Magazine Cultura
Ciao Gianfranco, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.Di me posso dire che sono un uomo curioso, che ama la lettura, perché la ritiene una grande palestra con cui allenare la mente per riuscire a dare sfoggio alla propria fantasia, per cercare stimoli, motivazioni o, semplicemente, evasioni con le quali provare ad affrontare con meno disfattismo la vita, dato che sembra oramai un luogo comune, o una moda, lamentarci a priori di tutto, incluso il vivere, quando invece resta la cosa più straordinaria che possiamo fare.
Sono un sognatore, ma tento di restare con i piedi ben ancorati al suolo, e non certo per la paura di volare, ma solo la consapevolezza che se ci innalziamo troppo oltre la normalità delle cose quotidiane, certi rumori, profumi, sapori ed emozioni non riusciamo più a farli nostri, isolandoci sempre di più tra le nostre malinconie e infelicità.Sposato e con una figlia, sei giornalista, compositore, scrittore e attualmente svolgi l’incarico di ‘Manager Sales’ presso una delle maggiori società di sicurezza in Europa. Qual è stato il tuo primo approccio al mondo della ‘scrittura’ e dove trovi il tempo per dedicartici?La scrittura l’ho iniziata ad apprezzare con i testi di scuola, quelli di epica e narrativa antica, che mi hanno affascinato moltissimo. L’amore per il teatro e la musica, successivamente, mi hanno portato ad approfondire questa passione fino a farla mia, nel senso che in ogni cosa letta ci ho sempre trovato qualcosa che servisse da spunto per approfondire ulteriormente, fino a farla diventare una ricerca interiore. Scrivo, soprattutto, di notte, quando intorno a me tutto si placa e si tranquillizza. Sacrifico volentieri qualche ora su un comodo cuscino per immergermi nei miei mondi di scrittura creativa perché l’appagamento che regala una storia scritta è pari a poche altre sostanze nella vita, almeno per me, e dunque, non c’è sacrificio che tenga quando mente e anima hanno voglia di scrivere e raccontare.La tua passione per la musica ti fa raggiungere grandi traguardi. Insegnante di solfeggio, compositore e autore letterario dal 1983, serate di Piano Bar e spettacoli dal vivo, esperienze di aiuto-fonico in sale di registrazione. Come nasce in te questa passione?Credo che la musica sia qualcosa che nasce con noi. Una sorta di predisposizione, o di talento, che si insinua in noi in maniera immediata, quasi da trovarne traccia anche nello stesso DNA per quanto riesce a rapirti i sensi e le ambizioni. Conosco grandi musicisti, davvero eccelsi, che non hanno mai imparato a leggere una sola nota su un pentagramma, e talenti della voce o della scrittura di testi, che odiano le poesie, eppure si esprimono in maniera esaltante attraverso il connubio musica-parole. In me, la passione per la musica nasce come una evasione, quella che colpisce e coinvolge l’adolescenza, e con me è cresciuta ed è maturata, fino ad oggi, quando mi accompagna spesso nei miei viaggi di lavoro, nelle mie pause o quando ho voglia di suonare, mi siedo al piano, ed una melodia mi tiene compagnia. La musica, per quanto mi ha dato e sottratto, resta la mia più grande amica, quasi un amante, che come tale ha dato e preso tanto da me e… ancora continua a farlo con sorprendente voracità.Sei stato fondatore di un gruppo culturale dove eri anche regista e attore. Parlaci di questa iniziativa che possiede sempre finalità benefiche o solidali.È un’attività che, purtroppo, ho dovuto lasciare quando sono andato a vivere a Verona. Era un gruppo di grandi innamorati del teatro, ancora prima che amici d’infanzia, con i quali abbiam messo su una compagnia di teatro filodrammatico con l’intento di divertirci, passare un po’ di ore insieme e tentare di innalzare lo spirito di aggregazione tra noi attraverso la recitazione. È partito come un gioco, una pura passione innocente, e siamo arrivati ad interpretare commedie molto intense che ci hanno visto protagonisti in spazi particolari quali le case di cura, quelli dei malati terminali ed anche al carcere di Poggioreale, dove recitammo “Natale in casa Cupiello” di De Filippo, e ricordo con piacere, che a fine recita non volevano farci più uscire, ma non ho mai compreso se lo facessero perché eravamo stati troppo bravi da lasciare andare via o troppo indegni, al punto da vietarci altre repliche.Nel 2005 pubblichi il tuo primo romanzo “Cuori nella tormenta” legato all’associazione UILDM di Padova. Successivamente riproposto in e-book da Laura Capone Editore e tradotto per e-Pub in inglese e spagnolo. Di cosa di tratta?È il primo figlio, letteralmente parlando, ed è quello a cui sono più legato, perché tutto nasce e parte da lì, da quel gioco, quasi una sfida, di voler mettere tutte insieme le storie che raccoglievo su un sito che curavo, dal titolo 'Cuorinellatormenta', dove si raccoglievano aforismi, poesie, leggende e rubriche del cuore tutte sull’amore e i suoi tormenti e le sue gioie. Da quell’incitamento a farne un libro nasce la storia di Luca e Carolina, due perfetti sconosciuti che si incontrano una sera in una chat interattiva e da lì, da quel preciso istante, i loro destini cambiano inesorabilmente direzione, spingendosi fino al punto di essere obbligati ad incrociarsi. Il finale lo lascio ai lettori, altrimenti perderebbero il gusto di leggermi.
