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Intervista a Diego Riggi di Dressing Italiano, il blog dei fly tyier di casa nostra

Da Pietroinvernizzi

Diego, cos’è Dressing Italiano?
È un blog. E spero che sempre più diventerà il punto di riferimento per i fly tyer italiani, esperti e non. Ce la stiamo mettendo tutta. Per ora siamo una decina, fra admin e collaboratori. Ognuno ha un diverso stile di dressing e utlizza diversi materiali, anche per riprodurre lo stesso insetto. A volte, solo vedendo la foto di una mosca si può riconoscerne l’autore. E a ogni pescatore, uno stile può piacere più di un altro, quindi poterne mostrare diversi è un grande punto a favore per il blog. Se volete che le vostre mosche siano pubblicate online, contattateci e dateci una mano!

Quando è nato Dressing Italiano?
Circa un anno fa. Avevo creato e avviato il blog del Mosca club Piacenza e vedendo che gli articoli sui dressing venivano consultati da molti appassionati mi sono buttato in questa nuova avventura con l’aiuto di due amici: Andrea Rossetti, bravissimo fly tyer e ottimo conoscitore degli insetti, e Valerio Braghieri, anche lui esperto fly tyier e grande motivatore. È Valerio a incitarmi sempre a fare meglio, la sua spinta per me è fondamentale.

Quando non legate mosche, cosa fate?
Io faccio controsoffitti, e da anni gestisco dei blog, non solo di pesca. Dressing Italiano è solo l’ultimo. Prima ne avevo altri, tra cui uno dedicato ai libri thriller, che mi ha dato molte soddisfazioni, e il blog del Mosca Club Piacenza,  che da quest’anno segue l’amico Valerio. Insomma, siamo tre persone comuni. Operai e lavoratori, con una forte passione per la pesca mosca e la buona tavola, miscela di interessi che ci regala uscite sul fiume (e in trattoria) indimenticabili.

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Quando siete partiti con il blog, eravate già tutti esperti nel legare mosche?
Difficile reputarsi esperti in questo campo. Ogni giorno ci sono cose da imparare, e non è un modo di dire. Basta naviganre in Internet per qualche minuto per farsi un’idea. Ogni giorno in rete vengono caricate immagini e descrizioni di mosche eseguite con nuovi materiali e nuovi stili di dressing. In un campo in così rapida trasformazione, che in Italia conquista sempre nuovi appassionati, è molto difficile essere “arrivati”. E quando hai raggiunto una buona manualità nel “legare”, comincia la partita vera: la conoscenza entomologica. Cioè, imparare a distinguere i vari insetti che popolano i nostri fiumi nei vari stadi vitali. Conoscerli è importante per potere poi riprodurli sull’amo.

In Italia esiste una forte comunità di fly tyer?
Sì, siamo tanti, e molti sono anche bravi. Peccato che di alcuni non si conosca nemmeno l’esistenza, o si sappia poco di quello che fanno. In parte questo dipende dal fatto che molti fly tyer sono gelosi dei loro segreti. E nemmeno sotto tortura svelerebbero i “trucchi” del loro dressing. Questo mi fa sorridere. Come in tutti i campi, è raro essere i soli a sapere fare qualcosa, e spesso chi cela nel mistero le proprie tecniche, in realtà non fa altro che replicare strade già percorse da centinaia di altri prima di loro. Il mio motto è: condividere!

Il vostro blog piace anche all’estero?
Circa il 60 per cento dei contatti arrivano dall’Italia, il restante 40 da altri Paesi: dalla Slovenia agli Stati Uniti, fino al Sud America. L’Italia è sempre più una meta per viaggi di pesca, e nella community dei pescatori internazionali, gli italiani sono bene inseriti.

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Quando e come hai cominciato a pescare?

Ho iniziato a 25 anni con lo spinning. Poi ho pescato a surfcasting e bolentino dalla canoa, ma ora pesco solo a mosca. Ho conservato per molto tempo anche l’attrezzatura per gli altri stili di pesca, ma l’anno scorso ho venduto tutto per dedicarmi esclusivamente alla mosca. Riprenderò con lo spinning solo il giorno in cui voi di Anonima Cucchiaino mi porterete a marmorate sul Sesia!

Vai spesso a pesca?
Diciamo che consumo un paio di feltri degli scarponi a stagione …

Qual è il tuo fiume?
Sicuramente l’Aveto, sia nel tratto piacentino che in quello genovese. I paesaggi sono fantastici e i pesci, anche se non di taglia XL, sono bellissimi. E comunque si possono trovare belle sorprese anche per quanto riguarda le dimensioni. Per quanto riguarda le riserve, frequento quella di Gorreto. È vicina alla mia città, Piacenza. E c’è un ottimo ristorante, il Miramonti, gestito dall’amico Marco Imparato. Poi, diciamolo: vado a Gorreto perché, almeno ogni tanto, voglio sentire sfrizionare il mulinello sotto il tiro dei veri e propri dirigibili che popolano il fiume nel tratto di riserva!

