Curiosando sul tuo sito internet (www.fabiogeda.it) sono rimasta piacevolmente colpita da una frase “Non siamo pozzi di San Patrizio, e se per indole o formazione siamo portati a spenderci con intensità – come sarebbe giusto – nelle relazioni, nell’impegno sociale e nel nostro mestiere, a pensare alla vita come dono, allora di tanto in tanto avremo bisogno di riempirci, per dare ancora”. É questo che la scrittura significa per te? Donare agli altri una parte di te stesso?Per me la vita è dono quindi, naturalmente, in qualche modo lo è anche la scrittura. Un narratore non può fare a meno di offrire parti di sé ai lettori anche perché le storie, quando scaturiscono dalla pancia e dal vissuto dell’autore, strappano via parti della sua esperienza di vita oltre che del suo immaginario. Finito di scrivere il mio primo romanzo, ricordo, incontrai una suora con la quale avevo collaborato quando lavoravo come educatore e le dissi: Suor Anna, anche lei dovrebbe scrivere un libro e raccontare tutte le sue esperienze con i ragazzi. Lei rispose: Io sono troppo impegnata a vivere per avere il tempo di scrivere. Be’, in qualche modo quella risposta mi ha aiutato a tracciare una strada: io, per scrivere, prima di scrivere, voglio vivere. Concedimi il termine ma vorrei definirti come “bandiera” della scrittura italiana nel mondo. Il tuo libro d'esordio è stato tradotto in 3 lingue diverse. “Nel mare ci sono i coccodrilli”, invece, ha raggiunto ben 30 paesi e presto diventerà un film per la regia di Francesca Archibugi. Sei a tutti gli effetti un esempio per chi ha questo sogno, per chi vuole diventare scrittore. Quello che mi chiedo è: quando ancora eri un'esordiente e “Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani” non aveva ancora preso forma, chi era il tuo esempio, il tuo modello? Quale autore, se c'è, ha giocato un ruolo fondamentale nella tua formazione?
Io leggo il più possibile, ma a fasi alterne, perché quando scrivo leggo pochissimo (altrimenti quello che leggo si infila nei libri). Quando non scrivo sono onnivoro e mi faccio attirare dalle classifiche (mi interessa capire cosa compra la gente) così come dai consigli degli amici o da alcune mie passioni personali (ad esempio la letteratura Giapponese). Tre libri fondamentali? A sedici anni “Stagioni diverse” una raccolta con quattro romanzi brevi di Stephen King, tra cui quello stupendo da cui Rob Reiner ha tratti l’altrettanto magnifico film “Stand by me”. Tra i venti e i trenta “Tokio Blues” di Haruki Murakami. Negli ultimi anni me ne vengono in mente due: “La vita davanti a sé” di Romain Gary e “Trilogia della città di K” di Agota Kristof.
Grazie a Fabio per le sue bellissime risposte! Buona Giornata e Buona Fortuna a tutti!