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Intervista a "Il Convivio", giornale telematico di poesia, arte e cultura

Creato il 02 dicembre 2013 da Antoschu @antoschu
Una mia intervista sulla rivista "Il Convivio", giornale telematico di arte e cultura (che potete scaricare dal loro sito http://www.ilconvivio.org/). Grazie alla giornalista Katia Belloni per avermi contatta e dato questa possibiltà.
Vi riporto l'intervista estesa con allegata la foto del cartaceo che ho ricevuto proprio oggi.

  Parla di te

Mi chiamo Antonella Iuliano, sono nata e risiedo in provincia di Avellino. Ho frequentato il liceo psico socio pedagogico e in seguito ho conseguito il magistero per l’insegnamento della religione cattolica. La mia vera passione però sono i romanzi. Da sempre sono appassionata dei grandi classici della letteratura straniera, li compro, li colleziono, li leggo, li amo. Negli ultimi anni ho ampliato il cerchio delle mie letture inserendo in esso anche una buona parte di autori contemporanei.

  Quando hai cominciato a scrivere?

Da bambina amavo molto disegnare, poi però crescendo ho abbandonato la matita perché la mia creatività ha ceduto il posto alle parole scritte. Ricordo che amavo particolarmente i temi scolastici che lasciavano spazio alla mia fantasia e nel corso degli anni seppur preferendo la lettura alla scrittura, a volte capitava che mi mettessi a scrivere qualcosa. Di solito erano lettere, spesso lunghissime, indirizzate a persone care che purtroppo in quei momenti si trovavano lontane. Qualche poesiola e ripetuti tentativi di scrivere un romanzo che all’epoca non ero in grado di portare a termine. Non c’è una data o un periodo preciso in cui ho iniziato a scrivere, è stata una cosa graduale che ha preso piede negli anni.
  Quando scrivi cosa provi?
L’oblio. Scrivere per me è dimenticare il mondo per poter donare proprio al mondo qualcosa di bello. È una libertà che mi posso prendere senza dar conto a nessuno. È un qualcosa che mi fa sentire viva, che mi fa assaporare momenti di felicità, che mi fa accarezzare i confini dell’eternità perché uno scrittore lascia dietro di sé una scia di parole, di frasi, d’inchiostro più duratura della vita stessa.
  Come si intitola il tuo libro?
Come petali sulla neve il primo, Charlotte il secondo.
  Perché questo libro?
Il perché di Come petali sulla neve ha una sola risposta ed è quella tipica del “sogno nel cassetto”. Essendo una fervida lettrice subisco il fascino delle librerie, delle biblioteche e di qualsiasi cosa ruoti intorno alla parola libro, così un bel giorno mi sono resa conto che uno dei sogni che volevo davvero realizzare era quello di scrivere un romanzo mio, con il mio nome sopra. Come petali sulla neve è un sogno realizzato per me, di cui sono molto orgogliosa. Volevo regalare ai lettori quello che tante volte è stato regalato a me da altri autori leggendo i loro romanzi. E volevo allo stesso tempo lasciare una traccia del mio passaggio in questo mondo.
Il perché di Charlotte invece è diverso. Innanzitutto la stesura di Charlotte è stata una sorpresa per me perché non credevo di scrivere un secondo romanzo subito dopo il primo. Però so da dove proviene, perché la mia autrice preferita corrisponde al nome della famosissima scrittrice della prima metà dell’800: Charlotte Bronte. Mi piace pensare che mi abbia ispirata lei. Quindi il perché va ricercato nell’amore per la scrittura, in effetti “Charlotte” è un libro che parla innanzitutto di questo e ha un po’ lo scopo di avvicinare le persone alla lettura.
  Che cosa significa per te scrivere?
Plasmare personaggi e situazioni. Scrivere è un po’ come giocare a fare Dio. È qualcosa che mi completa, mi permette di arrivare dove non posso, colma vuoti che la realtà spesso non può colmare. È una bella via di fuga, senza dubbio la mia preferita insieme alla lettura.
  Quanti libri hai scritto?
A parte questi due ne ho un terzo in stesura, che spero di portare a termine molto presto.

  Quale ti piace di più? Perché?

Sono legata ad ognuno di essi per ragioni diverse. Non posso scegliere perché è come chiedere a una madre quale dei suoi figli preferisce e una madre dovrebbe amarli tutti allo stesso modo. Posso dire che sicuramente il primo ha per me un significato particolare perché è il primo appunto, mi ha regalato le mie prime emozioni da autrice, ma siccome i miei romanzi sono sempre sentiti da me alla fine mi piacciono tutti. Credo che il “mi piace più questo o più quello” spetti al lettore.
  Il valore dello scrittore?
Lo scrittore è un uomo a cui la vita non basta. Quanto vale un uomo a cui la vita non basta? Forse di più, forse di meno di un uomo comune, non lo so. So però che vale le parole che scrive e l’impatto che può avere sulle persone.  

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