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Intervista a Giorgio Borroni!

Creato il 27 ottobre 2015 da Visionnaire @escrivere

Innanzitutto ringraziamo Giorgio per la disponibilità. Per noi è strato davvero un piacere intervistarlo!

In quest’ultimo mese stiamo facendo qualche domanda agli autori horror che ci sono piaciuti maggiormente e Giorgio Borroni, con i suoi tre audiolibri che ci erano tanto piaciuti, non poteva di certo mancare.

E ora vi lascio all’intervista.

escrivere21) Parlaci un po’ di te, chi è Giorgio Borroni?

Ah, si parte con le domande difficili!

Giorgio Borroni è un eccentrico trentottenne che veste sempre di nero da quando aveva 16 anni, spende i suoi risparmi in libri, audiolibri, fumetti, dvd horror e… accidenti lo dico o no? Lo dico! Colleziono anche prop di Halloween spesso molto ingombranti.

Ho fatto un bel po’ di lavori: ho scritto un manuale di letteratura italiana per studenti, ho tradotto e curato libri e fumetti, ho fatto il lettore di inediti per una casa editrice, ho insegnato fumetto e italiano ai bambini delle medie e ai detenuti di un carcere, oltre che tecniche di traduzione in un master universitario.

Ho un bel po’ di interessi che vanno dallo yo-yo agli incontri di MMA, passando per il fantastico in ogni sua incarnazione…

2) Come nasce la tua passione per la scrittura? E quella per le traduzioni?

Mi piacerebbe parlare di passione come molti altri, ma non è così.

Per me la scrittura è una maledizione.

Scrivere mi provoca sofferenza, a volte anche solo vedere il cursore che lampeggia sulla pagina bianca di word.

Soffro di ansia e sono sopraffatto dal perfezionismo: quando entro nella “spirale negativa”, cioè quasi sempre, mi sembra di scrivere stupidaggini o mi fisso su particolari come le rime interne in una frase.

C’è stato un lungo periodo, parlo di anni, in cui ho smesso di scrivere, proprio per la sofferenza che mi comportava: non è bello iniziare qualcosa ed essere tempestato da mille dubbi su di sé e su quello che si produce, ho tentato quindi di smettere in tronco.

Sono un po’ un ingrato, perché ogni volta che ho scritto qualcosa mi sono sempre distinto e ho anche trovato lavoro come traduttore.

Insomma, se ho qualche talento, ho cercato di annegarlo.

Poi due anni fa ho deciso di rimettermi in gioco iscrivendomi a un corso di scrittura creativa, perché in tutto questo tempo di inattività sono stato tutt’altro che bene: mi sentivo “incompleto”, non prendermi per pazzo, ma spesso di notte sognavo che i miei personaggi venivano a farmi visita reclamando di vivere su carta.

dollrapeQuesto corso alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze mi ha dato davvero tanto, anche se con il mio “blocco” facevo molta fatica a star dietro ai compiti assegnati.

Le cose adesso sono leggermente migliorate: ho prodotto i racconti che poi sono diventati audiolibri, ma confesso che ogni volta che ne finivo uno speravo fosse l’ultimo …

Diciamo che scrivere per me è un po’ come entrare sul ring: devi essere preparato a prendere tante ma tante mazzate e non è detto che vincerai l’incontro, può darsi che getterai la spugna, può darsi che i giudici (le recensioni) ti faranno perdere ai punti… quando non finisci a tappeto prima!

Per me la scrittura è una sorta di tabù, un argomento spinoso da affrontare: provo imbarazzo a leggere il mio nome quando sono pubblicato, i miei parenti e i miei genitori (che non usano i social) non sanno che scrivo, né che ho pubblicato racconti su antologie horror e in audiolibro… se un giorno mi scopriranno, beh mi darò dell’idiota per non aver usato uno pseudonimo!

Per quanto riguarda la traduzione è diverso: il testo se scritto da altri ha bisogno solo di essere decodificato: bisogna capire dove voleva arrivare l’autore ed entrare in sintonia con il carattere dei personaggi.

La parte più divertente del lavoro? I registri da affibbiare ai vari personaggi e il trovare giochi di parole in italiano che funzionino come quelli in inglese.

3) Parlaci un po’ del tuo percorso formativo. Come sei arrivato a tradurre per Feltrinelli e Giunti?

In realtà ci sono arrivato per caso.

Mentre frequentavo Lettere Moderne all’Università di Pisa seguivo anche i corsi di Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze: un vero massacro con orari e treni presi al volo… ma lo rifarei.

Dopo il diploma in fumetto mi sono accorto che in realtà per uno stile grafico come il mio non c’era molto sbocco e gli unici che proponevano collaborazioni erano per lo più dilettanti o i classici “ti pago poi”.

Laureatomi in Letteratura Italiana, ho deciso di perfezionarmi con un master. Lì avevamo un docente (che era anche editor) che ci propose di fare un semplice esercizio: scegliere un libro che ci aveva colpito e curarne la quarta di copertina. I più si rifiutarono, dicevano che avevano bisogno di rifletterci… io mi buttai, l’editor apprezzò il lavoro e mi prese da parte chiedendomi come me la cavavo con l’inglese…

Da lì mi ritrovai a tradurre il Dracula di Bram Stoker e, a causa della defezione di chi doveva lavorare all’introduzione, venni promosso sul campo curatore.

Di libri poi ne sono seguiti un bel po’: La lettera Scarlatta, Frankenstein… in seguito per Giunti feci la prova di traduzione per un romanzo di spionaggio e la superai.

