Magazine Cultura
Ciao Donatella, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Linda, grazie a te per avermi accolto con tanto calore. Parlarti di me? Perché no? Sono nata a Napoli che resta la mia città e il mio primo amore, anche se quando avevo nove anni, per motivi di lavoro del mio papà, ci trasferimmo a Caserta dove abito tuttora. Cominciai a lavorare subito dopo gli studi – bei tempi quelli in cui lavorare era più facile - e sono stata una donna in carriera fino a qualche anno fa, quando la trafileria d’alluminio per la quale gestivo l’ufficio commerciale, fallì. Da quel momento mi dedico alla casa e alla famiglia, ma riesco anche a trovare tempo per i miei hobby, come il disegno, il bricolage e la mia passione più grande, la scrittura. Come tutti, amo trascorrere serate in compagnia di amici, ma per rendermi felice, bastano un cinema e una bella pizza al pomodoro fresco e mozzarella di bufala. Adoro gli animali, tutti, ma i miei preferiti sono i gatti. Li amo per la loro indipendenza e per il loro orgoglio e spero prima o poi di riuscire a convincere mio marito ad accettare di vedersene uno girare per casa. Il mio più grande amore comunque, inutile negarlo, è mia figlia che ha quasi diciotto anni, ma che sarà sempre la mia piccolina.
Come nasce la tua passione per la scrittura e quando decidi di impugnare carta e penna?
È nata come diretta conseguenza della mia passione sviscerata per la lettura. Avevo otto anni quando lessi il mio primo romanzo, “Piccole donne”. Fu amore a prima vista, mi si aprì un mondo. L’idea di poter vivere avventure straordinarie attraverso le pagine di un libro e con l’aiuto della mia immaginazione, mi cambiò la vita. Da lì al decidere di creare storie da condividerle con gli altri attraverso i miei racconti, il passo è stato breve. Pensa che quando scrissi il mio primo racconto di fantascienza avevo appena nove anni. Da allora non mi sono fermata più come lettore né come autore, tranne quando i problemi e gli impegni della vita hanno fatto di tutto per prendere il sopravvento.
Collabori con la rivista on-line I-LIBRI di cui sei responsabile del settore thriller e fantasy. Quanto incide il fantasy nella tua vocazione letteraria?
Moltissimo, lo confesso. Come lettrice sono onnivora. Mi piace leggere di tutto, romance, thriller, narrativa, amo anche i classici, ma il primo amore è stato il fantasy. Forse perché mio padre è un grande estimatore del genere e mi ha avvicinato da subito a romanzi come “La spada di Shannara”. Pensa che i primi libri che mi regalò, furono due saggi, uno sugli gnomi e l’altro sulle leggende celtiche. Li conservo entrambi e ancora oggi spesso consulto il secondo che è una vera miniera di leggende fantastiche. Credo proprio che il fantasy faccia parte del mio DNA, è qualcosa che nasce spontaneo in me. Anche quando scrivo altri generi, capita spessissimo che sfumature di fantastico si intrufolino nella trama. Sarà perché tutto ciò che è inspiegabile, mi affascina o semplicemente perché adoro sognare e credere che anche l’impossibile possa diventare realtà se si vuole davvero.
Nel 2010, partecipi al Premio Nazionale di Narrativa ‘L’inchiostro dei 7 gioielli’ con il racconto storico “La leggenda del cane resuscitato” e ti classifichi terza. Cosa ricordi di questa esperienza?
Oh sì, quella fu una bellissima esperienza. Fino a quel momento avevo scritto solo per me. Per qualche anno avevo scritto per un giornale per adolescenti, ma non avevo mai sottoposto un mio racconto o un romanzo all’attenzione di estranei. Poi arrivò l’iscrizione a questo concorso, fatta dopo mille ripensamenti. Avevo un racconto storico, scritto su Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, alchimista e scienziato, personaggio molto controverso della storia napoletana. Pensai che fosse perfetto per quel concorso, decisi di mettermi in gioco senza farmi troppe illusioni sul risultato e invece, dopo qualche mese, arrivò la bella notizia: il riconoscimento da parte di una giuria di tutto rispetto, la premiazione davanti a un pubblico numeroso e l’emozione data dalla rivelazione che forse che i miei scritti sarebbero potuti piacere anche ad altri. Fu una svolta, insomma.
Nel 2012 vinci il concorso “My fantasy story” con il racconto “La profezia dell’eletto” Daccene un assaggio.
Quella fu un’altra bella esperienza. Lucilla Leone, la responsabile della rivista e del blog, mi comunicò la notizia dandomi grande carica. Mi classificai prima, il racconto fu pubblicato on-line e rilasciai la mia prima intervista, oltre a ricevere un attestato e i premi in palio. Per me fu una nuova piacevole conferma.
Vorresti un assaggio? Per me sarebbe un onore farvelo leggere tutto, ma non subito. Sono trascorsi due anni dal giorno della premiazione e da allora ho lavorato molto sul mio stile di scrittura. Mi vergogno quasi a farvi vedere come scrivevo allora.
