Forlivese, pilota d'aereo a sedici anni e mezzo, volontario in guerra, salito controcorrente ai rischiosi venti del Nord all'indomani dell'8 settembre, gli arresti subiti dagli inglesi, i mille mestieri e le insidie nella Parigi del dopoguerra, l'approdo in RAI nel 1950, i primi incarichi a fianco di Mario Ferretti e di Vittorio Veltroni sotto la direzione di Antonio Piccone Stella, i ruoli di coordinamento a Roma '60, la responsabilità dei servizi sportivi dei GR, la direzione dei grandi eventi a partire dal 1975 e il nome indissolubilmente legato ad invenzioni epocali come «Tutto il calcio minuto per minuto» e «Domenica sport». Provocarlo è d'obbligo.
Ameri o Ciotti?«Cos'è, una pagella?».
Si. Se vuoi, esprimila in voti.«10 ad entrambi, quindi 0 a 0, tuttavia...».
Tuttavia?«Tuttavia ad Enrico Ameri aggiungerei la lode. Ameri era la sicurezza. Sandro Ciotti era un grande solista, eccezionale raccontatore, ma come radiocronista puro di livello inferiore, sicuramente in difficoltà in un'intera partita. Ameri si era fatto le ossa in decine di giri d'Italia e di Francia, dotato inoltre di un intuito giornalistico di prim'ordine, inviato in Indocina, India, Vietnam e sulle nevi del Terminillo nella ricerca e nel ritrovamento del corpo di Marcella Mariani, miss Italia due anni prima, deceduta nel 1955 in un incidente aereo».
Completiamo il quintetto classico di «Tutto il calcio...».«Alfredo Provenzali: onesto, esemplare. Claudio Ferretti: gran voce e mestiere, anche in atletica, ciclismo, pugilato, capace di evocare la figura professionale del grande padre. Ezio Luzzi, padre padrone della serie B. Dallo studio, la puntualità, nulla più, di Roberto Bortoluzzi. Migliore, avanti negli anni, Massimo De Luca».
Furono in molti a rimpiangere, ed a lungo, il Nicolò Carosio della radiofonia.«Mi chiedi di una figura epica, in poche parole, di un idolo: linguaggio ricercato, pause di grande effetto, popolarità ineguagliata. Sua morte professionale, l'arrivo delle radio a transistor, quando al pubblico presente negli stadi divenne possibile verificare in diretta l'affidabilità delle sue radiocronache».
Veltroni?«Vittorio Veltroni fu abile a passare dalla radiocronaca d'anteguerra dell'EIAR, in occasione della visita a Roma di Hitler, alla responsabilità della redazione radiocronache nell'immediato dopoguerra, avendo al fianco personaggi storici del microfono, il mio fratello d'una vita Aldo Salvo, primo fra tutti, grande documentarista con Sergio Zavoli. Fu il vero inventore delle radiocronache, Veltroni. Grande capacità organizzativa, e il merito di aver recuperato alla professione e al successo un epurato Mario Ferretti».
L'elenco è ancora lungo...«L'anticipo, ed unisco radio e televisione. Paolo Valenti, schiacciato in radio da Salvo e Zavoli, ha dato il meglio di sé in televisione, e con lui Maurizio Barendson. Uomini di cultura entrambi, classe ed equilibri professionali irrintracciabili al tempo d'oggi. Alberto Giubilo in ippica ed equitazione, Giorgio Bellani nel tennis e il miglior Paolo Rosi in atletica, pugilato e rugby, telecronisti di classe, a mio parere un gradino sopra Nando Martellini. Un uomo che dava costante impressione di star bene ovunque, e che conservo nel cuore, è stato Beppe Viola. Adriano De Zan, un vocabolario di cento parole. Rino Icardi: sembrava nato con un microfono in mano, mai a disagio anche nelle situazioni più complesse. Nacque professionalmente nel 1961, assistendo all'Arena di Milano al primato mondiale di giavellotto di Carlo Lievore e dando in tempo la notizia per il giornale radio: gli feci assegnare un compenso per l'epoca insolito, 15 mila lire... Quanto agli ultimi, precisando che in radio ascolto poco o nulla di sport, Riccardo Cucchi è da anni il migliore, ma un palmo sotto Ameri e Ciotti».
Un nome su tutti, dal 1950 ad oggi.«Un uomo solo al comando. Il suo nome è Mario Ferretti. Un fuoriclasse».
Intervista di Augusto Frascaper "Il Tempo"