Nome: Giulio
Cognome: Laurenti
www.giuliolaurenti.com
Ultimo lavoro: Suerte
Descriviti come preferisci, hai carta bianca.
Sono uno che… tra le altre cose che la vita gli ha concesso c’è la scrittura… mi piace la stampa a caratteri mobili e sto affaticandomi attorno a questa avventura con Anobio, stamperia e casa editrice (www.anobioeditore.it).
Sono nato nel 1964 e vivo in campagna, a Tuscia (che non è Lazio ma neppure Toscana). Produco vino e olio e questo mi ha educato a non credere più che gli sforzi personali siano ragione sufficiente per ottenere qualcosa di valido… basta una grandinata o la siccità e si riparte da zero. Fa bene all’anima. Scrivo poesia. Dire&disdire (www.ghaleb.it) è appena uscito.
Ti va di raccontarci in breve il tuo ultimo libro?
Suerte (Einaudi, Stile libero) è la storia di Ilan Fernandez, uno stilista di moda giovanile (deputamadre69) che da giovane era il più grande e sconosciuto trafficande di coca in Europa. Il romanzo è nato trascorrendo assieme a lui nove mesi. E’ un libro sulle motivazioni più che sui fatti, un viaggio in una mente criminale. Non una redenzione però, ma una resurrezione, quella del protagonista. La droga è la merce che le rappresenta tutte, il tema di Suerte. Meccanismi del mercato, complicità delle banche, corruzione endemica nelle polizie, fanno da corollario alla
vicenda di Ilan, alias Pablo. Il romanzo è uscito prima in Germania, con Riemann Verlag.
Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto nella stesura di un romanzo?
Scrivo da sempre, ma mai col fine ultimo della pubblicazione. Altrimenti perchè godersi la poesia? Non la legge nessuno né si pubblica. Solo una piccola parte di ciò che scrivo prende una forma-libro.
Romanzo: a mio modo di vedere oggi chiamano così qualsiasi narrazione sopra le centoventi pagine che siano in forma di prosa. Suerte, per dire, è una storia vera, con la struttura tipica di una memoria che fatica a ricordare il passato, potevo chiamarlo reportage, e se lo firmavo a nome di Ilan era un’autobiografia. Lo firmo io, l’ho scritto alla mia maniera e allora lo chiamano romanzo. Ho almeno altri sette romanzi nel cassetto che non hanno trovato editore… Un po’ perché non li ho mai fatti leggere, un po’ perché considerati atipici.
Hai mai ballato sotto la pioggia?
Sì, ma quanto mi piacerebbe ballare sopra la pioggia!
Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?
Tanti. “Homo Faber” di Max Frisch, “Cosa sognano i lupi” di Yasmina Khandra, “Billy Bud” del Melville e, ovviamente (per me), “Vita di Henry Brulard” di Stendhal.
La tua canzone preferita è…?
Susan di Leonard Cohen.
Che rapporto hai con la televisione?
La guardo poco con i canali normali… molto di più con il lettore di DVD.
E con il cinema?
Ho studiato cinema (operatore) e ne ho scrito. Ho girato due cortometraggi ma con poco riscontro economico… E fare cinema costa più che scrivere poesie o romanzi… Condiziona molto il rapporto con l’industria… Però, prima o poi… Suerte sta per diventare un film a grande budget (25 milioni di euro) e sarà per me un’esperienza nuova.
Film: ne vedo spesso in sala. Ovviamente, il linguaggio cinematografico ha influito sul mio modo di scrivere storie e anche poesie (singoli fotogrammi che sugggeriscono il resto non visto).
Hai mai parlato al telefono per più di due ore?
Sì. Ma solo al fisso. Mi sfrigola il cervello (quel poco che c’è) quando uso il cellulare per più di tre minuti…
Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?
In Suerte ci sono le frasi di Nonno Jack (che è un personaggio reale). Una dice: “Il rovello del pesce martello. Meglio non sapere dove sbattere la testa o non avere una testa da sbattere?”
Hai qualche battuta per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarla?
Al mio enologo: volere è potere… ora voglio e poto.
Se potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo libro, che cosa sceglieresti? Il titolo? L’immagine di copertina? Il nome di un personaggio? Il finale? Altro?
Metterei altri due capitoli scritti dopo l’uscita del romanzo… Ilan è una buona fonte di ispirazione.
Quando scrivi una storia, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?
Mai pensato a un lettore… Salvo per Suerte, dove sapevo che il giorno dopo Ilan avrebbe letto se stesso sulla pagina, un lui ricreato dalla mia memoria attraverso la sua…
Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.
Un frigo che mi iberni per tutto il viaggio (sai che noia, sennò?), un timer che avvii lo scongelamento all’arrivo e un tiramisù, per gustarmelo prima di metter piede sul nuovo pianeta. L’umanità? Marginale.
La cosa che più di annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.
La prosopopea. Mi delizzziano i bambini. Non sopporto i tempi d’attesa in un progetto mio.
Stai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione?
Uscirà in primavera, 2011. Si intitola La madre dell’uovo.
Racconta del filo che lega la morte di Carlo Giuliani al G8 del 2001 con quella di Ilaria Alpi nella Somalia del 1994. Stessi attori sia in Piazza Alimonda che a Mogadicio. Pare un romanzo… lo è, ma è una storia vera che mi ha causato grossi problemi tra intercettazioni, furti di dati, blocco dei computer ecc.
Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.
Perchè in Italia si legge così poca poesia?
Non so, io ne leggo sempre di più.