Hai pubblicato diversi racconti con varie case editrici tra cui Delos Book, Butterfly Edizioni e tante altre. Come nasce un tuo racconto?
Ogni mio racconto nasce da una scintilla. Una piccola luce che dura una frazione di secondo, ma che mi avvince e scatena nel mio immaginario quello che poi andrò a raccontare. A volte basta una parola, un’immagine, altre una canzone, qualche volta un ricordo. “Il trasduttore”, racconto di fantascienza che fu selezionato per la pubblicazione sulla Writers Magazine, è nato mentre passeggiavo tra la folla. Vidi una bellissima ragazza dal naso perfetto e, io che non ho mai amato il mio naso importante, pensai come sarebbe stato bello possedere un telecomando che mi permettesse di invertire il mio naso con il suo. Da quel pensiero sciocco venne fuori uno dei racconti cui sono più affezionata. Altre volte invece sono i ricordi a farla da padrone, altre volte reminiscenze di fatti di cronaca che mi hanno colpito, come nel caso de “Il ruggito del mare” edito dalla Delos Book, nel quale parlo di un uomo che sacrifica la propria vita per salvare un bambino dall’annegamento. Il racconto “C’è chi può e chi non può” che narra del disagio delle donne sul lavoro, e che ha avuto l’onore di essere pubblicato dalla rivista Romance Magazine, invece, confesso che è molto autobiografico. Ogni racconto ha una sua origine quindi, ma tutti nascono da un’emozione.
Sei nota per la tua innata bravura nel confezionare racconti, genere non sempre facile da trasmettere appieno al lettore. Tre dritte per gli autori che si accostano a questo genere narrativo?
Sono nota? Sai che non ne avevo idea? Men che meno per la mia innata bravura nel confezionare racconti, (sorrido arrossendo). Ti ringrazio di cuore per questa carezza per la mia autostima e rispondo con piacere alla tua domanda.
Scrivere racconti brevi è questione di puro allenamento. Certo alla base ci deve essere una fantasia spiccata che ti dia modo di sviluppare numerose idee, ma soprattutto ci deve essere una buona capacità di sintesi. Mentre la fantasia è un dono naturale, che si può avere più o meno fertile, la capacità di sintesi e la tecnica si possono perfezionare con tanto lavoro. In realtà è la scrittura in generale che si migliora e perfeziona lavorando, notando gli errori e le imperfezioni degli altri, così come la perfezione di chi è grande professionista del mestiere, per poi rileggere i propri scritti con occhio critico e divenendo i più feroci critici di se stessi. Scrivere racconti e riuscire a condensare emozioni e colpi di scena in spazi sempre più limitati è un po’ come andare in palestra e allenare il proprio fisico. All’inizio tutto ti sembra impossibile, ma poi giorno dopo giorno diventa come una sfida e vuoi fare sempre meglio, raggiungere obiettivi più audaci e questo potrai farlo solo con tanto, tanto allenamento. Partecipare a concorsi a tema, che danno un tetto massimo di caratteri a disposizione, aiuta molto e ti permette di allenare sia la fantasia sia la capacità di sintesi. Le prime volte sforavo sempre di molti caratteri, ma non mi perdevo d’animo. Iniziavo a rileggere il mio scritto e a liberarlo di tutte le parole superflue. Ho imparato così molto della mia scrittura e ho capito come migliorare stile e tecnica. Una stessa frase può avere un effetto di maggior impatto se ‘asciugata’ di tutte le parole che solo in apparenza sono indispensabili al suo significato. Per arrivare al risultato che volevo, però, ho dovuto lavorare tanto e dovrò farlo ancora di più perché non c’è persona più esigente di me, con me stessa.
Sei stata semifinalista per due anni al Torneo Letterario ‘Io Scrittore’, indetto da GeMS. Raccontaci la tua esperienza. La consiglieresti agli emergenti?
Il mio rapporto con il Torneo è di odio/amore. Consiglio a tutti di partecipare, ma con uno spirito diverso da quello con il quale m’iscrissi io la prima volta. Il Torneo è una palestra (e qui ritorna il concetto di ‘allenamento’) è utile per conoscere persone con cui condividere l’interesse per i libri e la scrittura, è utile per conoscere l’effetto della propria scrittura su persone estranee (e poco propense al buonismo) ed è utile per leggere i lavori degli altri e imparare dalle loro imperfezioni o dalla loro bravura. C’è anche la possibilità di riuscire a ottenere un contratto e una pubblicazione in e-book (30 su enne mila partecipanti) o addirittura di essere letti dagli editor di una delle grandi case editrici che fanno parte del gruppo GeMs e di essere selezionati per una pubblicazione in cartaceo (uno o due su enne mila), ma quest’ultima evenienza è così improbabile che sarà meglio non la prendiate troppo in considerazione per non restare delusi alla fine di giochi. La sostanza è che il Torneo alla fine è davvero un torneo. Simile a una giostra medievale con tanto di armature che proteggono l’identità dei cavalieri ma non la loro incolumità (si partecipa in totale anonimato), disarcionamenti e colpi bassi.