Dopo mi sono dato alla traduzione di fumetti, soprattutto graphic novel, come la serie Zelda, i romanzi grafici di Parker, Body Bags e tanti altri…

chtulu definitiva24) E ora la tua passione per il fumetto e l’illustrazione. Cosa ti affascina di questo mondo e cosa consigli a chi vorrebbe cimentarvisi?

Ho comprato il mio primo fumetto che avevo 7 anni e ho cominciato a disegnare da quando sono stato in grado di tenere una matita in mano… quindi si può dire che il fumetto è sempre stato parte della mia vita: i miei eroi di infanzia erano Dylan Dog, Punisher, Batman, John Costantine, Kenshiro…

Volevo essere un autore completo: scrivere e disegnare i miei fumetti, ma poi mi sono accorto di sentirmi più a mio agio come illustratore.

Di questo mondo mi affascina l’armonia tra la grafica e la letteratura, due mezzi espressivi in apparenza diversi tra loro; posso dire che invece non mi affascina il lato “social”: il fatto che gli autori diventino delle web star e si lancino in faide con altri autori rivali o contro lettori che sono critici nei loro confronti.

Il consiglio a chi voglia cimentarsi in questo settore? Non ascoltate le critiche sterili. Ci sono un sacco di persone che vogliono distruggervi; un professionista del fumetto, quando avevo 19 anni, mi disse sventolandomi sotto il naso un disegno che gli avevo fatto vedere: “Ricordati che questo è niente e tu non sei niente”. Ecco, io ci rimasi male e smisi di disegnare per due o tre anni. Quindi quel che dico è : “Siate umili e accettate le critiche, ma quando vedete che sono solamente distruttive e fini a se stesse fregatevene alla grande”.

5) I tuoi audiolibri horror hanno ricevuto molte recensioni positive (qui la nostra: link). Come è nato questo progetto?

Da circa quattro anni sono un fan degli audiolibri: è un altro modo di “lettura” che porta diversi vantaggi. Primo fra tutti ti consente di assimilare un classico come I Miserabili in meno tempo rispetto alla lettura tradizionale di tutti i tomi, cosa che potrebbe scoraggiare; in secondo luogo ti tiene compagnia: puoi ascoltare gli mp3 quando fai jogging, durante un lungo viaggio in auto e mentre ti rilassi; infine, ovviamente, trattandosi di una lettura “espressiva” da parte di attori professionisti, ti catapulta subito all’interno della storia.

Non avevo pensato immediatamente agli audiolibri quando ho scritto Midnight Club e Hello, Darkness, era materiale uscito fuori dal corso di scrittura creativa che seguivo allora, poi però mi sono domandato se volevo tenerli nel cassetto o meno… così ho chiesto a dei miei amici di comporre delle colonne sonore ad hoc e ho ingaggiato un eccellente lettore, Edoardo Camponeschi, che ha grande esperienza e ha fatto a mio parere un ottimo lavoro. Orrore d’Autunno, visto che ero soddisfatto del risultato dei primi due, è stato effettivamente pensato da principio per il formato audio.

rp_midnight-club-cover-audible.jpg6) Indiscrezioni, curiosità e affini: segui qualche rituale in particolare durante la stesura di un testo? Hai bisogno di ricreare una determinata atmosfera o uno stato d’animo?

No, in genere non ho nessun rituale, anche perché se penso troppo al fatto che sto scrivendo mi viene l’ansia per i motivi che vi ho già spiegato.

Non c’è niente di “romantico” nella mia maniera di scrivere: in genere descrivo scena per scena, capitolo per capitolo in un documento word (tra le altre cose odio scrivere a mano) e compongo così la struttura di quello che ho in mente. Valuto le cose che funzionano di più e quelle che funzionano meno, quando penso di aver sciolto ogni dubbio (che puntualmente si ripresenta durante la stesura definitiva) allora passo alla scrittura vera e propria. Diciamo che con questo metodo sono meno ansioso perché so già l’entità del lavoro.

Capisco che è più simile a una catena di montaggio che a un’opera creata sotto l’influsso del sacro fuoco dell’arte, ma per me la priorità è rimanere freddo, o la tentazione è quella di gettare via tutto dopo le prime cinque righe.

7) Parlaci un po’ dei tuoi progetti futuri.

Dunque, ho deciso di puntare al mercato estero e ho prodotto delle versioni in inglese di Midnight Club e Orrore d’Autunno sempre in audiolibro.

Domani devo chattare con un autore americano per discutere dei dettagli sulla traduzione in italiano di un suo romanzo, è un progetto che spero che vada in porto perché è da tanto che non traduco grazie alla crisi dell’editoria e penso di avere ancora qualcosa da dare.

Sul versante dell’illustrazione continuo a fornire copertine ad Anonimagdr, una fanzine sui giochi di ruolo.

Infine, sto scrivendo un romanzo breve che progetto di trasformare in audiolibro. È un horror distopico su una apocalisse zombie, ok, roba che va di moda ma ho la presunzione di aggiungere al genere un po’ di originalità… sempre che riesca a finirlo e non butti via tutto prima.

8) Qualche consiglio per la Community È Scrivere?

NON CAMBIATE MAI! State facendo un ottimo lavoro, soprattutto professionale. Le vostre recensioni sono sempre accurate e le critiche sono sempre costruttive, il che oggi è una rarità.

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L’intervista che avete letto è opera di Luna.

 
 

 
 

 
 


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