Una nota, però, che mi piace sottolineare, è legata alla straordinaria vita di questo romanzo, pubblicato nel 2005, rieditato nel 2006 in due nuove versioni, esaurite entrambe e, nel 2011, riproposto ampliato da Laura Capone Editore, come a voler dare ancora vita e amore a quei due sconosciuti con il nick fantasioso di Freccia e Ginevr@, che si sono conosciuti una sera di tanto tempo fa, nella stanza di Cuorinellatorment@.Nel 2006 pubblichi il libro “Dietro di me”, anch’esso a scopo umanitario per l’associazione ‘RockNoWar’, che contiene una prefazione di Stefano D’Orazio, ex batterista dei Pooh. Parlacene.Come vedi, la musica torna prepotente a condizionare la mia scrittura, al punto da prendere in prestito il testo di una canzone molto profonda, qual è “Buona fortuna e buon viaggio” dei Pooh, per farla diventare storia romanzata, per affrontare il dramma della pornografia, quando viene obbligata con l’inganno e il ricatto, e il desiderio di essere salvate da un animo buono, che non chiede null’altro in cambio, che farsi ricordare sempre per un amico sincero. È un libro inquietante, in certi punti, in altri pieno di amore per il prossimo e in certi altri momenti, addirittura da sceneggiatura gialla. Ha avuto tanto successo tra i fan dei Pooh, e sono felice che una loro canzone abbia avuto così tanta altra strada, diversa dalla musica, per continuare a suonare nel cuore di chi li ama da sempre.Nel 2008 arriva un altro romanzo “Tramedamore” legato alla Fondazione Aiutare i Bambini. Daccene un assaggio."Tramedamore" nasce come provocazione racchiusa nel personaggio principale del racconto: un prete, don Giuliano, che conduce una rubrica del cuore da un’emittente radiofonica riscuotendo un gran successo. Un successo tanto imprevedibile e tollerato da scatenare interessi e curiosità nei Media, al punto da incaricare una giornalista di una nota testata giornalistica nazionale ad intervistare questo curato di Saronno, che preferisce un microfono ad un altare ed una poesia d’amore ad una supplica per i suoi fedeli. Un libro d’amore, come qualcuno ha sostenuto, che raccoglie tutto l’amore nelle sue pagine, visto che si affrontano argomenti di ogni genere e trovano un grande paladino in Giuliano, che difende a tutti i costi il diritto d’amare e non condannare, saper consigliare e mai condannare. Insomma, un prete di quelli che molti giovani vorrebbero assomigliasse di più a chi invece, troppe volte, si lascia frenare dall’obbligo di dover ragionare con la testa, le ferree regole della chiesa e la coscienza popolare, anziché con il cuore e il desiderio di comprendere, ogni tanto, piuttosto che condannare a priori e sempre.
Il finale è imprevedibile, sia nella forma narrativa che come epilogo della storia raccontata, ma in ogni pagina di "Tramedamore" c’è un po’ d’amore per la vita e ciò che ci appartiene di più caro, perché parla dell’amore di ogni giorno e sembra che racconti di ognuno di noi, dei nostri patemi e le nostre ansie, le gioie e le aspettative, la speranza e la certezza che l’amore muove lo spirito del mondo.Nel novembre 2011, pubblichi il tuo quarto romanzo “Oltre il confine”, legato alla Fondazione Onlus di Luca Barabreschi contro la pedofilia e la pedopornografia. Cosa troveranno i lettori al suo interno?Temi scottanti, difficili da raccontare e leggere, dove la pedofilia è il primo reato che viene perpetrato sulla povera anima di Paola Fassi, per poi trasformarsi in abuso minorile, violenza carnale e, alla fine, inganno d’amore. Una storia forte, difficile da scrivere e, ancor di più, da leggere senza lasciarsi inquietare continuamente di quanta perversione esiste in certi uomini e quanto male facciano certe mani assassine addosso, che lasciano segni nel cuore indelebili, scurendoti l’entusiasmo di vivere fino al punto da arrenderti al desiderio della morte, perché non credi più negli uomini.
