Abbiamo voluto approfondire, visto l’ interesse suscitato, l’ argomento Boylesque intervistando in anteprima, per i lettori di Burlesqueitalia.com, Emil Léger insegnante del primo corso per aspiranti Boylesquer in Italia.
D: Come nasce il Boylesque?
R: Il boylesque in Italia è un’arte performativa che rappresenta ancora una novità. Si diffonde dall’Inghilterra in affiancamento agli spettacoli femminili, sviluppandosi esclusivamente come forma espressiva neo-burlesque.D: Quando ti sei avvicinato a quest’arte?
R: Ho iniziato la mia carriera come ballerino ed attore di teatro, per poi esibirmi come boylesquer durante spettacoli di alcune note performers italiane, tra cui Veruska Van Necker che tra l’altro curerà insieme a me alcuni moduli formativi del corso. Ho tratto ispirazione per i miei show dagli artisti stranieri e dalla cinematografia internazionale (Espressionismo tedesco in primis) ma cercando di creare uno stile il più possibile personale e riconoscibile dal pubblico italiano.
D: Raccontaci un’esibizione di boylesque e spiegaci come si miscelano in essa sensualità ed ironia.
R: Il boylesque non è un drag show, né uno spogliarello “nudo e crudo”, da 8 marzo, per intenderci. Durante il suo act il boylesquer mette in scena un personaggio archetipico (il marinaio, il cowboy, il pompiere, il gentleman…) spesso anche preso in prestito dall’immaginario erotico, di cui si burla o a cui ammicca con eleganza e ironia, raccontando una storia che lo conduce gradualmente verso uno strip che non è mai integrale. L’artista di boylesque è ideatore, interprete ed esecutore del suo spettacolo, che studia nei minimi particolari in termini di scelta delle musiche, dei costumi e della gestualità.
D: Come reagisce il pubblico femminile?
R: Lo show non è pensato esclusivamente per un pubblico femminile, che comunque ne è sorpreso e divertito, ma sono spesso gli spettatori uomini che ne apprezzano l’ironia, proprio perché, come il burlesque, dà spazio a ogni tipo di fisicità, al di là di canoni estetici irraggiungibili. A fine spettacolo succede di frequente che qualcuno mi raggiunga in camerino curioso di sapere come si diventa boylesquer; il corso è stato strutturato anche per rispondere a questa esigenza.
D: In cosa si differenzia il boylesque dal burlesque in termini di performance?
R: Si dice spesso che il rischio maggiore per una burlesquer sia quello di scivolare nel volgare o in una comicità esasperata; questo vale ancora di più per il performer uomo, che non è culturalmente abituato a esporre la propria sensualità né può contare sull’utilizzo di un trucco e di un abbigliamento spettacolari (a meno che non voglia parodiare la donna di proposito). La sfida è quindi quella di individuare un giusto equilibrio che permetta al boylesquer di esprimersi in un genere con peculiarità proprie.
D: Quali sono i requisiti necessari per poter partecipare al corso?
R: La voglia di divertirsi e di mettersi in gioco è indispensabile. Ovviamente, studi di danza o di teatro possono aiutare, ma non sono requisiti fondamentali. I moduli che abbiamo inserito nel programma riguardano la gestualità, i passi base, la tecnica dello strip, la scelta delle musiche, dei costumi e del nome d’arte, lo studio del concept e del personaggio e l’esecuzione di alcune coreografie. Abbiamo pensato anche ad una lezione di parodia del femminile ispirandoci ai grandi artisti internazionali. Alla fine del corso ci sarà la possibilità di esibirsi dal vivo per permettere agli allievi di mettere in pratica quanto appreso. Mi auguro che tra gli iscritti ci sia qualcuno che trasformerà questo “gioco” in una professione e che il boylesque possa diffondersi nel nostro Paese così come sta avvenendo per il burlesque.
D: Raccontaci un aneddoto divertente.
R: In occasione del Salone del Mobile sono stato richiesto come performer per una convention di una nota azienda produttrice di lenzuola e materassi (non piume ma piumoni!) e ho adattato il mio show allo scenario espositivo… pigiama, babbucce e buonanotte!