Per la nostra rubrica “Nuove voci”, oggi abbiamo la possibilità di scoprire qualcosa di più della biografia e della poetica di una giovane autrice davvero promettente. Giulia Mastrantoni si è recentemente aggiudicata il primo premio per la sezione Narrativa Giovani al concorso internazionale Napoli Cultural Classic, ma – direi soprattutto – è una ragazza dai mille interessi e dalle molte iniziative.
Giulia Mastrantoni in una foto di Veronica Andrea Sauchelli
Buongiorno Giulia e grazie per il tempo che ci dedichi. Inevitabile iniziare domandandoti: cos’è per te la scrittura?
Buongiorno a te e grazie per questa meravigliosa opportunità: è la mia prima intervista come intervistata! È banale se dico che scrivere è stata la prima cosa che mi sono accorta di saper fare alle elementari? Quando la maestra arrivava e ci annunciava che avremmo fatto un temino, io partivo in automatico. Erano due ore di lezione che passavano in un secondo e non penso di aver mai avuto paura davanti a una pagina bianca. A meno che non fosse quella del quaderno di matematica. Quando avevo sei anni ho deciso che “da grande farò la scrittrice”, perché mi faceva sentire a casa. Era diverso da tutte le altre sensazioni che avevo provato prima. Poi è iniziata la fase adolescenziale: diari segreti. A fiotti. Ne ho riletto qualcuno recentemente e… devo ammetterlo, le mie cotte erano davvero comiche. E quattro anni fa sono arrivata a Udine. È iniziato un periodo di articoli, recensioni e interviste grazie alle varie testate per cui ho avuto la fortuna di cominciare a collaborare. Chissà come, un giorno è venuto fuori il mio primo racconto: due anni fa, ricordo benissimo il momento. E poi è continuato tutto da sé, un po’ come le più belle storie d’amore. Forse quello che hanno in comune tutte le varie “fasi” della mia scrittura è che scrivere è “il mio posto”. Comunque poi ho fatto pace anche con il quaderno di matematica: ogni tanto faccio qualche disequazione, perché mi sono affezionata.
Montaggio, fotografia, i tuoi racconti, collaborazioni importanti e le tue interviste in ambito musicale. Per non farti mancare niente sono in uscita due tuoi romanzi: ce li racconti?
Mi piace molto questa descrizione di me, grazie. Sono due romanzi apparentemente diversissimi, perché il primo è una raccolta di racconti e il secondo è un erotico, ma hanno tantissimo in comune. Il primo mette insieme quattro racconti, di cui due divertenti e due “seri”, e si intitola Misteri di una notte d’estate. Il primissimo racconto che ho scritto è Il gallo della mezzanotte, divertente, all’epoca rispecchiava alcuni aspetti di me. Poi c’è Mistero di una notte di mezza estate, che ha dato il titolo all’antologia. Invece i due “seri” sono strani: uno è a sfondo psicologico, parla molto di crescita e dei problemi relativi al superamento della fase adolescenziale, l’altro è… indefinibile. È un tantinello pornografico come lessico e situazioni descritte, ma termina in modo inaspettato. Credo sia il mio preferito, sia per come è strutturato, sia perché è “di pancia”. Partiva davvero da dentro, forse più di qualunque altra cosa io abbia mai scritto. Si intitola Elise e non ho mai avuto il coraggio di rileggerlo, proprio perché siamo così tanto legati. È stato proprio grazie a Elise che è nato il mio primo romanzo erotico: ci ho messo dentro tanto, tantissimo di me. Non voglio essere etichettata come scrittrice erotica, perché non lo sono. Quello che c’è dietro al mio romanzo è una storia di crescita personale. Troppo spesso non vengono dati alle ragazze gli strumenti necessari per difendersi psicologicamente da relazioni d’amore malato che sfociano nell’accettazione di rapporti sessuali forzati. Veronica, la protagonista, non è vittima di violenza sessuale ma… avrà più di qualche trauma e dovrà fare i conti da sola con colpe altrui. Probabilmente, se qualcuno l’avesse avvisata dei rischi che stava correndo, la sua vita sarebbe stata diversa. È una storia “vera”, se vogliamo. Non saprei in che altro modo descriverla, ma posso dire che spero venga letta da persone giovani che sappiano prendere quello che c’è di utile. Spero che si vada oltre il fatto che è “un erotico” e si veda che cosa vuole realmente raccontare. È molto femminista.
Tornando per un attimo alla passione per la musica: c’è una intervista che ti ha dato particolare soddisfazione in questo ambito?
Direi di sì. La primissima, quella a Khatia Buniatishvili. Eravamo assonnati e pieni di adrenalina post-concerto in teatro. Il mio amico e collega aveva un sacco di domande, io facevo da interprete con l’inglese. Alla fine, io e lei ci siamo ritrovate a chiacchierare, e quello che mi raccontava era così interessante e pieno di passione che è diventato l’intervista, sostituendo le domande “preparate”. Quel giorno ho pensato che mi sarebbe piaciuto fare tutto con la stessa spontaneità di quell’intervista “improvvisata”. È bello ascoltare le risposte degli artisti e chiacchierare partendo da lì. È soprattutto divertente: le interviste fanno scoprire cosa pensano gli altri, e co-condurre rockYOU in radio per me ha significato assorbirne l’atmosfera elettrica entrando a far parte di un mondo meraviglioso. Le cose più belle nascono dalla spontanea curiosità che ci è propria. Una vita senza curiosità… è vita?
Passiamo alla Giulia lettrice: cosa hai sul comodino in questi giorni?
Domandona. Non so se fortunatamente o sfortunatamente, ma ho libri di retorica francese. La fortuna è che vuol dire che sto studiando per gli esami all’università, la sfortuna è che… diciamocelo, chi non farebbe incubi leggendo le orazioni funebri del Settecento? Però ho sempre anche il mio eReader, che mi racconta un sacco di storie della buonanotte. Non si è mai troppo grandi per quelle: ultimamente ho letto delle leggende celtiche. Avevo anche iniziato il nuovo romanzo di Nick Hornby, ma mi sto costringendo a tenerlo chiuso. Altrimenti chi studia?
Per chiudere, ti chiediamo tre consigli di lettura: considerando le tue mille sfaccettature, prova a regalarci un testo da goderci in tre generi differenti!
R: Bello! Mi piace. La mia scrittrice preferita è Siri Hustvedt: recentemente scoperta, immediatamente presa a modello e già ampiamente esplorata. Consiglio Quello che ho amato; è un romanzo assurdo. In senso assolutamente positivo. Inizia in modo “romanzesco” e cattura fin dalla prima parola, una prosa pazzesca!, poi cambia e diventa tutt’altro. Da leggere. Non posso svelarne il genere, un po’ per non guastare la sorpresa e un po’ anche perché è tremendamente difficile ricondurlo a un genere. Tra i romanzi-capolavoro consiglio Bel Ami, di Maupassant: un classico francese che ha uno stile veramente accattivante. Mi sono sempre chiesta come faccia Maupassant a tenerti incollato alle pagine. Un altro romanzo che ho faticato a chiudere è stato Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve. So che è stato il caso letterario della scorsa estate e che lo conosceranno già tutti, ma è proprio un’opera che mi ha colpita: è il genere divertente e nonsensical che piace a me. Tutti dovremmo avere un po’ di Allan Karlsson dentro di noi.
In campo editoriale ci sono davvero poche certezze. Una di queste è che di Giulia sentiremo parlare a lungo, senza alcun dubbio. E’ il nostro piccolo ma personalissimo augurio!
Alfonso d’Agostino