Ho avuto il piacere di leggere la novella “L’amore è un rito” e il romanzo “L’uomo che attraversò il tempo per me” di Francesca Borrione, e devo dire che entrambe le opere mi hanno lasciato dentro un tenero ricordo e un’emozione delicata, fatta di tinte pastello. Da non molto è uscito finalmente un nuovo lavoro della Borrione, “Il richiamo delle onde“, che sto leggendo e che mi sta già facendo innamorare!
Francesca ha risposto alle mie domande nel modo che mi aspettavo, ovvero con semplicità e sensibilità. Il suo modo di porsi non può che confermare ciò che penso di lei, ovvero che sia un gran bella persona, nonché una scrittrice di sicuro talento. Sono piuttosto sicura che una volta letta l’intervista sarai curioso di scoprire le sue opere, perciò ti lascio alcuni link utili.
“L’amore è un rito”
“L’uomo che attraversò il tempo per me”
“Il richiamo delle onde: Stranger Town”
Quando hai iniziato a scrivere? Ricordi ancora qual è stato il primo lavoro che hai completato?
Credo di avere sempre scritto, non ricordo a quale età posso aver cominciato: diari, racconti e raccontini, componimenti… Il primo lavoro vero e proprio l’ho completato a diciannove anni circa. Era una novella, si intitolava L’ombra. Non l’ho mai pubblicata, ma è stata la prima cosa cui sono stata in grado di dare un finale. Poi ci sono stati molti esperimenti. E un paio di anni dopo è arrivato L’uomo che attraversò il tempo per me.
Che cosa ti spinge a scrivere?
Il desiderio di mettere ordine nelle mie emozioni, prima di tutto. Scrivere per me è una sorta di necessità, un’urgenza. Non sono una persona molto estroversa e la scrittura mi aiuta a esprimere me stessa. Poi, quando sono un po’ infelice o quando mi sento insoddisfatta, scrivo le storie che vorrei vivere… magari coronandole di un bel finale.
Quando ti dedichi alla scrittura ci sono dei piccoli riti che segui o hai delle abitudini particolari?
No, non nessun rito. La sola cosa che mi piace fare, perché mi ispira e mi aiuta anche a concentrarmi, è scegliere la musica da ascoltare mentre scrivo. Ecco, questa è la mia unica abitudine. Ascoltare musica mentre scrivo.
Cinema e scrittura… Si tratta di due grandi passioni per te! Ne “L’uomo che attraversò il tempo per me” le hai fuse in maniera delicata e di sicuro effetto. In quali altri modi lasci che si intreccino tra loro?
Quando scrivo, descrivo situazioni e personaggi che poi in qualche modo prendono una forma visiva. Si materializzano davanti ai miei occhi, nella mia immaginazione. Cerco di raccontare quello che vede – e sente – la mia mente, la mia fantasia. Il cinema è immagine, ovviamente, ma è anche parola, dialogo, narrazione. Anche per questo l’intreccio con la scrittura funziona. Con “L’uomo che attraversò il tempo per me”, penso di essermi lasciata affascinare da tutte le suggestioni cinematografiche che ho vissuto, da spettatrice e da cinefila. Ho davvero tradotto in parole una parte di me!
Ora il cinema è diventato un po’ anche parte del mio lavoro, dal momento che faccio ricerca in questo settore. Penso sia un privilegio e non potrei chiedere di più.
Ci puoi raccontare un aneddoto o un retroscena significativo relativo a “Il richiamo delle onde”?
Il romanzo inizia con la descrizione di una nevicata inaspettata e colossale che sorprende la protagonista mentre sta viaggiando, per lavoro, insieme all’uomo che ama (o che crede di amare!). La sera che iniziai questa storia, in realtà non pensavo di dare vita a una nuova storia. Era veramente la fine di marzo e stava davvero nevicando, fuori dalla mia finestra. Era sabato e sarei dovuta uscire con un’amica, ma la neve ci aveva bloccate entrambe nelle rispettive case. Così mi misi al computer a raccontare la nevicata che avevo sotto gli occhi. Poi decisi che quel breve passaggio poteva essere l’incipit di un racconto… che poi è diventato un romanzo.
Quanto c’è di te ne “Il richiamo delle onde”? Ci sono avvenimenti, caratteristiche dei personaggi o aspetti significativi che si riallacciano direttamente a te e alla tua vita e che avresti voglia di condividere con noi?
C’è sempre qualcosa di me nelle cose che scrivo. Quel qualcosa non è mai relativo alle situazioni, che sono di fantasia, quanto ai miei stati d’animo, e magari anche a persone che ho incontrato lungo il mio cammino e che mi hanno lasciato qualcosa, nel bene e nel male. Nel caso de “Il richiamo delle onde” penso di avere esorcizzato alcuni miei fantasmi personali. È stata un’esperienza di scrittura particolarmente catartica!
Se dovessi descrivere “Il richiamo delle onde” con un’unica frase, quale sarebbe?
La storia di una ragazza che, smarrita in un paesino fuori dalla carta geografica, trova se stessa, uccide i propri mostri e viene ripagata dalla felicità di amare ed essere amata.
Quali altri progetti hai nel cassetto al momento? Di che cosa ti stai occupando?
Mi preparo a trasferirmi negli Stati Uniti per lavoro! Sarà un grande cambiamento che, immagino, mi ispirerà! Sto scrivendo e pubblicando diversi racconti, ma da un po’ di tempo ho ripreso un vecchio manoscritto che era rimasto incompleto. Sarà sempre un racconto d’amore, ma è ancora troppo presto per parlarne…
Grazie di cuore a Francesca Borrione per la sua gentile disponibilità!
Ti lascio il link al suo blog, Misselse, che vale senz’altro la pena seguire.
Con un sorriso,
Antonella Arietano