Magazine Cultura
Irvin Vairetti, musicista, è il conosciuto figlio di Lino, ed è questo sinonimo di musica di qualità. Quando lo incontrai la prima volta, nel 2009, il nuovo corso degli Osanna stava nascendo e Irvin ne faceva parte a pieno titolo. Credo che una delle più grosse soddisfazioni per un uomo sia quella di realizzare qualcosa di concreto assieme al padre -o al figlio- e un progetto musicale è davvero qualcosa di tangibile. Non solo prog per Irvin, e nelle righe a seguire scopriremo qualcosa in più sulla sua storia e sui progetti futuri che, inevitabilmente, riguardano il mondo Osanna.
L’INTERVISTA
Ho spesso chiesto al padre… oggi tocca al figlio! E’ abbastanza ovvia l’origine del tuo amore per la musica, ma come sei arrivato ad assimilare la Musica Progressiva? Forse ti sorprenderà, ma non sono un grande amante del progressive, almeno di quello classico. Ho respirato questo genere, come tante altre sfaccettature del Rock, sin da neonato ma, quando è arrivata l’ora di scegliere, ho preferito il sound dei Led Zeppelin, la composizione dei Beatles, il fascino psichedelico dei Pink Floyd e l’estro dei Police. Del progressive italiano adoro gli Osanna, la PFM, il Banco ed alcune cose degli Area. I New Trolls non li inquadro pienamente nel prog, ma sono un grande fan di Vittorio De Scalzi, un artista eccezionale! A livello internazionale i King Crimson su tutti e un po’ di Framk Zappa... il resto mi ha preso poco, compreso i Genesis. Oggi credo che il prog sia più un concetto che un genere: la voglia di contaminare il Rock con sfumature intelettuali, ricerca e sperimentazione. Io, ad esempio, adoro i Radiohead e ritengo che anche loro in qualche modo possono rientrare in un largo concetto di prog. Ti senti più cantante, tastierista o… cos’altro? Cantante senza dubbio. Diciamo che ho un buon approccio con tanti strumenti ed in molti apprezzano il mio modo di rapportarmi ad ognuno di loro. Il piano è lo strumento su cui ho lavorato di più rispetto agli altri, ma non ho mai maturato volontà da strumentista puro ed ho iniziato ad usare la mia poliedricità per fini compositivi ed arrangiativi. Qual è l’insegnamento musicale più importante che hai ricevuto da Lino? Il fare musica d’insieme lasciando esprimere l’anima dei musicisti; l’essere costanti nell’approccio creativo, perché la creatività non è solo un dono della natura, ma va anche coltivata ed allenata. Gli Osanna ricevono apprezzamenti pressoché incondizionati ad ogni esibizione: che tipo di alchimia nasce nel corso delle vostre performance? Il tutto parte giù dal palco. C’è una profonda amicizia che ci lega ed abbiamo sempre voglia di divertirci. Quando saliamo sul palco non facciamo altro che essere noi stessi, con qualche colore in più sul viso ed una bella quantità di adrenalina! La band è anche un mix tra meno giovani e giovani: potrebbe essere questo uno dei segreti della qualità che proponete? Sicuramente! Noi giovani siamo affascinati dalla storia e dall’evoluzione dei nostri padri (il Vairetti e il Barba) e a nostra volta cerchiamo di contaminarli con una sensibilità musicale sviluppatasi principalmente negli anni ’90, periodo in cui il progressive non godeva di buona salute! Che cosa bolle nella pentola “Osanna”? Stiamo finendo di realizzare “Palepolitana”, un doppio album che prevede una prima parte dedicata al remake dello storico Palepoli ed una seconda parte con brani nuovi legati da un profondo filo concettuale. Mi parli dei tuoi progetti paralleli e delle diversità rispetto all’impegno primario? Nel 2011, come ben sai, vide la luce il primo album degli Ansiria, band di rock d’autore che io e Pasquale Capobianco (chitarrista degli Osanna) abbiamo portato avanti per un bel po’ di anni. Diciamo che la finalità non era quella del successo, ma principalmente la voglia di fotografare alcuni anni della nostra storia musicale. Adesso questo progetto è in stand-by ed io sto lavorando ad un progetto solista, più cantautorale, prendendomi tutto il tempo necessario per realizzare un prodotto che sia ben rappresentativo della mia anima. Inoltre, in cantiere c’è un progetto che mi vede coinvolto con altri figli d’arte e di cui riuscirò a darti qualche notizia più dettagliata tra un paio di mesi. Quanto cambia un musicista quando diventa padre… nonno? Ti racconto un episodio: nel nostro ultimo live in Giappone nel novembre del 2011, durante l’esecuzione del brano “Fiume”, mi emozionai talmente tanto da cantare il brano con le lacrime agli occhi… mentre cantavamo ”tu sei il fiume che nasce dal suo ventre e inizi il tuo cammino”. Il nonno, inoltre, ha voluto dedicare il nostro DVD “Tempo” al mio piccolo Samuel. Se dovessi scegliere un brano che più ti ha colpito di tutta la produzione Osanna, quale sceglieresti e perché? Beh qui vado necessariamente sul classico e dico “L’uomo”. E’ uno dei quei brani il cui testo ha una potenza poetica così grande da essere sempre attuale e suggestivo. La semplicità dell’arrangiamento non è sinonimo di banalità, ma di maturità nel far uscire fuori il grande messaggio. Però devo dirti che un altro brano che mi resta forte nel cuore è anche “‘O napulitano” (incluso nell’album suddance). Anche qui l’alchimia tra testo e musica è da brividi e fa molto riflettere sulla situazione attuale a Napoli come nel resto d’Italia. Vi vedremo presto in tour? Da maggio in poi saremo in giro per l’Italia e per il mondo… il Giappone ci ha già “prenotato” per il 4 luglio!
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