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Intervista a Francesco Balletta, autore di "Morto a 3/4"

Creato il 24 maggio 2014 da La Stamberga Dei Lettori

L'autore


Francesco Balletta è l’autore romano quarantenne di Morto a ¾. Si è laureato alla facoltà di Giurisprudenza a alla Sapienza di Roma con 110 e lode nel 1997.
Piuttosto schivo, è sceneggiatore, autore e coautore di numerose serie tv quali: Distretto di Polizia, La Squadra, Don Matteo, Cuore contro cuore e David Copperfield.
Nonostante la riservatezzza il suo romanzo d'esordio non nasconde qualche riferimento autobiografico: ha infatti dichiarato che il suo maresciallo deriva dai ricordi legati alla sua esperienza durante il servizio militare nell'Arma dei carabinieri, dove era sottotenente. Balletta vive e lavora a Roma dove è nato da genitori partenopei.

Il libro


Domenico Campana, maresciallo dei carabinieri in una cittadina dell'alto Lazio, è stanco. Stanco degli acciacchi e dei chili di troppo, stanco di indagare, stanco di omicidi, magistrati, imputati e compagnia bella. Fosse per lui, se ne andrebbe in pensione seduta stante, ma i suoi cinquantasei anni lo costringono ad aspettare. E a sgobbare, rimestando "nel pozzo senza pendoli dell'animo umano". Così si ritrova a pensare mentre consuma un pollo di rosticceria e apre l'ennesimo fascicolo: un insegnante del liceo locale è stato picchiato e trafitto da una pugnalata al cuore. Farebbe di tutto per evitare quest'altra grana e la sorte lo accontenta: un osso di pollo gli va di traverso e lo uccide. Il maresciallo lascia la vita con un sospiro di sollievo. Finalmente un po' di riposo, pensa, e invece no, siamo solo all'inizio. Alla dogana per trapassati non lo fanno andare "su" perché non è morto del tutto, ma solo al settantacinque per cento. Campana è spiazzato. Come ottenere il lasciapassare? L'affascinante capitano della dogana, Clelia, gli affibbia l'indagine rimasta in sospeso tra i vivi. L'ultimo caso da risolvere prima dell'agognato eterno riposo. Nei panni di detective morto a 3/4, però, deve ripartire da zero. Via le consuetudini e gli strumenti di una vita da carabiniere e avanti con nuovi apparecchi e nuovi metodi di indagine. Un'avventura tra giallo e mistero che risvelerà nel defunto maresciallo la "voglia di vivere".
La nostra recensione qui.

L'intervista


Buongiorno, Francesco, grazie per accettato questa intervista.
1. Ho apprezzato l’ironia che serpeggia in tutto il romanzo e inizio con il chiederle se abbia influito la sua professione di sceneggiatore nella formazione del romanzo.

Sì, ha influito molto. Sono (e resto) uno sceneggiatore "prestato" alla narrativa! Il "mestiere" mi ha aiutato molto, sia nel rapporto con il giallo sia nella costruzione della struttura del romanzo. Detto questo, spero che "morto" abbia anche un linguaggio e uno stile consoni al formato "cartaceo"!


2. Quando ha iniziato a scrivere il romanzo si è posto modelli di riferimento?

No. Ho tanti scrittori preferiti che mi porto "dentro" - King, su tutti - e fanno parte del mio bagaglio, e se qualcosa nella mia scrittura riecheggia il loro stile lo fa in modo inconsapevole. Non riuscirei a scrivere con un modello di riferimento in testa!


3. In ogni caso a quali autori si sente più vicino?

Come dicevo, Stephen King, ma anche Benni, Ammaniti, Grisham... è una lunga lista perché in realtà sono un lettore onnivoro, sia di romanzi che di fumetti, sempre alla ricerca di qualcosa che non conosco. Tra le mie ultime scoperte: Walter Tevis, formidabile scrittore/sceneggiatore, autore di uno dei più bei libri che abbia mai letto: La Regina Degli Scacchi (che abbiamo recensito qui). In questo momento ho tra le mani "Player One" di Ernest Cline e mi piace moltissimo!


4. E’ un lettore appassionato? Quali sono gli autori preferiti?

Per non ripetermi, passo ai miei autori preferiti di fumetti e graphic novel. Tra gli italiani: Gipi, Zerocalcare, Leo Ortolani, Igort. Fuori dai confini: Frank Miller, Alan Moore, Will Eisner, Neil Gaiman, ovviamente i classici Disney che leggevo da bambino (sogno, prima o poi, di scrivere una storia per Topolino), ma anche Asterix e i manga giapponesi! Consiglio a tutti di farsi un giro in fumetteria che è sempre un'esperienza divertente e illuminante!


5. ”Morto a ¾” è il suo primo romanzo, ne ha in programma altri? Ovvero potrebbe esserci un seguito visto che il maresciallo Campana si presume continuerà a svolgere investigazioni?

Un doppio sì: sì voglio scrivere ancora narrativa - e ho già pronto un altro romanzo ancora in cerca di editore - ; e sì, ci saranno altre avventure del maresciallo Campana se il pubblico vorrà!


6. In questa specie di limbo fra paradiso ed inferno in cui viene trattenuto il maresciallo Campana, chi sa fare è costretto a lavorare e chi è privo di capacità va a godersi il paradiso. Nel romanzo c’è più sarcasmo o pessimismo?

Ottima domanda! In realtà, il pessimismo è una condizione di partenza che poi viene superata, mentre l'ironia e il sarcasmo aleggiano dall'inizio alla fine (almeno spero!).


7. E’ quasi impossibile, per quanto si sia schivi, non inserire qualcosa di sé in un romanzo. C’è qualche somiglianza tra autore ed investigatore in “Morto a ¾”? Ad esempio la tendenza all’ironia del protagonista?

Sì, in realtà ho diversi punti in comune con Campana: la golosità, il problema dei chili in più, forse anche l'ironia e una certa tendenza a vedere sempre il Re Nudo... però lui ha molti pregi che a me mancano, primo tra tutti un grande fiuto investigativo!


8. In questo giallo non ci sono situazioni scabrose, descrizioni truculente, perfino le parolacce sono quelle di uso talmente comune da rientrare nella normale terminologia; crede che questo penalizzerà la commercializzazione del romanzo?

Perché dovrebbe penalizzarlo? Spero di no! Sinceramente non ci ho proprio pensato! Ho usato un linguaggio "pulito" ed evitato le morbosità perché è così che è Domenico: abituato agli orrori della vita e proprio per questo desideroso di tenerli a distanza di sicurezza (per quanto possibile).


9. E infine, com’è arrivato alla casa editrice che ha pubblicato il suo libro? E’ stato difficile avere il suo romanzo pubblicato?

Sono arrivato all'editore grazie ad una "triangolazione" di agenzie. Mi spiego: il mio agente da "sceneggiatore" Jean Paul Bosco ha stretto una collaborazione con un'agente letteraria - Valeria Raimondi - e lei mi ha seguito nella stesura. Dopodiché ha mandato il romanzo in lettura a vari editori e DeAgostini ha risposto entusiasticamente "all'appello"!



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