Il monzese Fabrizio Mazzotta non ha bisogno di presentazioni, avendo accompagnato, con la sua voce, almeno due o tre generazioni di ragazzi. Doppiatore, adattatore di dialoghi, direttore di doppiaggio, fumettista ed avido collezionista di comics e relativi, Fabrizio è una persona dalle mille interessanti sfaccettature.
Come è noto agli appassionati, hai cominciato la tua carriera quando avevi cinque anni; pensi che lavorare così presto nel tuo ambito lavorativo possa ancora portare una certa maturità umana e professionale come succedeva in passato?
Sicuramente sì! Io da piccolo ho avuto la fortuna di lavorare e interagire con gli adulti e questo mi ha reso più ricettivo ed estroverso, senza rinunciare al lato infantile fatto di giochi ai giardini pubblici, di pupazzetti in gomma, di cartoni animati. Finita la scuola mi sono ritrovato con una professione già avviata. Non è cosa da poco!
Uno dei tuoi personaggi più amati è quello di “Mizar”, il pestifero ragazzino che idolatra “Actarus” e “Alcor”, nell’ormai leggendaria trasposizione italiana di “Goldrake”: pensi che l’incredibile successo della serie sarebbe stato replicabile in tempi diversi, magari contro serie con tematiche più impegnative?
Spero di si. All’epoca, in fondo, la serie è stata percepita dai giovani proprio per le tematiche più impegnative rispetto ai vari cartoons che si erano visti fino a quel momento. Gli eroi soffrivano, piangevano e spesso i cattivi non erano così malvagi come sembravano. In tempi attuali ci sono telefilm e serie a disegni animati con temi sviscerati in modo ancora più adulto, ma io credo che “ Goldrake” rimanga un classico. E i classici non temono il passare del tempo!
Un altro dei tuoi doppiaggi più ricordati ed apprezzati è quello di “Krusty”, il cinico clown televisivo idolo dei piccoli “Simpson” nella serie omonima. Sono state mosse enormi critiche all’evolversi della serie, giudicata di aver perso il proprio acume e sense of humour da più di dieci anni, trasformandosi in una passerella per vip minori in un susseguirsi di gag di bassa lega. Senza mettere in dubbio l’estremo valore del lavoro tuo e dei tuoi colleghi, avete avuto difficoltà nel lavorare o, comunque, un qualche dispiacere, nel vedere una serie storica cambiare così radicalmente?
Io devo ammettere che nonostante siano passati ventuno anni dall’inizio della serie riesco ancora a divertirmi con le gag de “ I Simpson”. A volte, poi, mi capita anche di dirigere il doppiaggio di alcuni episodi e riesco a vedere la storia in modo più completo, e direi che l’umorismo speciale non è mai venuto meno. Può esserci stata una naturale opacizzazione delle storie, ma è impossibile mantenere una qualità alta per ogni episodio, nel corso di più di vent’anni. Ancora non vedo la fine del successo di questa serie; difficoltà nel doppiaggio non ce ne sono, da questo punto di vista. Anzi: per quanto riguarda “Krusty” gli autori riescono a trovare sempre nuove situazioni, non ultimo il suo matrimonio dall’epilogo agrodolce.
Per rimanere ancora alla questione dei Simpsons, si parlava, nella precedente intervista con la tua collega Elena Perino, di Maurizio Romano, voce dell’”avvocato Lionel Hutz” e di parecchi personaggi minori, prematuramente scomparso pochi anni fa, ma ricordato ancora oggi con enorme affetto da molti fan. Riguardando i vecchi episodi della serie, oltre a Romano, è impossibile non fare caso all’enorme ensemble di talenti del mestiere coinvolti anche come semplici personaggi di contorno: pensi che i Simpson siano stati, per almeno tutti gli anni ’90, una fucina di talenti del doppiaggio?
Non solo negli anni ‘90 abbiamo potuto sentire voci come Gil Baroni, Massimo Corvo, Massimo Lodolo, Vittorio Amandola, Mino Caprio, Laura Boccanera, Emanuela Rossi (e l’elenco sarebbe lungo), ma anche in tempi recenti possiamo sentire bravi doppiatori come Pasquale Anselmo, Roberto Stocchi , Francesca Guadagno o Roberto Draghetti. Parlo di doppiatori professionisti, ovviamente. Non dei cosiddetti “talents” , che di rado possiedono la talentuosa arte del recitare.
