Intervista a Federico Guglielmi

Creato il 21 giugno 2011 da Restoinascolto
[  Chi legge il Mucchio Selvaggio sa che a maggio è uscito l’ultimo numero della storica rivista che ha avuto la firma (come direttore e non) del fondatore del giornale, Max Stéfani. Il quale ha poi raccontato sullo stesso numero e attraverso facebook le ragioni che lo hanno portato a lasciare il timone a Daniela Federico. Subito dopo l’uscita, lo stesso Stéfani viene raggiunto da una (nuova) querela per diffamazione. Il Mucchio però, questa volta fa spallucce facendo andare in bestia il “buon” Stéfani che non l’ha mandata a dire su facebook, dove ha trovato, come prevedibile, agguerriti sostenitori e altrettanti detrattori. Nella bagarre di commenti, che, ovviamente ha tirato in ballo i collaboratori del Mucchio, ne ho approfittato per contattare Federico Guglielmi per farmi dire la sua sulla rovente questione e sulla musica in generale. Buona lettura.  ]
 Ciao Federico e grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda. Togliamoci subito il dente con la questione sull’(ormai) ex direttore del Mucchio, Stèfani che ha “accusato” i nuovi vertici della rivista di non averlo sostenuto, dopo aver ricevuto un’accusa per diffamazione da Iannone (Casa Pound) a seguito di un’intervista fatta dallo stesso Stéfani a Giovanni Fasanella sul suo libro “L’Orda Nera”.
 L'annosissima questione è che un giornalista dovrebbe sapere come scrivere quello che vuol scrivere senza correre il rischio di essere querelato, e soprattutto condannato per diffamazione. Per quanto riguarda l'articolo al quale ti riferisci, Iannone aveva inizialmente chiesto una semplice richiesta di rettifica, che fu pubblicata un paio di mesi dopo l'articolo... peccato però che Stèfani volle assolutamente inserire in calce una sua personale nota di commento, cosa che - secondo la legge - rende la rettifica nulla. Dato che un po' di giurisprudenza ne mastico, prima che la "rettifica" fosse pubblicata feci presente che di sicuro inserire quella nota avrebbe creato problemi, ma Stèfani non volle assolutamente ometterla... e quindi dalla richiesta di rettifica si è passati alla querela. Dispiace che ci sia andato di mezzo l'incolpevole Fasanella... che d'ora in poi, suppongo, starà molto più attento nel decidere a chi concedere interviste.
  Ma al di la, poi, delle ragioni e/o dei torti, (ribadisco quanto scrivevo su facebook) la sensazione che mi ha lasciato quanto accaduto, ovvero, il non aver perorato le ragioni di Stéfani, mi è sembrato un sottolineare il fatto di volersi togliere dalle palle il “papà rompicoglioni” che non lo si reggeva più con le sue scelte contro, a tutti i costi. Sensazione sbagliata?
 Mi risulta che, nel lasciare la direzione del Mucchio, Stèfani abbia firmato un accordo, dichiarando di non avere più nulla da pretendere dalla società editrice per qualsiasi cosa riguardasse il lavoro svolto in passato per essa. Comprese, ovviamente, le eventuali cause.... oltretutto fortemente volute da lui e solo da lui. Più in generale, certo, non posso negare che il clima fosse ormai invivibile: il direttore non metteva mai piede in ufficio, rifiutava riunioni redazionali e confronti con lo staff, pretendeva di "dirigere" da Barcellona e, per giunta, non perdeva occasione per parlar male dei suoi collaboratori sulle pagine del Mucchio... il tutto non essendo proprietario della rivista, che dal 1996 è gestita da una cooperativa editoriale. I problemi erano questi, non le "scelte contro"... che poi, a ben vedere, erano quasi sempre soltanto "contro" il buon senso e il buon gusto.
 Ok. Passiamo al giornale, oggi. So che sei molto affezionato alla parte “classica” della musica ma personalmente ritengo l’appuntamento mensile con Classic Rock, da solo, in grado di soddisfare ampiamente i cultori del genere, e che Extra, quindi, sia superfluo. Capisco gli approfondimenti e le classifiche, ma un numero all’anno, in questo senso, secondo me basterebbe. Mentre quest’anno ho sentito la mancanza dell’Annuario.
 Purtroppo l'Annuario, alla prova dell'edicola, non funzionava abbastanza da giustificare tutti gli investimenti , di tempo ed economici, che aveva alle spalle: se si fosse venduto a sufficienza avremmo di sicuro continuato a pubblicarlo, autonomamente. Per quanto riguarda Extra, il gradimento è altissimo, e da quando lo alleghiamo al Mucchio due volte all'anno lo è ancora di più... Rispetto ovviamente la tua opinione, ma moltissimi lettori hanno vissuto in modo quasi traumatico il passaggio di Extra dalla trimestralità alla semestralità: fosse stato per loro, avrebbe dovuto essere mensile!
