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Intervista a eugenia romanelli: libri e social media

Da Postpopuli @PostPopuli

di Giovanni Agnoloni

Eugenia Romanelli (da devisefranceschini.it)

Eugenia Romanelli è una scrittrice e una giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, “Il Messaggero” e l’Ansa e una docente universitaria nell’area delle discipline giornalistiche. Oggi la intervisto in relazione ai suoi libri in cui si è occupata soprattutto di informatica e di social media.

- Come autrice ti sei occupata di tecnologie in due libri Tre Punto Zero e 2BX. Perché questo specialissimo interesse per l’argomento?

Anche nel mio romanzo Vie di fuga i social media rivestono un ruolo protagonista, come pure in altri due saggi pubblicati con Rai Eri quando insegnavo alla Sapienza Scienze della Comunicazione, o nella testata giornalistica on line “Bazar” e nella galleria d’arte on-line (tra le prime in Italia, curata da Luca Beatrice) “Bazart” che ho fondato, che individuano la loro trama e la loro mission nella diffusione della cultura digitale. Appassionata come sono di cultura pop, ossia credendo con tutto il cuore che non esista buona comunicazione né buon contenuto, se non sono capaci di raggiungere tutti e da tutti farsi comprendere, ritengo che internet, social media e digitalizzazione siano ottimi strumenti in tal senso.

- 2BX parla di una caccia al tesoro per Roma organizzata via internet. Pensi che veramente la tecnologia imbeva la realtà a tal punto da condizionare anche gli aspetti più ludici e disimpegnati della vita?

La tecnologia può arrivare ben oltre: a sostituire l’esperienza reale con la sua proiezione virtuale, a inventare nuove identità al posto della propria (o perdendo la propria), ad atrofizzare la capacità di relazione o, viceversa, a donare nuove occasioni di esperienze umane, affettive, emotive, conoscitive, etc.

- I social network e le altre di comunicazione virtuale sono una potenzialità importante o un rischio per la socialità “in carne e ossa”? Dove sta la linea di confine?

In come si usa questa possibilità di estensione del sé. Come in tutte le vicende della vita, credo che non ci siano esperienze buone o cattive (salvo quando si è vittima di abusi o incidenti, naturalmente), ma queste lo diventano a seconda del nostro bagaglio di strumenti. Internet può insegnare una persona a esprimersi meglio e di più, a creare, a incontrare nuovi amici, a innamorarsi, a conoscere e studiare, a viaggiare attraverso le immagini, come pure isolare, separare, confondere, ammalarsi.

- In Tre Punto Zero ti occupi diffusamente dei nuovi “device” di comunicazione elettronica e di come hanno cambiato il modo di scrivere. Ci puoi dire qualcosa su questo?

Per esempio la e-letteratura ha stravolto sia il concetto di autore sia il concetto di opera: con la condivisione dei contenuti, che diventano “social”, l’autore diventa secondario all’opera e l’opera, che diventa commentabile, proseguibile, modificabile, frazionabile, ecc., non è più chiusa ma “perenne”, come il suo autore. Gli scrittori stessi, leggendo note, post, commenti ai capitoli del proprio romanzo, ad esempio, se da una parte perdono il “controllo” sulla trama, dall’altro hanno la possibilità di confezionare trame multiple o collettive, social, appunto.

- Tornerai a occuparti ancora di questi argomenti, nei tuoi prossimi lavori?

Per ora sto scrivendo un romanzo erotico che uscirà con De Agostini quest’estate, quindi quanto di più carnale, altro che virtuale! Però, con i corsi alla Luiss che faccio con Giulio Anselmi, necessariamente continuerò a focalizzarmi su questi temi, oggetto delle nostre lezioni e della cultura contemporanea.


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