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Intervista a Fabio Mundadori a cura di Katia Brentani

Da Gialloecucina

Incontro Fabio Mundadori in un bar del centro di Bologna. Davanti a un caffè nero bollente. I biscotti non possono mancare.

 

Ciao Fabio, ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Benvenuto su Giallo & Cucina

Grazie a te, Katia, per me è un piacere.

Ti va di presentarti al pubblico? Chi è Fabio Mundadori?

E se mi faccio presentare da un mio personaggio?

Mundadori sta sulla sedia dietro al tavolo di metallo, la lampada puntata al volto gli permette d’intravedere appena la sagoma del poliziotto di fronte a lui che in piedi sfoglia un dossier

– Fabio Mondadori! Per questo le permettono di scrivere: è un raccomandato.

– Mundadori, con la U.

– Le chiedo scusa se mi sono permesso.

– Ma le pare! Passo metà del mio tempo a correggere chi sbaglia il mio cognome.

– Ovviamente non mi stavo scusando davvero.

– Non avevo dubbi, potrebbe togliermi dalla faccia questa lampada?

– Nemmeno a parlarne, che razza d’interrogatorio sarebbe.

– Di cosa sono accusato?

– Di esistere.

– Nientemeno.

– Vediamo che dice qui: ah perbacco è un informatico.

– Non esattamente: violento server.

– Non si allarghi troppo: problemi di linea vedo che ne ha già a sufficienza.

– Se lo faccia dire: è proprio una sagoma. Sì, comunque: mi occupo di sicurezza informatica.

– Sicurezza? Lei? Siamo in una botte di ferro!

– Ma è sicuro di essere un poliziotto e non un cabarettista?

– Commissario Sammarchi, per servirla.

– Ora mi è chiaro perché se ne sta lì buio, pantaloni arancio o gialli oggi?

– Non si permetta! Non è colpa mia se…

– Lo so, lo so: una moglie dal sonno leggero.

– Sa troppe cose.

– Secondo lei come mai?

– Le domande le faccio io. Forza, cos’è questa storia del morbo di Asimov che ha contratto nell’infanzia.

– Nulla di contagioso.

– Non le ho chiesto questo.

– È un gioco di parole ovviamente: da Isaac Asimov compianto scrittore, di fantascienza ma non solo. Ho amato ogni suo romanzo o racconto, spero un giorno di poter acquisire un decimo della sua padronanza nel raccontare.

– Una missione impossibile.

– Ha qualcuno che le scrive le battute o è così al naturale?

– Dovrebbe saperlo.

– Questo interrogatorio è contro la legge!

– Qui la legge sono io.

– Spettacolare questa frase, vorrei averla scritta io!

 

Non può mancare la domanda che tutti gli scrittori odiano e si aspettano: come è nata la tua passione per la scrittura?

Spesso mi diverto a dire che ho imparato prima a leggere che a parlare, è uno scherzo ovviamente, ma ho ricordo che spiega abbastanza bene come sono andate le cose ed è quello di me stesso in prima elementare che leggo Topolino seduto su un muretto, mentre i miei compagni giocano a calcio.

Anche la scrittura è qualcosa che mi accompagna da molto: se vado indietro nel tempo mi rendo conto che anche nello svolgere un tema quasi mai mi è capitato di non saper davvero cosa scrivere.

C’è stato però un momento preciso in cui ho deciso di far leggere ciò che scrivevo attraverso un blog aperto sulla ormai defunta piattaforma Splinder, ma è stato più che altro un pretesto: per come la vedo io chi scrive ambisce a essere letto, quanti diari segreti sono mai rimasti davvero tali?

 

La tua biografia è corposa. Hai pubblicato racconti in diverse antologie e pubblicato un romanzo con protagonista il commissario Sammarchi. So che a breve uscirà una nuova avventura del tuo commissario. Ci puoi anticipare qualcosa?

Non ci sono ancora date ufficiali ma diciamo “in primavera” uscirà Dove scorre il male, appunto con il commissario Sammarchi, protagonista di Occhi Viola e di molti altri racconti (alcuni dei quali se cercate bene li trovate anche sul web).