 Ti occupi ancora di musica italiana o hai passato il testimone? Ricordo che parlavi di decine di cd-r di emergenti che ti arrivavano in redazione e che chiedevano di essere ascoltati. Succede ancora? E della nuova ondata che ne pensi? Lo scorso anno mi è sembrato un buon anno (Pan del Diavolo, Zen Circus) quest’anno Benvegnù, Donà (i primi che mi sono venuti in mente….)
 È dal 1979, cioè da quando scrivo, che mi occupo di musica italiana emergente e "alternativa"... non ho mai smesso di farlo, lo considero una specie di missione. Anche se comporta un sacco di rogne, perché attorno a quello che scrivo sull'argomento c'è naturalmente attenzione. Senza parlare, appunto, dei circa cento dischi ufficiali che ricevo ogni mese. In generale, penso che la musica italiana stia attualmente vivendo un gran bel momento, anche se per scoprire le cose davvero buone bisogna sorbirsi tantissimi prodotti brutti o semplicemente "inutili", in quanto standardizzati e poco ispirati.
  Come hai vissuto i vari passaggi dal vinile al digitale? e oggi, come ne usufruisci? Hard disk pieno per le recensioni e le novità e vinile per soddisfare il palato a casa?
 Mi adeguo e apprezzo anche gli aspetti positivi - specie a livello di comodità - del formato digitale, ma credo che con l'arrivo del cd prima e degli mp3 dopo, la fruizione della musica abbia perso molto del fascino che aveva all'epoca in cui a regnare era il vinile. Per il piacere dell'ascolto, il vinile rimane il mio formato preferito, ma per lavoro mi divido fra cd, hard disk pieno e iPod.
 Il fatto di curare (come hobby) questo blog col mio amico Giampaolo, mi ha dato la possibilità di conoscere un’infinità di nuovi gruppi, nuova musica, ascoltare in streaming le anteprime e farmi un’idea da subito se la cosa può piacermi o meno ed eventualmente tirar fuori gli euri necessari all’acquisto. Questa premessa mi porta a fare due considerazioni/domande; la prima: ritengo che la velocità e la quantità di proposte vada a scapito del piacere di ascoltare e apprezzare al meglio un disco. Ad esempio: se penso all’ultimo album goduto appieno penso a Sky Blue Sky dei Wilco. È chiaro che nel tuo caso la massa degli ascolti è centuplicata; per cui ti chiedo se hai ancora qualche momento per lasciarti appagare da qualche ascolto? la seconda: questo nuovo modo di essere fruitori di musica, soprattutto da parte delle nuove leve, non credi possa portare alla definitiva scomparsa delle riviste di settore? (con tutti gli scongiuri del caso, chiaramente). Non subito ma lentamente e in maniera inarrestabile?
 Non ci sarebbe nulla di male a far ascoltare in Rete qualsiasi cosa, per "guidare" l'acquisto. Il guaio è il furto, perché è di questo che si tratta, ai danni di chi realizza musica. Più si va avanti, e più i giovani che si accostano per la prima volta alla musica sono convinti che la musica debba essere gratuita... e questo, per mille ragioni, alla musica non fa bene. Comunque, per rispondere alla tua prima domanda... sì, nonostante il piacevole obbligo di essere sempre informatissimo su quello che accade riesco sempre a ritagliarmi un po’ di tempo per ascoltare quello che davvero mi piace: non potrei farne a meno. Per quanto riguarda la seconda, penso che riviste musicali serie e ben fatte avranno sempre un loro mercato, anche se magari più esiguo a livello di numeri: c'è bisogno di informazione qualificata. Si può però fare dell'informazione qualificata anche in Rete, anche se al momento sembra impossibile avere un pur minimo tornaconto economico.
 Ringraziandoti per la disponibilità, chiudo, chiedendoti di farmi qualche nome sui tuoi dischi preferiti in assoluto e tra quelli usciti nei primi sei mesi di questo anno e se attendi con impazienza qualcuno in particolare.
Dischi preferiti in assoluto? Sono centinaia! Tra i miei classici di tutti i tempi ci sono senza dubbio "Goodbye And Hello" di Tim Buckley, il primo dei Velvet Underground, "La buona novella" di Fabrizio De André, "Crossing The Red Sea" degli Advers, "Medicine Show" dei Dream Syndicate, "The Big Heat" di Stan Ridgway,l'unplugged dei Nirvana... questi i primi che mi vengono in mente. Se invece parliamo di novità, e quindi ancora in attesa di "storicizzazione", ultimamente ho apprezzato Bon Iver, Fink, Tamikrest, Low, William Elliott Whitmore... fra gli italiani, Marco Parente, N.A.N.O., I Cani e il nuovo degli Zen Circus, "Nati per subire", che uscirà solo a ottobre ma che posseggo in cd-r da quando i ragazzi hanno ultimato le registrazioni. Per il resto, sono "investito" da talmente tante novità, ogni giorno, che non ho davvero la forma mentis per attendere qualcosa... Aspetta, però... da qualche mese sto pensando che mi piacerebbe che uscisse un nuovo album di Francesco Guccini. Sì, direi che sarebbe proprio ora.



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