Vi siete ispirati a siti web stranieri?
Direi di no, abbiamo cercato di creare un prodotto originale, cercando di renderci da subito riconoscibili nello scenario dei portali web italiani dedicati alla pesca. La differenza tra Dressing Italiano e molti altri siti di fly fishing è che il nostro è molto specifico. Per dire: sulla nostra time line non troverai mai una foto di un pesce.

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Quali sono i migliori portali di dressing in Italia e nel mondo?
Per quanto riguarda l’Italia, su Pipam si trova molto materiale valido. Altrettanto buono è il sito della Scuola Italiana di Pesca a Mosca e non ultimo quello di Luca Montanari, sempre prezioso. Fra i siti e i blog stranieri, quello che seguo in modo più assiduo e da cui ho imparato di più è il canale YouTube di Davie Mcphail. È un piacere guardarlo costruire.

Cosa deve fare un pescatore a mosca alle prime armi per avvicinarsi al mondo del dressing?
Il primo passo è sicuramente frequentare un club o un bravo pescatore a mosca, che possa fare da maestro. Purtroppo i club non sono ovunque, di certo è più facile per chi vive nei grandi centri o in zone in cui la pesca a mosca è una passione più diffusa. In questo settore, la cosa bella è che hai qualcosa da imparare da tutti. Spesso i club organizzano corsi, e nelle serate organizzate dai circoli c’è sempre qualcuno che costruisce o che ti porta a pescare. Basta avere passione e umiltà.

L’attrezzatura è costosa?
Dipende da quanto ci si appassiona. Se uno costruisce 40 mosche all’anno può spendere poco, se invece costruisce molto e sceglie  attrezzi sempre migliori, la spesa comincia a salire. Diciamo che un set di attrezzi base, di primo prezzo, si può comprare con 60 euro.

Come comporresti un kit di “primo soccorso” per chi volesse cimentarsi per la prima volta con il fly tying?

Morsetto, bobinatore per il filo di montaggio, forbici, annodatore, 3 o 4 fili di montaggio, un collo di gallo brown, una piuma di coda di fagiano, tinsel di rame, qualche piuma di cul de canard naturale, ami, dubbing di lepre naturale, e un po’ di poly. Con questi materiali qualcosa si costruisce….

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Esistono guide online e tutorial al dressing per principianti?
Dressing Italiano! Sul nostro blog mostriamo anche  mosche di facile esecuzione. Poi anche su Pipam si trovano molti consigli per principianti, ma ripeto: l’avvio al dressing andrebbe sempre fatto con uno esperto che ti insegni le basi. Internet è la fase successiva, e comunque non si sostituisce all’apprendistato “sul campo”.

Quali sono i principali appuntamenti in Italia per i fly tyer?
Un’ottima fiera è sicuramente quella di Vicenza che si svolge ogni anno a febbraio. Ci sono molte postazioni dove si fanno dimostrazioni, e tanti stand che vendono materiali specifici. Quest’anno eravamo presenti anche noi.

Chi volesse imparare da voi a legare mosche, come può fare?
Tenete d’occhio il blog! Quest’anno ad esempio abbiamo organizzato un workshop a Gorreto, con l’aiuto di Marco Imparato e Fabio Mauri. Si tratta di una due-giorni di pesca e costruzione, se volete maggiori informazioni potete trovarle qui

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E chi volesse venire con voi a pesca?
Scriveteci e organizziamo un’uscita! La mail del gruppo è [email protected]

Siete presenti sui social network?
Come i punti neri su una coccinella. In primis su Facebook, con la pagina Dressing Italiano, poi su Pinterest e Google+. Di recente abbiamo cominciato a pubblicare anche su Instagram e a condividere gli articoli nei gruppi di fly tying presenti in rete.

I social sono uno strumento utile per confrontare le proprie creazioni con altri appassionati?
Sono importantissimi, creano condivisione e forniscono migliaia di spunti. I più critici sostengono che condividere le proprie mosche  serve solo a fare “passerella”. Non è del tutto errato – una componente di narcisismo c’è senz’altro – ma se si analizza meglio il fenomeno della condivisione, si capisce che vedere le mosche realizzate da bravi tyier è un incentivo per perfezionarsi. In più, contattare direttamente l’autore di una bella mosca può essere l’occasione per chiedergli consigli sul dressing e scoprire nuovi materiali.

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I social come stanno cambiando il mondo della pesca a mosca?
Lo stanno stravolgendo, nel bene più che nel male. I veterani mi raccontano che non molti anni fa per imparare un dressing o conoscere una tecnica di lancio si dovevano tradurre libri scritti in inglese. Anche per questo, la pesca a mosca era considerata un hobby d’élite. E questo aiuta a capire come mai molti “vecchi pescatori” costudiscano gelosamente il loro sapere. Oggi la mosca è una tecnica per tutti. Facendo meno fatica ad informarsi, e per i principianti imparare è più rapido. Si è persa un po’ di poesia? Può darsi. Ma il mondo corre sempre più veloce, anche nel nostro ambito, giusto o sbagliato che sia.

Un abbraccio all’Anonima Cucchiaino e a tutti i vostri lettori. Ci si vede sul fiume!

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