“Dove scorre il male”. Titolo accattivante. La scelta del titolo come avviene?

Per quello che mi riguarda spesso nasce prima il titolo del romanzo, è così per tutti i racconti che ho scritto. Anche Dove score il male all’inizio aveva un titolo “nato prima” della storia che a me piaceva molto e forse “raccontava” di più il romanzo. Poi chi mi ha dato una mano nella “post produzione”, mi ha suggerito di trovarne uno che oltre ad avere attinenza con la storia trasmettesse le giuste emozioni e dopo molti tentativi è uscito questo.

 Condividiamo lo stesso luogo di nascita: Bologna. Oggi tu vivi a Latina, ma so che sei legato alla tua città d’origine. Sono tanti gli scrittori bolognesi, famosi e non, che scrivono romanzi giallo/noir. Pensi che ci sia qualcosa nel nostro dna che ci porta a raccontare storie maledette?

Oddio, se così fosse sarebbe quantomeno inquietante, credo piuttosto che scrivere di giallo, ma soprattutto di noir, sia un modo efficace di raccontare la vita nei suoi tratti essenziali.

Non che le giornate di ognuno siano attraversate da crimini e fatti di sangue, ma se ci pensi la vita quotidiana è la somma delle soluzioni che trovi per i piccoli o i grandi problemi che trovi sulla tua strada. Per questo il giallo è così affascinante perché mette i lettori in modo semplice e diretto davanti a un enigma spingendoli a misurarsi con chi dall’interno della storia deve risolverlo.

Non a caso in giro per l’Italia ci sono “tribù” di giallisti/noiristi/thrilleristi – lo so, sto coniando neologismi come se piovesse – un po’ dappertutto oltre Bologna abbiamo Milano, Roma; Genova, Torino e quando non sono grandi città entra in gioco la provincia.

Come dice il mio amico e giallista Enrico Luceri, anche dietro i delitti più efferati ci sono delle motivazioni tutto sommato semplici, che vanno ricercate nel passato: denaro, amore, invidia, rancore. La vita insomma.

A chi consiglieresti la lettura del tuo libro?

A tutti ovviamente!

Scherzi a parte, se vi piacciono i thriller colorati di giallo, Dove scorre il male è il vostro libro.

Che tipo di lettore sei?

Come dicevo poco fa, ho sempre amato la lettura leggo di tutto ma preferisco la fantascienza, l’avventura e il giallo. Per me lettura ha sempre significato anche fumetti, dagli immancabili eroi Disney ai supereroi americani e in tempi più recenti i fumetti giapponesi.

 

Quali sono i tuoi rapporti con l’editoria italiana? Consigli per chi vuole pubblicare?

La mia esperienza posso valutarla solo positivamente, alla fine ho sempre trovato editori che hanno creduto nel mio lavoro – leggi: non mi hanno mai chiesto un euro – e lo hanno pubblicato. Certo lungo il percorso ho incontrato di tutto, però credere in ciò che facevo e seguire i suggerimenti di chi ha esperienza mi ha aiutato molto.

Il primo consiglio per pubblicare è quasi banale: scrivere qualcosa che sia pubblicabile.

Un editore che fa il proprio lavoro in modo serio, pubblica libri scritti in italiano. Sembra una battuta, ma nel corso delle selezioni per il Garfagnana in giallo, capitano testi che con la lingua italiana – intesa come sintassi, grammatica e punteggiatura – hanno solo una parentela lontana.

Quindi primo, conoscere bene l’italiano, una cosa che si ottiene solo leggendo, leggendo, leggendo, leggendo, leggendo, tutto qualunque cosa.

Detto questo scegliete una storia che vi convince – se non convince voi difficilmente potrà convincere prima gli editori e poi i lettori – e raccontatela.

Io poi ho trovato utilissimo partecipare ai premi letterari, ce ne sono tantissimi, molti gratuiti: sono palestre di scrittura dove si è sicuri di essere letti e giudicati, non sempre è necessario vincere, anche arrivare in finale o tra i segnalati è sintomo di aver scritto qualcosa di valido da utilizzare come punto dipartenza per altro.

