Intervista a Giorgio Fontana

Creato il 15 agosto 2010 da Leonardocaffo
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15 agosto 2010 Pubblicato da: Leonardo Caffo


Nasce a Saronno nel 1981 e vive in giro qua e la tra l’Italia e l’estero. Ha pubblicato due romanzi: Buoni propositi per l’anno nuovo (Mondadori 2007) e Novalis (Marsilio 2008). Con il reportage narrativo Babele 56 (Terre di Mezzo 2008) è stato finalista al Premio Tondelli 2009. Dal 2008 collabora stabilmente con la pagina di cultura de Ilsole24ore.com, e con “Terre di Mezzo“; scrive anche su Wired.it. Si è laureato in filosofia a Milano e fa molte altre cose per cui vi rimando al suo sito ma, prevalentemente, Giorgio Fontana è uno scrittore e qui su Caosmo, potete godervi quest’intervista.

1) So che sei laureato in filosofia e che avresti voluto continuare a fare ricerca, come mai la cosa si è spenta li?

1) Non avevo santi in paradiso, ma ci ho provato comunque. Negli anni ho vinto sette posti di dottorato, ma tutti e sette senza borsa (quattro in Canada, due in Francia e uno in Italia). Siccome per me fare ricerca significa lavorare dieci-dodici ore al giorno, non avevo intenzione di fare un dottorato male lavorando per mantenermi: tanto più che avrei continuato a scrivere narrativa. Quindi meglio lasciar perdere e lavorare punto.

2) Su cosa ti sei laureato?

2) Sul concetto di “mondo” nel realismo interno di Hilary Putnam. Mi interesso di epistemologia analitica, teorie degli a priori, dibattito realismo/antirealismo eccetera.

3) I tuoi studi hanno influito nella tua attività da scrittore?

3) Moltissimo.

4) Quando e come si diventa scrittori, e non dico nel senso “privato” ma in quello che poi, burocraticamente, ti rende tale?

4) Mah, direi quando si pubblica un libro (aggiungerei: per una casa editrice non a pagamento). Il punto però è fare in modo che questo evento – la “consacrazione pubblica” come scrittore – non sia fine a se stesso. Al di là della burocrazia, uno scrittore è qualcuno che rende pubbliche (appunto) le sue parole. E credo ci si debba sempre porre la domanda: ne vale la pena? Ne vale davvero la pena? Ho realmente qualcosa da dire?

5) Come nasce l’idea di “Novalis”, che cos’è, in soldoni, l’arte estrema?

5) Stavo gironzolando in biblioteca a Saronno, poco dopo la laurea, e dal nulla mi è venuta l’idea. Non so proprio da dove sia saltata fuori. Non sono un patito di arte estrema né ho letto libri che possano avermi influenzato al riguardo. Mistero.

6) Come e quando hai iniziato a collaborare con grandi nomi dell’editoria come il Sole24 ore?

6) Il caporedattore della cultura online mi ha telefonato un giorno. Aveva letto qualche mio pezzo sulla rete, curiosato sul mio sito, e mi ha chiesto se volessi scrivere per loro. Ovviamente ho accettato. Ma lui è una perla rara.

7) Progetti per il futuro prossimo?

7) Finire il nuovo romanzo, lavorare a un saggio, inaugurare una nuova rubrica sul mio sito, iniziare il romanzo successivo. Scrivere.

8) Quanto consiglieresti ad un ragazzo speranzoso di perseverare nel “sogno” di diventare scrittore?

8) Più che sperare, gli direi innanzitutto di lavorare duro e prepararsi alle inevitabili batoste del mestiere. Ma se crede realmente nelle sue parole, di perseverare al massimo e andare diritto come un treno.

9) E filosofo?

9) Idem, se per “filosofo” intendi fare ricerca in questo campo.

10) Come altri scrittori hai un blog, cosa pensi delle nuove normative del governo a tal proposito?

10) Grazie a Dio non sono ancora “normative” ma si tratta di un disegno di legge. In ogni caso, se venisse ratificato, le conseguenze per i blog sarebbero assurde. Il famoso comma 29, che costringe alla rettifica entro 48h (con sanzioni fino a 12.500 euro per mancato adempimento), non tiene conto del fatto che un blog non è una redazione, e un blogger non è (salvo eccezioni) un giornalista professionista. Se ricevo una notifica mentre sono in vacanza per una settimana e non controllo più né blog né mail, che faccio?

11) Credi che davvero “l’esterofilia” italiana porterà i giovani d’oggi ad occupazioni più dignitose? Non sarebbe meglio restare e lottare per il proprio paese?

11) Domanda difficile. Bisogna intendersi su cosa significa “lottare” e in che modo e con quali prospettive. Ci sto riflettendo su parecchio, ma preferisco non rispondere ora come ora. Rischierei di dire solo banalità.

12) Domanda banale ma te la becchi uguale. Definisciti in tre parole

12) Onesto, scrittore, al momento assai deluso.

13) Consigliaci un libro o/e un autore emergente?

13) Marco Missiroli, “Bianco” (Guanda).

14) Cosa vorresti vedere di diverso nell’editoria Italiana?

14) Più onestà intellettuale, più attenzione al percorso autoriale, e meno febbre del marketing. Va bene, siamo nell’era dell’industria culturale, il libro è un prodotto e tutto quello che volete: ma c’è un forte rischio di svilire la narrazione e l’idea stessa della storia. Ne parlavo qui.
Quello che mi disgusta di più è la tendenza a giustificare tutto con il cinismo: in campo editoriale, ho avuto a che fare con persone veramente ciniche. E’ un brutto ambiente.

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