Tornando di nuovo nel passato, il tuo doppiaggio di “Eros” in “Pollon” è oramai storico: sebbene la serie fosse spesso una satira della società giapponese del tempo, nascosta sotto le mentite spoglie dell’Olimpo, pensi che la nostra cultura classica abbia influito positivamente nell’ottimo risultato finale di doppiaggio e adattamento della serie?
Non saprei dire se i tanti riferimenti alla mitologia (a volte anche errati) siano stati pienamente colti dal pubblico dei telespettatori. Posso solo sperare che la serie sia stato motivo per andare a leggere e/o studiare i miti Greci e Latini, che sono una fonte inesauribile di avventure avvincenti e personaggi ottimamente caratterizzati. Possiamo giustamente vantarci di abitare in un Paese dalla cultura classica, ma, per il resto, per il nostro Paese, c’è poco da vantarsi. Considerando, poi, che siamo un popolo che legge poco e che le riviste per ragazzi in edicola si assottigliano sempre di più di anno in anno, impedendo una vera cultura per le nuove generazioni.
E’ giusto sacrificare un adattamento fedele all’impronta all’originale per ottenere un prodotto più fruibile ed apprezzabile per il pubblico nostrano? Avendo lavorato sia come doppiatore che come direttore ed adattatore di dialoghi, come vedi la questione?
C’è da chiarire cosa si intende per ‘sacrificare l’originale’. Se stravolgo il significato di una frase o di un concetto (epurando, censurando o inventando di sana pianta) sono sicuramente criticabile. Se adatto lo stesso concetto per il pubblico nostrano in modo che venga recepito, allora sto facendo bene il mio lavoro. Se ad esempio in una battuta di un film si cita Cely Wright (che è una cantante country) quasi nessuno sa chi sia, ma se sostituisco il nome con Dolly Parton (che è un’attrice famosa e una cantante country anch’essa) ho più possibilità che la citazione venga capita da un maggior numero di spettatori. E senza stravolgere il concetto! Se trasformo la cantante in …Orietta Berti sono da mandare in carcere! Perché introdurrei un famoso personaggio nostrano in un contesto (l’America) avulso. Insomma: una scelta becera e provinciale! Poi ci sono i ‘talebani’ dell’adattamento degli Anime Giapponesi, che vorrebbero che fossero mantenuti nomi errati come “Orivia” invece che Olivia, oppure Yàkumushi piuttosto che Yakumùshi , quando il Giapponese è notoriamente una lingua atonica e non sempre si può dire quale sia l’accento corretto.
Vuoi citare qualche esperienza lavorativa che ti ha lasciato un segno, in positivo o negativo?
Nel corso della mia professione ce ne sono state molte di esperienze negative e positive. Colleghi avidi e meschini, doppiatori che si prostituiscono per un film, pagamenti non versati…. Ma anche la soddisfazione di dirigere film per il cinema, di adattare serie di telefilm saltando il pranzo, ma acquisendo una grande pratica , di essere invitato a convegni o manifestazioni. La serie di telefilm de “ La famiglia Partdridge” la ricordo con affetto perché doppiai il mio primo protagonista; ma come dimenticare il divertimento nel doppiare Eros?
Per concludere, vuoi citare qualche tuo progetto futuro, o magari i tuoi recenti lavori teatrali?
Ultimamente sto riprendendo l’attività teatrale ( che ho sempre fatto in modo sporadico), scrivendo due testi, facendo provini e dando la disponibilità per lavori futuri ancora tutti da confermare . Ho anche vinto un concorso teatrale come miglior regista ! Era la prima volta che mi cimentavo nella regia e sono soddisfatto del lavoro svolto! In più sto scrivendo un libro di saggistica riguardante i Puffi. Mi occuperò perlopiù della parte editoriale e poco della parte televisiva. Sono in attesa di altri film cinematografici da dirigere (incrociamo le dita, anche quelle dei piedi!) e, infine, spero di riprendere a scrivere e disegnare fumetti più frequentemente, come facevo un tempo!
Francesco Massaccessi