Quanto è importante internet per un autore che vuole fare conoscere la propria opera?

All’uscita del mio primo libro risposi a una domanda simile di Barbara Baraldi dicendole che lo ritenevo molto importante, ma stiamo parlando del 2010: allora Facebook e gli altri social in Italia erano arrivati da non moltissimo e qualcosa si riusciva ancora a fare, in pratica si raggiungeva un grande numero di potenziali lettori a costo zero, aggirando di fatto la pubblicità tradizionale.

Oggi, essendo aumentata a dismisura la concentrazione di utenti connessi, pubblicizzare un libro, o qualunque altra cosa, attraverso internet, se non lo si fa supportati da professionisti – che non lavorano ovviamente gratis – è come lanciare un sasso nel mare, per questo credo che la forma più efficace di promozione siano le presentazioni in pubblico, utilizzando internet per raccogliere il parere dei lettori sui propri lavori.

 

Progetti futuri?

Tanti.

Ho finito un altro romanzo, un giallo “puro”, con un commissario che non è Sammarchi. Il perché lo scoprirete se e quando verrà pubblicato.

Poi c’è sempre un progetto a quattro mani che procede e anche quello ormai è in dirittura di arrivo. Questo davvero stupirà.

 


 

Giallo £ Cucina ama occuparsi di cucina. Per un bolognese il cibo è un modo di vivere e so che sei goloso. Lasciaci con una ricetta.

Eccola.

ZUPPA DI CIPOLLE

Difficoltà: molto bassa

Preparazione: 30 min

Cottura: 30 min

Dosi per: 4 persone

Costo: basso

 

PER LA ZUPPA

Cipolle dorate 500 g

Zucchero 1 cucchiaino

Burro 50 g

Olio 4 cucchiai

Pepe nero q.b.

Brodo di manzo 1 litro circa

Farina 20 g

Sale q.b.

PER LA GRATINATURA

Pane baguette 12 fette (ma a me piace senza)

Groviera (o Emmenthal) grattugiato 100 gr

PREPARAZIONE

Mondate le cipolle e tagliatele ad anelli sottilissimi

NB: è importante che lo spessore degli anelli sia il più omogeneo possibile.

Ponetele poi in un tegame con 50 g di burro e 3-4 cucchiai d’olio.

Lasciate cuocere a fuoco basso per 10 minuti, poi aggiungete un cucchiaino di zucchero e procedete con la cottura a fuoco moderato finchè le cipolle sudino senza prendere colore; fate molta attenzione a non farle scurire in nessun punto. Quando cominceranno a divenire leggermente bionde, spolveratele con la farina, che farete cadere da un setaccio o un colino, quindi mescolate con cura per qualche minuto. A questo punto aggiungete il brodo che, secondo gli antichi testi francesi, dovrebbe essere preparato con la coda di bue; lasciate sobbollire per almeno 30 minuti a fuoco moderato, aggiungendo del brodo quando serve.

Quando la zuppa sarà cotta, aggiustate di sale e pepe e versate il tutto in quattro contenitori da forno; affettate il pane (se proprio volete essere fedeli alla ricetta procuratevi una baguette) e abbrustolitelo.

Adagiate le fette di pane sulla superficie della zuppa e ricoprite con abbondante groviera o emmenthal grattugiati (o formaggi similari). Ponete quindi i 4 contenitori nel forno preriscaldato a 250°C (o nella salamandra) per il tempo necessario affinché si formi una crosticina dorata sulla superficie della zuppa (pochi minuti).

Servite la zuppa di cipolle gratinata caldissima.

 

E con una citazione.

Citazioni ne avrei molte, te ne lascio due, una da Karate Kid

Quando cammini su strada, se cammini su destra va bene. Se cammini su sinistra, va bene. Se cammini nel mezzo, prima o poi rimani schiacciato come grappolo d’ uva.

Ecco, karate è stessa cosa. Se tu impari karate va bene. Se non impari karate va bene. Se tu impari karate-speriamo, ti schiacciano come uva.

M.o Myaghi

 

E una mia

 

La realtà non esiste

Esistono diverse percezioni di uno stesso evento.

 

 

 



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