e' una risposta certa per ogniuno ma solamente un attimo di buio nel tuo cuore, un pixel mancante, uno stacco che non puo' che essere definito che come "Nero" nella scala dei colori e cosi' lo tevi tenere. Per sempre, anche se brutto, prima o poi ci deve essere. Davide Bentello "GAME OVER DAY" !"
Cos'è per te il rispetto?
Rispetto, nel senso più ampio del termine, è affrontare la vita con quello spirito solare che ti permette di confrontarti con chiunque avendo rispetto della loro storia e di quello che sono nel loro profondo.
Così, come con chiunque io mi confronti, è questo lo spirito del mio atteggiamento, lo pretendo anche dagli altri.
Dove sarai tra 10 anni?
Se devo dirti la verità, non ne ho la minima idea.
Tutte le cose belle, ma anche le meno belle, che mi sono capitate nella vita, non sono state programmate, e questo è lo spirito con il quale affronto ogni giornata, sempre comunque avento ben ferma la testa sulle spalle.
Salutaci come meglio preferisci
Una frase su tutte mi ha accompagnato in questi anni
“Domani alto splenda il sole o le nubi oscurino il cielo, niente potrà mai cancellare, come se per me non fosse mai accaduto, ciò che l’attimo fuggente mi ha portato !”
Sul tatami Alex Pietrogiacomi