“Oltre il confine” ha ottenuto importanti riconoscimenti dalla critica tra i quali il Primo posto al Premio ‘Città di San Leucio 2012’, la ‘Targa Il Molinello 2013’ e il Premio Speciale ‘Villa Selmi’. Tra questi ,spicca anche il Secondo Posto al Premio Letterario Internazionale “Città di Cattolica” nel 2012. Raccontaci quest’esperienza.Ognuno dei riconoscimenti ottenuti è stato un grido di sussulto nel mio cuore, e non certo per quanto mi è stato attribuito, ma per la certezza che quanto ho scritto possa davvero servire ad alimentare certe coscienze a saper reagire, difendersi o, molto più semplicemente, sperare di poter venire fuori da certe desolazioni dell’anima attraverso la parola, lo sfogo e la libertà di raccontare buchi neri nel cuore, con la consapevolezza che chi ti sta ad ascoltare vuole solo provare a salvarti la vita.
Ha vinto davvero tanto “Oltre il confine”, per il tema trattato, il modo in cui l’ho fatto e la possibilità, anche attraverso un libro, di creare eventi, incontri e opportunità per parlarne, confrontarsi e schierarci uniti e compatti contro un crimine inenarrabile, qual è l’abuso violento, che avvicina l’uomo all’animale e la donna ad una martire per un prezzo salatissimo da pagare che è l’essere oggetto di desiderio, invece che un bene assoluto da amare ed un regalo della vita per ogni uomo.Sei molto attivo in campo benefico e sociale. Questa tua scelta dipende da un motivo scatenante di cui vuoi metterci al corrente?Nessuno in particolare. Ho il mio lavoro che mi soddisfa molto e mi appaga come uomo, ed allora provo a fare un po’ la mia parte nel campo della solidarietà attraverso questa mia passione. C’è chi lo fa unendosi ad associazioni, assicurando il proprio impegno in maniera diretta e altri in modo più secondario, come la beneficenza economica. Io, reputando la scrittura un dono, provo a dare il mio piccolo contributo, destinando i diritti d’autore sulle vendite spettanti a me ad iniziative, associazioni o fondazioni solidali e che seguono progetti sociali importanti. Alla fine, il Paradiso, ho letto da qualche parte, che iniziamo a gustarcelo da quando siamo in vita, ed io provo solo a coinvolgere i lettori dei miei libri ad approfondire o aprire conoscenze e visuali verso certi mali e certe realtà minori che fanno del loro meglio per far sentire meno soli e persi chi è sfortunato, malato in salute, o con disagi economici o sociali.
Sono una goccia in un mare, quello della solidarietà, che ha bisogno di continue gocce per diventare sempre più oceano.Hai qualche progetto futuro di cui vuoi metterci a parte?Certo, quello che mi vedrà nuovamente in libreria a febbraio 2014 con il mio nuovo libro, dal titolo “Sono solo canzoni”. Un esperimento stimolante, con cui ho voluto unire, ancora una volta, la musica alla letteratura, creando dei racconti brevi con ispirazione i testi di canzoni di musica leggera italiana che hanno scritto la storia e hanno fatto da colonna sonora a tutti noi. Parlo di “Anna e Marco” di Dalla, “La donna cannone” di De Gregori, “Anche per te” di Battisti e così via; tutte pietre miliari della discografia che ho preso in prestito per dargli una nuova espressione e variabilità, cercando di inventarmi nomi, volti, storie e situazioni che alla fine ho raccolto in questa antologia che uscirà per San Valentino, in pieno tema d’amore, e sarà destinato alla 'Lega del Filo d’Oro' di Osimo, che è impegnata nell’assicurare cura, riabilitazione e integrazione sociale di bambini, e non solo, sordo-cieco-muti. Un’impresa ardua la loro, portata avanti con mirabili successi da eroi minori, di cui nessuna parla, che danno però un grande senso alla vita e confermano che nessuna vita è inutile e tutti hanno diritto di amare e sentirsi amati.E’ stato un grande piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per i tuoi lavori e complimenti per il tuo contributo benefico che, personalmente, apprezzo enormemente in un autore.
Per seguire Gianfranco GIANFRANCO IOVINO
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