Qualora vogliate farvi le ossa nel duro mondo dell’editoria, siate pronti ad accettare critiche feroci, voti impietosi e siate disposti a lasciare i sogni di gloria all’ingresso, consci che la possibilità di raggiungere la vetta resta remota. In caso vi sentiate pronti e indomiti, allora complimenti. Avrete guadagnato la possibilità di confrontarvi con tanti altri aspiranti scrittori e di crescere insieme con loro.
Nel novembre 2014 esordisci con il romanzo “Lacrime d’Ametista”, primo capitolo della saga fantasy “Il fato degli dei”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Troveranno una favola non edulcorata, con tutti gli elementi delle fiabe: ambientazione, magia, mistero e sentimenti in ogni loro accezione. “Lacrime d’Ametista” è una storia nata per emozionate e coinvolgere sia me che l’ho vissuta scrivendola, che coloro che la leggeranno. È una storia che sa essere spietata, ma anche far sognare e palpitare per la sorte dei personaggi. La trilogia segue le vicende della giovanissima protagonista, Roswita, predestinata dalla Creatrice a essere colei che fermerà Irmin, e della sua lotta per sconfiggerla.
Nel primo volume, “Lacrime d’Ametista”, Roswita scampa a una strage di neonati ordinata da Irmin per ucciderla e arriva all’adolescenza, ignara della propria identità e della sorte a cui è predestinata. Incontrerà l’amore nel principe Fredric dei Noctiluca, che malauguratamente è il figlio della regina Irmin, e sarà costretta a lottare e a rinunciare a tutto per difenderlo. Roswita dovrà scegliere tra se stessa e Fredric e sceglierà lui, costringendosi a diventare adulta e ad affrontare le proprie responsabilità. Questa storia che descritta così potrebbe sembrare scontata e usuale, si rivela non esserlo per nulla. L’ambientazione è volutamente fiabesca, i rimandi storici e leggendari sono molteplici, l’eterna lotta tra bene e male è il baricentro di tutta la vicenda, ma i confini tra ciò che è positivo è ciò che è negativo si rivelano essere labili. Tutto si fonda sulla grande forza dei sentimenti e sulle loro contraddizioni, è soprattutto una storia ricca di eventi coinvolgenti e di colpi di scena e che spesso hanno colto di sorpresa anche me. Spero di aver reso l’idea, è difficile presentare un romanzo dicendone il meno possibile!
Qual è stato l’input per questo romanzo e quale messaggio hai voluto trasmettere?
Quando il germoglio di questa storia è nato in me, da troppo tempo mi capitava di leggere romanzi che mi lasciavano insoddisfatta. A ognuno di loro mancava qualcosa e decisi di scrivere quello che avrei desiderato leggere. Volevo una storia che fosse ricca di avvenimenti, di sentimenti travolgenti, ma anche di paesaggi, di leggende e di elementi realistici pur essendo ricco di fantasia. Volevo soprattutto un romanzo che desse al lettore spunti di riflessione e che facesse arrivare un messaggio preciso e cioè che non sempre chi è malvagio lo è in maniera gratuita o lo è sempre stato, spesso è stato portato dagli eventi a diventarlo. Così come non sempre chi è definito buono lo è del tutto e potrebbe in qualsiasi momento lasciarsi andare ai sentimenti negativi e commettere azioni apparentemente impensabili per lui. Non è tutto bianco o nero, insomma, esistono tante gradazioni di colore e la vita spesso porta le persone a divenire diverse da come sono state e a spostarsi in zone d’ombra che non avrebbe mai voluto abitare. C’è una speranza per costoro? Lo scopriremo leggendo la trilogia.
Quali tematiche affronti nel libro?
La famiglia e il forte legame che esiste tra i suoi membri è il primo elemento importante di questo romanzo. Il rapporto tra genitori e figli e tra fratelli è il perno principale di questo volume. L’amore di una madre sa essere infinito e arrivare fino al sacrificio estremo, ma può anche lasciarsi prevalere dall’egoismo e provocare danni irreparabili. L’amore tra fratelli può andare oltre ogni azione negativa compiuta dall’altro e rimanerne intaccato. Così come l’amore di un uomo verso la propria compagna e i propri figli può condurlo a compiere scelte difficili. A volte le decisioni di uno dei componenti di una famiglia possono essere di aiuto per gli altri membri e renderli persone migliori, altre volte possono essere così scellerate da trasformare il loro amore in odio feroce. Non posso dire altro altrimenti rischio di rivelare troppo.
Hai qualche altro progetto di cui vuoi metterci a parte?
Il primo obiettivo che mi prefiggo è quello di completare il terzo volume, quello conclusivo, della saga. Quando sarò riuscita a fare questo, tirerò un sospiro di sollievo e potrò dedicarmi a tutte le altre idee che mi frullano in testa.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per tutto!
Il piacere è stato mio, Linda. Ti ringrazio tanto per avermi invitata e per le interessanti domande che mi hai rivolto.
Per seguire Donatella IL FATO DEGLI DEI
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